“Sono incazzato con qualche magistrato, con qualche politico e con più di un giornalista”. Lo ha detto il generale Mario Mori, durante il faccia a faccia di Giovanni Minoli su La7 (alle ore 14), in merito al processo sulla trattativa Stato-mafia, che lo ha condannato a 12 anni di reclusione.
“Sono le stesse carte, le stesse vicende e gli stessi testimoni del processo di favoreggiamento a Provenzano in cui sono stato assolto – ha aggiunto – Mi sono innervosito e poi ho deciso di continuare a difendermi. Penso che sia un processo che ormai è debordato dal campo penale per entrare in quello che è storico-ideologico. Qui si fa l’analisi di un periodo storico più che esaminare le colpe di qualche imputato”
Alla domanda se lui sia l’autore di un golpe senza politici, Mori ha risposto cosi’: “Se fosse così sarei un folle,non dovrei andare in carcere ma in una clinica neuro -psichiatrica, perché solo un pazzo potrebbe organizzare da solo un affare simile”.
IL VIDEO QUI (dal minuto 25:58)
“Riina l’abbiamo preso molto lontano da casa perché volevamo dimostrare che fosse un intervento casuale ed era sempre possibile fare un errore e quindi decisi di intervenire. Fu io a decidere di non perquisire l’appartamento di Riina d’accordo con i magistrati che erano presenti. Io e il capitano Ultimo esponemmo le motivazioni.
Caselli è sempre stato d’accordo con me perché conosceva il metodo operativo dei Ros che era quello del generale Dalla Chiesa. Il nostro metodo operativo è: affrontando un gruppo di persone costituite in un organizzazione, quando si decideva di intervenire d’accordo con il magistrato, bisognava sempre lasciare un filo di collegamento col proseguo delle indagini. Ad esempio: avevamo individuato 5 brigatisti, ne arrestavamo 4 perché il quinto ci serviva per rimanere in contatto con l’organizzazione”.
Alla domanda se la mancata perquisizione della casa di Riina sia stata un errore, Mori ha risposto così: “Il mafioso non tiene mai nella propria abitazione, dove c’è la moglie e ci sono i figli, qualcosa che li possa compromettere e farli arrestare”.
“Falcone era un intelligenza lucidissima e aveva una precisa comprensione della cultura mafiosa. Borsellino aveva una grande umanità e un’eccellente preparazione”.