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Banda criminale nel Palermitano: “Terrorizzavano gli imprenditori”. Fermati in sette

lunedì 4 Giugno 2018
foto d'archivio

I carabinieri hanno eseguito un provvedimento di fermo disposto dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal pm Enrico Bologna nei confronti di sette persone accusate di associazione a delinquere finalizzata a compiere furti, intimidazioni ed estorsioni. Si tratta di Maurizio Mulé, 26 anni, di Partinico; Salvatore Lazzara, 30 anni, di Alcamo; Barbara Lombardo, 33 anni; Vincenza Ferdico, 24 anni; Francesco Mulè, 28 anni, di Partinico; Calogero Mulè, 30 anni, di Partinico e Vincenzo Mulè, 25 anni, di Alcamo L’indagine, condotta dai militari della compagnia di Partinico, è iniziata dopo alcuni incendi dolosi a auto e autocarri nel territorio di Camporeale (Pa).

Sin dalle prime battute sarebbe emersa la presenza in comune di un’organizzazione che avrebbe creato nel centro in provincia di Palermo un clima di paura. Tanto che in alcune intercettazioni gli investigatori hanno trascritto le richieste di aiuto di alcuni imprenditori oggetto di attentati e minacce. Alcuni residenti che subivano furti ed estorsioni sono stati intimiditi e costretti a non denunciare i furti. Anche le due donne, secondo quanto accertato dalle indagini, avrebbero avuto un ruolo attivo nell’organizzazione. La banda aveva occupato abusivamente alcuni alloggi del complesso residenziale di piazza Delle Mimose dive aveva la base operativa. A capo dell’organizzazione Maurizio Mulè, già destinatario della misure di pubblica sicurezza della sorveglianza che non gli consentiva di uscire nelle ore notturne, il quale sceglieva gli obiettivi e dava supporto logistico.

Mulè, che si doveva recare in caserma dai carabinieri per le prescrizioni sulla sorveglianza speciale, in un’occasione vide un imprenditore a cui avevano rubato un attrezzo da lavoro. “Quell’infame ai cui abbiamo rubato il compressore è in caserma e parla con il maresciallo“, diceva intercettato. Quattro giorni dopo allo stesso imprenditore fu incendiato un autocarro. La banda metteva a segno furti a ripetizione. Pellet, canne fumarie, attrezzi da lavoro costosi e anche tante olive che poi portavano nei frantoi per la molitura. Molti dei colpi sono stati seguiti passo passo al telefono da Maurizio Mulè, che dava indicazioni soprattutto a Salvatore Lazzara sulla possibile presenza o meno delle auto dei carabinieri di pattuglia nella zona. “Stai attento – diceva Mulèstanno passando i porci o i tarzan“.

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