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Lega, non decolla il dibattito interno sul flop elettorale delle amministrative siciliane

sabato 24 Ottobre 2020
Stefano Candiani

Come nella migliore tradizione sovietica, è calato il silenzio assoluto sulla richiesta di dimissioni del segretario regionale della Lega, Stefano Candiani, avanzata subito dopo il primo turno delle elezioni amministrative dall’eurodeputata Francesca Donato. Nel partito di Salvini le critiche non sono ammesse. Eppure, un fondamento l’avevano: il deludente risultato ottenuto dalla Lega nei comuni in cui si è votato lo scorso 4 ottobre. Un vero e proprio flop, anche a Marsala dove la stessa onorevole Donato aveva deciso di capeggiare la lista del Carroccio. Un richiamo alla realtà che il responsabile regionale della Lega per la giustizia, Stefano Santoro, ha definito inopportuno. Un giudizio da prendere con le pinze.

Ma una difesa acritica non giova neanche al senatore Stefano Candiani, che qualche errore lo ha commesso. Ha dato fiducia a personaggi politici che non hanno visto l’ora di abbandonare la Lega quando si sono resi conto che non avrebbero ottenuto neanche uno strapuntino di potere. Ad Agrigento, per esempio, la Lega si è intestardita nel presentare una propria lista, con un pessimo risultato. Al ballottaggio è stato sostenuto il vincitore Franco Miccichè che l’appoggio non l’aveva neanche chiesto. Insomma, sostenere che il procedere dei leghisti siculi sia stato lineare, è davvero difficile.

Non so se la Lega diventerà mai un partito a doppia cifra in Sicilia (non inganni il risultato delle elezioni europee). Se ci fossero elezioni regionali domani, non supererebbe neanche lo sbarramento del 5 per cento. La campagna acquisti di deputati nazionali e regionali sembra non abbia sortito gli effetti sperati. E’ piuttosto difficile che i siciliani si affidino ad un partito che continua ad avere i suoi maggiori interessi politici nelle regioni del Nord. C’è una naturale diffidenza verso la Lega: se vuole conquistare il consenso dei nostri corregionali deve intestarsi battaglie vere per lo sviluppo della Sicilia. La battaglia contro gli sbarchi di immigrati clandestini non basta. Ci vuole ben altro. Intanto, cominci con il suo assessore ai Beni culturali a dare i primi segnali.

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