Il 18 maggio il comune di Salemi, assessorato alla Cultura e Turismo e la Galleria X3 di Palermo presenteranno, alle 19, presso gli spazi del Castello Normanno Svevo di Salemi la mostra fotografica di Ezio Ferreri “I fantasmi del Belìce” a cura di Emilia Valenza e Giuseppe Maiorana.
La mostra nasce dalla continuazione del lavoro, iniziato nel ’98 e proseguito fino al 2000, “I fantasmi di Poggioreale” ed è inserita nell’ambito della programmazione per il cinquantesimo del terremoto nella Valle del Belìce.
A distanza di anni Ezio Ferreri è ritornato nel Belìce per scavare ancora attraverso il mezzo fotografico attraversando le città di Montevago, Santa Margherita Belìce, Vita, Gibellina, Santa Ninfa, Partanna, Salemi, Salaparuta. Dunque dal 2017 è stata realizzata dal fotografo una nuova ricognizione dei ruderi ancora visibili che caratterizzano il paesaggio urbano di diversi centri del Belìce oggi.
I ruderi dei paesi del Belìce assumono l’aspetto di rovine archeologiche, pietre segnate dal tempo, ormai senza età, che si stagliano contro l’azzurro del cielo a testimonianza di una civiltà remota.
Le foto di questa nuova serie “Archeologia sismica” sono state realizzate con banco ottico 6×12 su pellicola negativa a colori. Per i “Fantasmi di Poggioreale” furono realizzate invece tre serie di fotografie diverse per tecnica e per linguaggio: “Ritorno alla vita”, “La memoria visiva” e “Flashback”. La serie “Ritorno alla vita” è stata realizzata nel 1998 a trent’anni dal terremoto.
Il concetto che sta alla base di questa ricerca affonda le radici nell’idea di ricostruire la memoria del passato attraverso un’ operazione di recupero di oggetti di uso quotidiano trovati all’interno delle case. Gli utensili ritrovati sono stati fotografati in studio, come se fossero ancora in uso, ancora in vita, come se avessero di fronte a loro un futuro ancora da compiersi. L’approccio fotografico è stato quello dello still life pubblicitario, in qualche caso animato dal movimento paradossale degli oggetti stessi.
“La memoria visiva” è un lavoro realizzato un anno dopo, nel 1999 e parte dal concetto che sugli oggetti sia rimasta l’impronta di quello che “hanno visto” nella loro esistenza passata. Sono gli oggetti stessi a raccontarci il loro vissuto: una porzione di pavimento in terracotta mostra l’immagine degli scarponi chiodati che lo hanno calpestato; sui resti di una sedia sono rimaste impresse le copertine della rivista di moda Maria Chiara, versione nostrana della Maire Claire d’oltralpe. Utilizzando la tecnica della emulsion lift, (distacco della gelatina fotografica e trasferimento su altro supporto) gli oggetti diventano vere e proprie istallazioni fotografiche tridimensionali.
“Flashback” chiude il lavoro su Poggioreale. Le fotografie sono state realizzate nel 2000, tra le vie di Poggioreale e all’interno delle case. In questo caso il linguaggio fotografico ritorna alle origini: un bianco/nero che rappresenta in qualche modo l’idea del flashback. Le immagini mostrano il tempo cristallizzato dei luoghi. Particolari ripresi per le vie del paese, interni di case dove ancora si intravede la memoria del passato. Oggetti abbandonati, carte da parati scarnificate, banchi della scuola rimasti vuoti da oltre trent’anni in attesa di alunni che non torneranno mai più, usci spalancati dalla violenza del sisma.