La vostra Patti Holmes vi accompagna a Gangi che, il lunedì dopo Pentecoste che quest’anno cade il 21 maggio, festeggia con grande maestosità lo Spirito Santo con funzioni religiose la mattina e solenne processione nel pomeriggio che, muovendosi dalla Chiesa Madre e toccando le principali Chiese, parte alla volta del Santuario, (Santuario Giubilare), nel cui piazzale antistante si svolge la famosa “Cursa di Santi o Miraculi”, che vede circa 40 statue, man mano che si procede, aggiungersi alla processione per poi entrare in chiesa e rendere omaggio alla terza persona della Trinità.
La particolarità sta nel fatto che che i vari simulacri sono portati a spalla non solo da uomini, ma da donne, quello di Santa Rita, da ragazzi, quello di San Michele, da ragazze, Sant’Anna e da bambini, San Liggiuzzu.
Teatro della festa, una sorta di ringraziamento per il dono dello Spirito Santo, ricevuto proprio nel giorno di Pentecoste, è l’intera cittadina: dalle chiese, in cui si allestiscono le vare, si scendono i santi ed escono gli stendardi delle confraternite, alle “tribunedde” addobbate; dalle strade alle case private. Il tuonare di alcuni “colpi di cannone”, intorno alle 16, annuncia che le prime vare iniziano a muoversi e che la lunga processione ha inizio. Le invocazioni, fatte urlando al cielo per farle arrivare prima, si alternano come in una litania, vara per vara, strada per strada, chiesa per chiesa, in uno scoppio incontenibile gioia.
La festosa processione è preceduta da uomini, ragazzi, donne e bambini che con un piccolo contenitore d’argento o intrecciato detto ”panariddu”, procedendo lentamente, gridando il nome del Santo e muovendo il contenitore che risuona di monete, raccolgono le offerte, contraccambiate con un immagine benedetta, per questo o quell’altro Santo. È usanza, inoltre, che alcune statue si mettano vicine quando la strada si allarga, come nel caso di San Giuseppe e la Madonna della Catena, che sono gli unici a non separarsi, mentre fino a qualche anno fa lo facevano davanti al cancello dello Spirito Santo, procedendo singolarmente nella corsa. Momento toccante è la salita al Calvario, in cui le più leggere e piccole percorrono le varie stazioni, mentre le più grandi sostano davanti al cancello.
Questo “Via Crucis” è un riconoscere che senza Cristo non c’è Santo e che solo per via della croce si arriva alla santità. La processione, avviandosi lentamente verso il Santuario, effettua un’ultima sosta presso la cappella di San Leonardo, omaggiato da tutti i Santi, ma non dalla Madonna che, essendo madre del Cristo, deve semmai esserlo da lui.
Intorno alle 18.30 i tamburinai, aprendo il corteo e giungendo al piazzale, rendono il loro ossequio allo Spirito Santo; subito dopo, annunziato dal parroco, San Giovanni Bosco apre “i Cursi” o “Miraculi”, in cui ogni Santo percorre, correndo, il piazzale per tre volte. Queste corse, che simboleggiano ubbidienza, sono figlie di riti agrari precristiani che tendevano a invocare la fertilità della terra e, andando avanti e indietro, come a solcare lo spiazzo, riproducevano il lento lavoro del contadino con l’aratro.
Tutti i Santi corrono ad uno ad uno, l’ultimo a farlo, per tradizione, è quella del gruppo statuario della Trasfigurazione, detta dai gangitani “il Salvatore”. Particolare è la risalita di San Cataldo, Santo Patrono del paese che, visitando molte chiese, “come a ringraziare per la partecipazione” e con la caratteristica vanniata “VIVA SAN CATA”, viene riportato nella sua chiesa a spalla, mentre gli altri, invece, sopra alcuni camion. Chiude il lungo corteo la Reliquia della S. Croce, con cui viene impartita la benedizione ai fedeli. Nelle chiese di appartenenza i Santi vengono rimessi al loro abituale posto e ai portatori offerto un piccolo rinfresco a base di calia e simenza.
La confraternita che apre il corteo è quella di San Giuseppe, ‘u poviru; dietro il simulacro di San Giovanni Bosco e quello di Maria Ausiliatrice; la seconda è quella del Divin Part, con le statue di San Francesco Saverio e la Madonna del Divin Parto; a seguire la confraternita del Carmelo, con Sant’Alberto Magno e Santa Teresa del Bambin Gesù; la quarta, quella delle Anime Sante del Purgatorio, con Santa Venera, Santa Veronica, Santa Lucia e la Madonna delle Grazie; la quinta, quella della Santissima Trinità, con San Sebastiano e San Luigi (Luigiuzzu); la sesta, quella del Santissimo Sacramento, con Sant’Antonio e San Francesco d’Assisi; una delle confraternite con più simulacri è la settima, quella della Madonna del Rosario, chiamata “di’ mastri” perché appartiene agli artigiani, con il simulacro di Santa Rita da Cascia, San Vincenzo Ferreri, San Domenico, Sant’Eligio, San Nicola di Bari e Maria SS del Rosario; l’ottava, quella di Maria SS Annunziata, con San Leonardo, Sant’Espedito, San Rocco, San Vito, Santa Maria di Gesù (a Gangi a’ Madonna di Gibilmanna) e Maria SS Annunziata; la nona, quella della Madonna della Catena, affiancata alla decima, quella della Sacra Famiglia, con San Michele Arcangelo, San Biagio, Gesù Bambino, San Pio, San Pasquale Baylon, Sant’Anna, San Paolo; la decima, quella di San Giuseppe e la Madonna della Catena che, dalla via nazionale al Santuario, procedono affiancati; l’undicesima , quella di San Cataldo, il Patrono di Gangi, che ospita solo la sua statua; l’ultima, infine, e la più antica di tutte, quella del SS. Salvatore, con l’Angelo Custode o San Filippo Apostolo, che vengono portati a turno in processione in anni alterni, San Francesco di Paola e il simulacro della Trasfigurazione. Chiude tutto il corteo la reliquia della Santa Croce.
Buona Gangi a tutti.