In quasi una persona su 4 i disturbi dell’olfatto dopo il contagio da Sars-Cov-2 possono restare anche per un anno e più. E spesso si tratta di persone che hanno avuto una forma di Covid associata a cefalea e confusione mentale. A indicarlo sono i dati, pubblicati sulla rivista “Brain Sciences”, del primo studio multicentrico italiano che ha indagato su disfunzione olfattiva persistente, cefalea e confusione mentale legati al cosiddetto ‘Long Covid’.
Lo studio, coordinato da Arianna Di Stadio, professore associato di Otorinolaringoiatria presso l’Università di Catania, ha visto in prima linea Angelo Camaioni, direttore della Uoc Otorinolaringoiatria dell’Ao San Giovanni-Addolorata, e la collaborazione di ricercatori dell’Università del Michigan e della Wayne State University di Detroit.
E’ stata condotto su 152 pazienti tra 18 e 65 anni che riferivano disfunzione olfattiva da almeno 6 mesi e afferenti a 3 centri specializzati. Ne è emerso che 50 pazienti (32,8%) presentavano anosmia o assenza di olfatto, 25 (16,4%) iposmia o riduzione dell’olfatto, 10 (6,6%) parosmia o disfunzione dell’olfatto, e 58 pazienti (38,2%) una combinazione di iposmia e parosmia. La cefalea è stata segnalata da 76 pazienti (50%) e la confusione mentale da 71 (46,7%).
“L’alterazione dell’olfatto e il coinvolgimento cognitivo sono caratteristiche comuni del Long-Covid. La confusione mentale – spiegano Arianna Di Stadio e Angelo Camaioni – o ‘brain fog’, potrebbe influenzare l’olfatto alterando il ricordo degli odori o attraverso un meccanismo condiviso di neuroinfiammazione“. I pazienti che riferivano cefalea, confusione mentale, o entrambe, proseguono, “mostravano un rischio significativamente maggiore di soffrire di anosmia e/o iposmia se confrontati con la controparte senza sintomi neurologici“. La cefalea ed il coinvolgimento cognitivo, concludono, “erano associati con deficit olfattivi più severi, coerentemente con meccanismi neuroinfiammatori mediatori di una varietà di sintomi nei pazienti con sindrome long-Covid“.