Sovvertendo l’antico adagio “Chi muore giace, chi vive si da pace” Roberto Alajmo ha scritto un testo teatrale, leggero e a tratti comico, che ha debuttato al Teatro Biondo, che lo produce anche, per la regia di Armando Pugliese, con in scena David Coco, Roberta Caronia, Roberto Nobile, Stefania Blandeburdo e Claudio Zappalà.
In “Chi vive giace” tre quadri, tesi antitesi e sintesi, sfumano uno sull’altro: si racconta, partendo da un fatto di cronaca, il rapporto dei personaggi con la morte sì ma anche con la vita e con il perdono, in un contesto tipicamente siciliano.
Se una cosa deve succedere per forza si chiama “disgrazia” e se è arrivata la propria ora non si può far nulla: scambi di battute molto semplici, a tratti scontate, che nella lingua musicale messa su carta da Alajmo e orchestrata da Pugliese, diventano una “sinfonia siciliana“.
Semplice e rispettosa del testo, la regia di Pugliese pone in primo piano soprattutto la lingua, lasciando poco caratterizzati gli attori, tra i quali spiccano Roberta Caronia e Stefania Blandeburgo, casualmente le sole due morte nel racconto.
L’una, la Caronia, è la moglie “mischina” morta in un incidente stradale; l’altra, la Blandeburgo, che strappa più di una risata al pubblico in sala, è la madre del ragazzo responsabile del sinistro.
Se è vero che il rapporto tra vivi e morti in Sicilia è tutt’oggi forte e continuamente nutrito dalle tradizioni popolari non sorprende che siano, anche in questo racconto, le defunte a risolvere saggiamente la questione. Perché il perdono conta sì ma non riporta indietro i nostri cari, e la risoluzione violenta non fa che aggravare le vite di chi rimane.
In una scena anch’essa semplice (Andrea Taddei), dove entrano ed escono gli arredi delle due diverse famiglie, fino ad integrarsi nel finale, il gioco di luci (Gaetano La Mela) accompagna la dimensione “altra” della morte così come i costumi (Dora Argento) delle due donne.
Molto bella l’immagine finale in cui le due famiglie, appianata l’incomprensione, consumano insieme il pasto, servito per l’ultima volta dalle matriarche.
Repliche fino al 27 gennaio; calendario sul sito del Teatro.
- Foto di scena di Rosellina Garbo.