Guarda la video intervista in alto
Sopravvivere in questo mondo continuando a non dare per scontata ogni cosa, urlando, con affetto, l’indignazione verso un vivere contraddittorio che coinvolge tutti.
Babilonia Teatri, compagnia composta da Enrico Castellani e Valeria Raimondi, rappresenta l’occhio lucido e vivo del teatro contemporaneo che non vuole auto celebrarsi, chiudersi in se stesso o ripescare nelle produzioni del passato ma raccontare le contraddizioni del nostro tempo, con una lingua contemporanea che è evidentemente frutto di ricerca sensibile e profonda. Ricerca riconosciuta, qualche anno fa, con un Leone d’Argento alla Biennale di Venezia.
A Palermo, dopo dieci anni dall’ultima volta, hanno portato in scena allo Spazio Franco lo spettacolo “Calcinculo“, in cartellone per il progetto Mercurio Festival.
Parole quotidiane, semplici e perciò quasi ovvie, ma le migliori per raccontare la mancanza di lucidità di una società che ha perso lo sguardo collettivo, che non offre più certezze ma fragili e inconsistenti stampelle.
“Sappiamo che viviamo quando squilliamo… Mi serve un metro per misurare la realtà, tra i sogni e i miei passi sono rimasto senza unità..”
Ritmo serrato di monologhi ripetuti a tratti ossessivamente, che snocciolano quadri nevrotici della vita di oggi con un disincanto affilato che parla di verità, triste verità.
Valore aggiunto in questo spettacolo, poi, è la complicità nel racconto di canzoni, nella perfetta esecuzione della Raimondi, che, sempre con testi potentissimi di cui sono autori loro stessi, veicolano ancora più efficacemente il messaggio allo spettatore.
“Devo fare il tagliando ai miei ideali, non c’è rivoluzione senza manutenzione… Mi manca un senso di appartenenza globale… Io voglio un mondo intero che gioca a mosca cieca… Bruciare ogni bandiera non illumina la sera…”
Raccontano di una società dove, compresi gli esseri umani, vivono animali, che rinnega il sangue misto, che alza muri contro ogni libertà, dove vige una legge senza bilancia, senza retorica né memoria storica. Siamo ostaggi che hanno come unico miraggio il dimenticare, con una ragione che non trova risposta davanti ad una guerra quotidiana che è adrenalina, che è estetica, “che è noi e ci fa stare bene”.
Geniale il passaggio in cui si sviscera, cambiando prospettiva, la capacità di gestire la comunicazione mediatica da parte degli attentatori islamici a cui, paradossalmente, affidare un ufficio stampa di promozione culturale.
E mentre un’altalena è sospesa in aria ospitando un estintore, a fine spettacolo, è ancor più chiaro che, ad essere onesti con noi stessi, siamo nudi sotto il nostro personale riflettore e allora “in alto i cuori e ‘calcinculo’ a tutti“.