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Per la nostra “E State in Sicilia”, facciamo tappa nella più grande delle sette sorelle Eoliane, Lipari, che si presenta con un alone di leggenda, un’aureola di santità, spiagge incantevoli che sono dimostrazione del Divino e un castello nel cuore della cittadina, che fa galoppare la fantasia e immaginare dame, cavalieri alla corte di bellissimi e innamoratissimi castellani. Ma iniziamo questo viaggio, perora virtuale, che, piano piano, ci porterà a fare dei bagni nel suo meraviglioso mare e a distenderci nelle sue spiagge che sono, oltre alla bellezza che si respira in ogni angolo e si coglie in ogni suo scorcio, le maggiori attrattive turistiche dell’isola.
Lipari tra mito e santità
Nota nell’antichità come Lipara, Λιπάρα, che in greco significa grasso e, per estensione, fertile, vede incontrarsi quattro personaggi, legati tutti da uno stesso destino di fuga. Il primo, che ci viene raccontato da Diodoro Siculo, è Liparo, re degli Ausoni, che, abbandonate le coste campane, in seguito a una lite con i fratelli, vi approdò, dandole il suo nome; il secondo è Eolo che si narra, giunto alla corte del re, ebbe in sposa una sua figlia e il regno, in cambio del ritorno di Liparo sulle coste campane, rimastegli nel cuore: cosa che, come da promessa, avvenne; il terzo, che si innesta perfettamente in questa storia già così affollata, è Ulisse, l’eroe più arguto di tutti i tempi, che, reduce dalla guerra di Troia e privo della sua nota spavalderia, giunto al cospetto di Eolo, e conquistatolo con la sua drammatica storia, ricevette in dono un otre di pelle, custode dei venti contrari alla navigazione, con cui ritornare nell’amata Itaca, sogno rimandato a causa della curiosità dei suoi compagni di navigazione che, aperto il contenitore creduto depositario di tesori di inestimabile valore, liberarono le correnti più violente, scatenando una terribile tempesta; il quarto è Calogero di Sicilia, San Calogero che, arrivato a Lipari dall’Asia Minore, per mettere in fuga i diavoli che vi erano annidati, vi fece sgorgare delle sorgenti miracolose in grado di curare fetide ferite, artriti e dermatiti, cosa che un’analisi delle acque avrebbe confermato. Le “Terme di San Calogero”, che sarebbero state il primo stabilimento termale del Mediterraneo, oggi sono un Ecomuseo.
In questo intreccio, scollegato però dagli altri quattro protagonisti, compare San Bartolomeo, il suo Patrono, il cui legame storico con l’isola fu svelato da Gregorio di Tours, scrittore e cronista vissuto all’incirca tra il 538 e il 594, che così scriveva: “La storia della sua passione narra che Bartolomeo Apostolo subì il martirio in terra d’Asia. Dopo molti anni della sua passione, essendo sopraggiunta una nuova persecuzione contro i Cristiani, e vedendo i pagani che tutto il popolo accorreva al suo sepolcro e a lui offriva preghiere ed incensi, spinti dall’odio portarono via il suo corpo e, postolo in un sarcofago di piombo, lo gettarono in mare dicendo: perché tu non abbia più ad allettare il nostro popolo. Ma, con l’intervento della provvidenza di Dio, nel segreto delle sue operazioni, il sarcofago di piombo, sostenuto dalle acque che lo portavano, da quel luogo fu traslato ad un’isoletta detta Lipari. Ne fu fatta rivelazione ai cristiani perché lo raccogliessero: raccolto e sepoltolo, su quel corpo edificarono un gran tempio. In esso è ora invocato e manifesta di giovare a molte genti con le sue virtù e le sue grazie“. Altri scrittori, tra cui Teodoro Lettore e Vittore di Capua, sostenevano, invece, che il sacro corpo riposava a Dàrae, in Mesopotamia, o in Frigia, regione storica dell’Anatolia. Tutte le fonti letterarie dei secoli successivi, però, indicano costantemente l’isola di Lipari come meta terminale della prima traslazione e, anche quando, nell’838, le spoglie del Santo vennero sottratte ai Liparoti o Liparei dai Beneventani, la piccola comunità restò fedele alla memoria dell’antico Protettore, festeggiato il 24 agosto, e la sua Cattedrale divenne centro di aggregazione religioso e sociale. Principale luogo di culto delle “Sette Sorelle”, venne chiamata “Citati”, la Città, in quanto rappresentava il cuore pulsante dell’intera popolazione eoliana. Imponente, posta sulla scalinata, è come se si allungasse a toccare il cielo, unendo l’umano al divino.
