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Si concludono oggi 30 novembre Le giornate dell’Economia del Mezzogiorno, che durante questa edizione, la dodicesima, hanno registrato un notevole successo di pubblico. Un appuntamento, quello odierno che si è svolto a Palazzo Forcella De Seta, sede di Ance Palermo, che ha visto economisti e accademici confrontarsi sui temi della congiuntura nazionale e internazionale e sugli effetti che la stessa ha provocato nel Sud Italia, in linea con il tema delle Giornate, ‘1860-2030: Un Paese o due?”.
“Lo stato economico del Mezzogiorno è molto problematico – ha detto Adriano Giannola, presidente dello Svimez –, nel senso che siamo rientrati in recessione nel 2019, occorre trovare le vie per cambiare verso. ed è legato allo stato di salute generale del Paese. Il problema del Mezzogiorno e delle regioni del mezzogiorno è di coordinare in modo cooperativo una strategia per attivare gli strumenti che ci sono a disposizione, attivandoli, come l’attrazione degli investimenti, le Zes, non mi risulta che in Sicilia sia stata attivata la localizzazione. Quali porti debbano essere trainanti“.
Per l’economista Luca Paolazzi, “L’economia meridionale ha sofferto molto in questi anni perché è calata in generale l’attività nell’economia italiana. Ha subito più la seconda recessione della prima, perché la prima era crollo del commercio mondiale, crollo delle esportazioni, mentre ha subito la seconda, quella del congelamento degli investimenti pubblici, del taglio di un terzo degli stipendi pubblici, che sono fonte primaria della sua economia”.
Il professor Pietro Busetta, animatore delle Giornate dell’economia, ha commentato il successo dell’edizione di quest’anno: “Un bilancio estremamente positivo – ha detto –, abbiamo avuto circa 100 relatori, oltre 25 incontri e una serie di dirette che hanno avuto più di 50 mila visualizzazioni. Un pubblico sempre attento, possiamo ritenerci soddisfatti. Dal primo incontro del 1987 acqua sotto i ponti ne è passata – ha concluso Busetta – e l’economia comincia a diventare argomento di confronto“.