Una versione riveduta e corretta, o comunque più completa e chiara, del Miccichè-pensiero quella venuta fuori dall’intervento del presidente dell’Ars, ospite del programma L’Aria che tira, su La7, intervistato da Massimo Giletti e Myrta Merlino.
Miccichè ha avuto quindi modo di spiegare che “La frase che non voglio tagliare gli stipendi è una falsità assoluta. Rischio la vita se qua in Sicilia si crede una cosa del genere”. Aggiungendo poi un ragionamento più ampio alla sua prima esternazione: “Gli stipendi dell’Ars sono pazzeschi, sono vergognosi ma io non c’entro niente, sono stipendi stabiliti cento anni fa. Chi è stato assunto con un concorso dieci anni fa guadagna invece 1300 euro al mese. Gli stipendi vecchi non si possono toccare. Il contratto dei lavoratori non posso stravolgerlo. Abbiamo parlato con i sindacati per ripristinare il tetto a 240 mila euro, ma serve una legge nazionale che ci supporti in tal senso”.7
E ancora ha inteso chiarire: “Se la gente pensa che gli stipendi elevati dell’Ars sono colpa mia io non potrò più uscire da casa. In Sicilia la povertà è tale che le mamme mi aspettano sotto casa per chiedere una busta di latte per i loro figli”, ha aggiunto Miccichè. “In Sicilia stiamo lavorando per migliorare le cose gradualmente. Non possiamo farlo da un giorno all’altro, serve tempo. I dipendenti regionali in passato erano 20 mila, oggi sono 14 mila, nel 2020 saranno 11 mila”.
Elogio della precisazione dunque, ma l’ex assessore Vincenzo Figuccia attacca ancora una volta per il suo doppio incarico Miccichè: “Non si può criticare, giustamente, il presidente del Senato che mantenendo la funzione si trova pure a fare il leader del suo movimento politico e contemporaneamente far finta di nulla su Gianfranco Miccichè, eletto presidente dell’Assemblea regionale siciliana, mentre contemporaneamente mantiene la carica politica di coordinatore regionale di Forza Italia”.