Oggi la nostra meta è l’entroterra agrigentino e, precisamente, Casteltermini per “La sagra del Tataratà“, una danza spettacolare e travolgente, eseguita da duellanti armati di vere spade che, dopo il 1667 in cui si festeggiava il 3 maggio, si svolge tradizionalmente la quarta domenica di maggio e, quest’anno, dal 25 al 27. La sagra si inserisce nella festa di santa Croce.
Sulla sagra del Tataratà, che è una manifestazione folkloristica siciliana secolare, il cui nome rimanda al suono ritmato del tamburo, ci sono varie interpretazioni; la più accreditata, condivisa da molti Castelterminesi e sostenuta da Paolo Lo Bue che, nel 1961, la definisce “una danza cristiana a testimonianza proprio di quel mirabile equilibrio che aveva reso possibile la convivenza tra Cristiani e Musulmani al tempo dell’occupazione araba“, è quella che la lega alla dominazione arabo-normanna in Sicilia.
Altra ipotesi, che collega il Tataratà agli spatolatori di lino, è avvalorata da un’antica testimonianza, consistente in un atto datato 17 agosto 1685, raccolta dallo storico e folklorista Gaetano Di Giovanni, collaboratore prediletto di Giuseppe Pitrè e per molti anni notaio a Casteltermini. E’ lo stesso a fornire la prima descrizione, apparsa nel 1875 in “Fiabe novelle e racconti” del Pitrè: “Gli spazzatori di lino vestiti bizzarramente fanno parte della processione combattendo colla sciabola, inchinandosi a quando a quando a uno di loro vestito da re con ministri e dottori a fianchi. Battonsi a suon di tamburo, dal cui stimpellamento prende il nome la Festa“. Sempre il Pitrè nel 1899 scrive: “In questa rappresentazione muta si vuol vedere la festa degli uomini liberati dalla schiavitù ai tempi di Costantino; e dell’invenzione della Croce” e poi, parlando di spettacoli commemorativi di combattimenti arabo normanni e di rappresentazioni mute, così si esprime: “… e forse non andremmo lontani dal vero se volessimo associare a questi anche il Tataratà di Casteltermini“.
Il professore Francesco Lo Verde, anch’egli di Casteltermini, nel 1990 scrive: “Dalla Primitiva Danza, rito propiziatorio di primavera sopravvissuto con la Croce nelle nostre campagne fino all’avvento dei Normanni e storicizzandosi allora nella forma della moresca, nella quale è giunto fino a noi, il Tataratà forma un binomio inscindibile con la Croce, si spiegano e si valorizzano a vicenda ed ancora oggi trovano giusta collocazione in quella festa straordinaria che ogni IV domenica di maggio fa miracolosamente rivivere quei fasti plurimillenari che le diedero origine“.
Sulla festa aleggia una leggenda secondo cui, prima della fondazione della cittadina, delle vacche, che pascolavano nelle terre del feudo Vaccarizzo, si allontanarono dirigendosi verso la campagna di Chiuddia, evento che si ripetè per diversi giorni. Il pastore, incuriosito, si accorse che esse, giunte in un punto ben preciso e sempre lo stesso, si inginocchiavano. Sorpreso dallo strano fenomeno, cominciò a scavare, riportando alla luce, con grande meraviglia, una Croce lignea che, legandola alle vacche, tentò di rimuovere senza alcun risultato. Sul luogo del ritrovamento si decise costruire una chiesetta, l’attuale Eremo di Santa Croce, per custodire il sacro legno.
