“Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all’Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti”.
Recitano così i primi versi della celeberrima poesia di Giovanni Pascoli, I pastori, rimasta nella memoria di tutti, dai tempi della scuola. Se all’epoca il poeta aveva, come dire, osservato l’azione in sé, che ai suoi occhi risultava idilliaca, adesso il fenomeno della transumanza è stato riconosciuto “patrimonio culturale immateriale dell’umanità“.
Il comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco, che si e’ riunito a Bogotà, lo ha ufficialmente proclamato come tale.
Nel dettaglio
La transumanza e’ un’antica pratica della pastorizia che consiste nella migrazione stagionale del bestiame nel Mediterraneo e nelle Alpi.
Una tradizione che affonda le sue radici sin dalla preistoria e si sviluppa in Italia anche tramite le vie erbose dei “tratturi” che testimoniano, oggi come ieri, un rapporto equilibrato tra uomo e natura e un uso sostenibile delle risorse naturali.
“Sono particolarmente contento di questo risultato che riconosce e premia il lavoro svolto dal mio capo di gabinetto, Pier Luigi Petrillo, autore del dossier, e dall’ambasciatore d’Italia all’Unesco Massimo Riccardo, che ringrazio per l’impegno profuso nel negoziato internazionale fino alla fine“, afferma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
“Come ha evidenziato l’Unesco nella sua motivazione – prosegue Costa – la pratica della transumanza, rispettosa del benessere animale e dei ritmi delle stagioni, è un esempio straordinario di approccio sostenibile per affrontare le sfide poste dalla rapida urbanizzazione e dalla globalizzazione e ha contribuito in modo significativo a modellare il paesaggio naturalistico. La volontà di rafforzare i riconoscimenti Unesco in ambito ambientale è forte da parte del governo. In questa logica, con il decreto legge clima, approvato in via definitiva dalla Camera, abbiamo istituito i ‘caschi verdi per l’ambiente’, una task force di esperti mondiali con il compito di salvaguardare e promuovere proprio i valori naturalistici dei siti riconosciuti dall’Unesco patrimonio dell’umanità, stanziando 6 milioni di euro in tre anni per supportare le comunità e i territori chiamati a gestirli“.