Il Castello
Appena arrivati a Lipari, ovunque vi troverete, non potrete fare a meno di ammirare il suo Castello, su un promontorio a strapiombo sul mare, la cui imponente cinta muraria risalente al 500, costruita ad opera di Carlo V a protezione della città, dopo l’attacco del pirata tunisino Kairedin Barbarossa che l’aveva conquistata e distrutta, lo rendeva inaccessibile. Il plesso del Castello è, inoltre, sede di varie strutture religiose tra cui la chiesa di Santa Caterina (XVI-XVIII secolo), nelle cui vicinanze potrete trovare gli scavi che mostrano i resti delle capanne risalenti all’età del bronzo e, in prossimità, la scalinata del Concordato edificata nel ‘900 con lo scopo di collegare la Cattedrale di San Bartolomeo con il centro abitato, e la Chiesa dell’Addolorata del XVI secolo caratterizzata da una facciata di stile barocco. Sempre all’interno è custodito il museo archeologico eoliano Bernabò Brea, che conserva i resti che testimoniano l’importante storia di Lipari quale importante centro economico, religioso e culturale dell’intero arcipelago.
Le sue spiagge
CANNETO, a soli 3 km dal centro, è una bellissima spiaggia scura di ghiaia mista a sabbia, chiusa in una suggestiva baia dal mare turchese.
ACQUACALDA, sulla costa settentrionale dell’isola, prende il nome dal borgo che la ospita, composta da ghiaia, custodisce un pontile in ferro che si estende in acqua per quasi 100 metri. La sua peculiarità è lo sfondo dominato da un’imponente montagna bianca di pietra pomice, unica in Europa.
PORTICELLO, lungo la strada che conduce ad Acquacalda, è una spiaggia di ghiaia e pietra pomice, situata tra la candida cava di Campo Bianco e la calata nera di ossidiana delle Rocche Rosse. E’ una spiaggia ghiaiosa caratterizzata dalla presenza di pomice bianca.
SPIAGGIA BIANCA, grazie al suo fondale bianco, composto da sedimenti di pietra pomice, è una delle spiagge più suggestive delle isole Eolie, sovrastata da una scogliera color latte. L’acqua, di un intenso color turchese, ospita quelli che una volta erano i pontili utilizzati per il trasporto della pomice.
VALLE MURIA, abbracciata da due promontori rocciosi, i faraglioni di Pietra Menalda e Pietra, la sua spiaggia, raggiungibile dal porto di Marina Corta, è composta da sabbia scura.
SPIAGGIA PAPESCA, la spiaggia bianca, bagnata da acque azzurre e cristalline, ha come sfondo le incredibili cave di ossidiana e pietra pomice.
PRAIA DI VINCI, incontaminata e raggiungibile solo in barca, è sabbiosa, con pochi ciottoli, ricca di piccole insenature, che la rendono una delle mete preferite dagli appassionati di snorkeling.
SPIAGGIA DI MARINA CORTA, una delle porte d’ingresso nell’isola, si estende accanto al porto e ha, come magnifiche visioni, le chiese che si affacciano sul mare. Da ricordare la seicentesca Chiesa di San Giuseppe, costruita sopra la cripta che custodiva le reliquie di San Bartolomeo, al cui interno troviamo affreschi e sculture del tardo seicento di artisti locali e al suo interno una rappresentazione della grotta di Lourdes con la Madonna e Bernadette, e la Chiesa delle Anime del Purgatorio, in cui è allestito un bellissimo “Presepio del Mare”.
SCOGLI LE FORMICHE, raggiungibili via mare, emergono e colpiscono per le pareti colorate, grandi massi, grotte, passaggi.
FARAGLIONI DI PIETRALUNGA E PIETRA MENALDA, sorti dall’attività vulcanica, sono uno dei maggiori siti di interesse geologico del Mediterraneo.
Chiudiamo, con la speranza che la magica Lipari, come tutta la Sicilia, torni a vivere di Turismo, a cui il Covid-19 ha dato una battuta d’arresto, con un aforisma di grande attualità di Fabrizio Caramagna “Nei viaggi ci sono istanti che sono aperture verso il futuro, e altri che sono ricordi e ritorni al passato”.
[Le bellissime foto di alcune spiagge di Lipari sono tratte da isoleeolie.me.it