Da quel preciso momento nasce la festa, che vedeva la Santa Croce portata processione per le vie del paese. Negli anni sessanta, però, durante il tragitto subì una rottura nella parte superiore, per fortuna non netta. Da allora, riparata con rinforzi di ferro, non venne più portata in paese, ma sostituita, dal 1970, con una simile annualmente condotta in processione su un carro trainato da due buoi. La corporazione delle Maestranze, la sera della vigilia doveva recarsi all’eremo a prelevare la croce con una processione che, data la distanza dal paese, circa 3 km, doveva svolgersi necessariamente a cavallo, e l’indomani, a festa conclusa, riaccompagnata dalle altre, Celibi, Borgesi e Pecorai, con una sontuosa cavalcata. La croce è di legno di quercia, alta 3,49 metri e con un’apertura di bracci di 2,5 metri. I due tronchi sono uniti da tre chiodi di ferro, al di sopra di essa si legge la scritta I.N.R.I e sul patibolo: “Ecce crucem domini nostri Jesu Christi fugite partes adversae vicit leo de tribu juda“.
La festa inizia con il rullo dei tamburi e l’ingresso in paese delle quattro corporazioni o ceti: la maestranza, i celibi, i borgesi e i pecorai che, il venerdì della festa, depongono corone di fiori al monumento dei caduti in piazza Duomo, accompagnati dalle rispettive bande musicali. La sera, nelle case dei rispettivi cassieri si tiene l’asta che assegna i posti nella cavalcata del sabato e della domenica. Il sabato, il sergente, l’alfiere e il capitano, portatori di insegne, aprono la sfilata a cavallo; la mattina della domenica i quattro ceti si riuniscono nella Chiesa Madre per la solenne celebrazione eucaristica in onore della Santa Croce. Al termine, palianti (ceto Pecorai-ceto Borgesi) e stendardiere (ceto Celibi) si incamminano in processione verso la propria abitazione accompagnati da damigelle in abiti d’epoca. La sera ogni paliante e stendardiere, a cavallo di un mulo bianco, depone all’altare della chiesa madre un mazzo di fiori.
Tante le ipotesi sull’origine del Taratatà:
- la prima, la più arcaica, è allacciata alla danza propiziatoria per la fertilità della terra;
- la seconda, la più valutata, alla danza dei Mori e dei Cristiani (Moresca) quindi in riferimento alla presenza araba/musulmana in sicilia;
- la terza, la meno menzionata anche se ugualmente valida, alla danza dei Spatolatori di Lino.
La prima ipotesi è avvalorata dal fatto che, non a caso, la festa ha come palcoscenico il mese di maggio, nel cuore della primavera, e vede i danzatori indossare sulla testa una corona di fiori. Secondo la credenza popolare, più alti erano i salti delle danze e più alto sarebbe cresciuto il grano. Ogni danza, poi, si trasforma in una lotta armata secondo il principio fondamentale che associa ad ogni rito propiziatorio della fertilità una prova agonistica, di abilità o di forza fisica riconducibile all’eterna lotta tra il bene e il male, tra la vita e la morte, estate ed inverno.
La sagra del Tataratà è inserita in un progetto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in collaborazione con l’UNPLI (Unione nazionale delle pro loco d’Italia) e con l’Unesco, volta a valorizzare le tradizioni dei comuni italiani che stentano a rendersi visibili su scala nazionale. Nel 1984, su iniziativa del castelterminese professore Francesco Lo Verde, fu prelevato dallo stipite un campione di legno della croce, per essere esaminato dall’Istituto Internazionale per le Ricerche geofisiche di Pisa, fra i migliori d’Europa. Un accurato esame del Carbonio 14, diede lo strabiliante risultato che la quercia fu recisa nell’anno 12 d.C. con una incertezza di appena settant’anni. Questo esame dimostrerebbe che la croce di Casteltermini è la più antica croce lignea paleocristiana al mondo.
Chiudiamo con Giuseppe Pitrè, che in Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, riporta: “Scavannu scavannu truvaru ‘na cruci, ch’ancora esisti nni la chiesa di Santa Cruci, e cc’è un scrittu chi nun si pò lejiri da nisciuna pirsuna.”
