“Palermo, a breve rubinetti chiusi, se non si corre ai ripari. Risultato di politiche regionali sbagliate, a cominciare dalla privatizzazione del settore idrico. Necessario cambio di rotta e ritorno alla gestione pubblica dei servizi idrici”. Inizia così Giusto Catania, di Sinistra Comune, la sua nota di protesta.
“La privatizzazione dell’acqua attraverso l’istituzione di Siciliacque che ha comportato un ingente investimento pubblico – prosegue Catania – ha aggravato l’annoso problema dell’acqua in Sicilia. Il contribuente oggi paga l’acqua più che in altri luoghi d’Italia, ma Palermo corre il rischio di restare a secco. È l’esito di anni di politiche regionali sbagliate, il cui primo atto è stata la privatizzazione del settore idrico. Gli invasi sono vuoti e la gestione da tempo è stata affidata a soggetti terzi, che gestiscono persino le reti di distribuzione.
L’azienda Amap ha svolto un ruolo fondamentale nel tutelare la gestione pubblica dell’acqua, recuperando i disastri prodotti da APS. E’ di fondamentale importanza cambiare rotta, lanciare in prima battuta una campagna di informazione che sensibilizzi i cittadini e li inviti a risparmiare i consumi; bisogna verificare se vi siano le condizioni per requisire i pozzi privati per far fronte a quella che sta diventando una emergenza idrica di proporzioni planetarie. A questo proposito – conclude Catania – è una priorità programmare investimenti più utili e mirati nonchè implementare le infrastrutture. E’ necessario attuare politiche più coraggiose, che scongiurino il pericolo di un ritorno al passato, con il razionamento dell’acqua. Diventa urgente chiedere lo stato di calamità naturale”.