PROGRAMMA
Giovedì 24 maggio
Alle 21.30 – Via Roma
Asta, per l’assegnazione dei posti nella cavalcata della Real Maestranza
Venerdì 25 maggio
Alle 17.30 – piazza del Rosario
Raduno dei Ceti Celibi -Pecorai – Borgesi – Real Maestranza e gruppo del Tataratà
Alle 18.30
Apertura dei festeggiamenti: ingresso delle bande musicali che, con i rispettivi ceti, con il Corteo Storico “Principi Termini e Ferreri”, sfileranno da via Verdi a Piazza Duomo, ove deporranno corone di fiori al monumento dei Caduti in Guerra. Chiuderà la sfilata il gruppo del Tataratà
Alle 20.30 – da via Kennedy a Piazza Duomo
I Ceti in processione, con la Santa Croce sul carroccio, sfileranno , accompagnando la Reliquia nella Chiesa Madre
Alle 23
Inizio Aste Ceti, assegnazione dei posti nella cavaltaca
- Asta Ceto Pecorai in Piazza Duomo
- Asta Ceto Celibi in via Roma
- Asta Ceto Borgesi in corso Umberto
Sabato 26 maggio
Alle 17.30
Inizio del Primo Giro: I componenti della Real Maestranza con il Corteo Storico “Principi Termini e Ferreri” sfileranno per prelevare il Sergente l’Alfiere e il Capitano
Alle 18 – piazza Duomo
Esibizione del Gruppo del Tataratà
Alle 19
Inizio del Secondo Giro: In piazza del Carmelo si compone la cavalcata del ceto della Real Maestranza che, dopo la benedizionee con il il Capitano, il Sergente e l’Alfiere, inizieranno la processione per le via del paese fino a P.zza Mazzini
Alle 22 – piazza Duomo
Esibizione del Gruppo del Tataratà
Alle 23
Il Ceto della Real Maestranza, si reca presso l’Eremo di Santa Croce per la tradizionale distribuzione di uova sode, carciofi e vino
Alle 24
Inizio del Terzo Giro: Il Ceto della Real Maestranza si incontra, in località “Valiciu”, con gli altri Ceti da dove, in processione, muoveranno per iniziare l’ultimo giro
Domenica 27 maggio
Alle 10.30
Processione della Reliquia, dalla Chiesa della Passione alla Chiesa Madre, con al seguito il Corteo Storico “Principi Termini e Ferreri”
Alle 11
Santa Messa e benedizione dei Palii e dello Stendardo, nella Chiesa Madre
Alle 12.30
Ogni Ceto accompagnerà il proprio “Palio” presso l’abitazione del “Paliante”, mentre la Real Maestranza depositerà le insegne al Comune
Alle 13 – piazza Duomo
Esibizione del Gruppo del Tataratà
Alle 17
Inizio del primo giro: Raduno dei Ceti in piazza Nino Bixio: Celibi, Pecorai e Borgesi
Alle 18
La triade della Real Maestra preleva dal Palazzo Comunale le proprie insegne
Alle 18.30 – piazza Duomo
Esibizione del Gruppo del Tataratà
Alle 19
Inizio Secondo Giro: I Ceti a cavallo e i “Vurdunara”, dopo un primo raduno in Piazza N. Bixio, con alla testa i rispettivi Palii e Stendardi, sfileranno in solenne Processione, passando da Piazza San Giuseppe. A seguire, la Real Maestranza con la monumentale Croce paleocristiana, situata in un carro trainato da buoi
Alle 22.30 – piazza Duomo
Esibizione del Gruppo del Tataratà
Alle 23
Raduno Zona Convento per la tradizionale distribuzione di uova sode, carciofi, panini, vino, birra e gassose
Alle 24
Inizio terzo giro: I Ceti muoveranno dal “Valiciu” per iniziare il terzo giro; la Real Maestranza sfilerà a piedi da Piazza Duomo, la processione si concluderà davanti la Chiesa Madre con la solenna benedizione.
Buona Festa del Tataratà.