Data inizio lavori: sconosciuta. Triste destino per tante opere pubbliche in Italia, in Sicilia e a Palermo. Una strada lastricata di rimpianti percorsa da tempo dal progetto per rilanciare l’asilo Parisi di Borgo Vecchio. Un’area residenziale del capoluogo siciliano che tanto avrebbe bisogno di una struttura da destinare al mondo dell’infanzia, in modo da dare respiro anche a quelle famiglie composte da lavoratrici e lavoratori che ogni giorno fanno tanti sacrifici per arrivare a fine mese. Dopo tanti, troppi anni di abbandono, sul futuro della struttura si era accesa una speranza. A fungere da combustibile per la torcia è stato il famoso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, meglio conosciuto come PNRR. Ma la burocrazia si sta rivelando più di una palla al piede. E la scadenza improrogabile del 30 giugno 2026 si avvicina.
Lo stato dell’asilo Parisi di Borgo Vecchio
La storia dell’asilo Parisi è cosparsa di fallimenti, di occasioni perse e di incuria incontrollata. Basta guardare ai cartelli che capeggiano fuori dal plesso. In uno di questi si parla addirittura di un progetto di riqualificazione finanziato con fondi ambito PRUSST, con una data di inizio lavori prevista addirittura nel 2009. Sedici anni dopo l’edificio versa in una condizione di degrado imbarazzante. All’interno il verde infestante ha preso il sopravvento, mentre all’esterno i cassonetti della raccolta differenziata provocano la formazione giornaliera di discariche di spazzatura, poi rimosse diligentemente dalle maestranze della Rap.
Le finestre, da dove i bambini avrebbero dovuto ricevere il bacio dei raggi del sole, sono state letteralmente murate con blocchi di tufo per impedire l’accesso di ladri od occupanti abusivi. Anche se, obiettivamente, bisognerebbe avere del fegato per pensare solamente di stare all’interno di quella struttura. Alle spalle, poi, ci sarebbe un campetto di calcetto più volte riqualificato negli anni ma nel quale, il 19 marzo di quest’anno, è stata addirittura data alle fiamme una macchina rubata in occasione delle tradizionali vampe di San Giuseppe.
Un miscuglio di fattori negativi che denobilita una zona che meriterebbe ben altra sorte. Uno schiaffo morale a quei teorici della rigenerazione urbana a tutti i costi. Un percorso iniziato nel salottino di Palermo e terminato al momento laddove è iniziato. Intanto, Borgo Vecchio resta senza un asilo. Senza spazi verdi dove portare i bambini a giocare. Senza aree aggregative che offrano un’alternativa alla strada. E anche l’occasione offerta dal PNRR rischia di tramontare sotto i colpi delle burocrazia.
Le lungaggini burocratiche sul progetto
I lavori, una volta affidati, dovrebbero durare circa sette mesi. L’unico grande scoglio da superare erano i tempi stretti e contingentati offerti dalla normativa alla base del PNRR. Tutte le operazioni, rendicontazione compresa, devono essere concluse entro il 30 giugno 2026. Fatto che imponeva fin dall’inizio celerità e soprattutto massima attenzione a livello amministrativo per approfittare di un’occasione più unica che rara. E invece la burocrazia ha fallito l’obiettivo. Ancora. La notizia arriva da un’interrogazione presentata dal consigliere comunale del M5S Antonino Randazzo e dal collega di partito dell’VIII Circoscrizione Alessandro Amore.
Motivo del contendere è una determina dirigenziale del 4 giugno 2025 firmata dal Rup Francesco Savarino e dal Capo Area Dario Di Gangi. Un atto con il quale sostanzialmente si richiede il ritiro di un precedente documento risalente a luglio 2024. Il motivo? La necessità di rimediare ad un’imprecisione presente nel Documento di Indirizzo alla Progettazione (DIP). Atto nel quale sostanzialmente si è individuata una categoria diversa rispetto a quella necessaria per i lavori (OG1 invece di OG2). Un errore costato un anno. Adesso bisognerà attendere prima la sopracitata revoca e, successivamente, l’emanazione di una nuova determina che consenta a Invitalia, ente appaltante, di procedere all’indizione della gara per l’assegnazione dei lavori. Lungaggini su lungaggini.
Intanto, Randazzo e Amore hanno chiesto agli uffici “la rimozione del verde infestante, dei rifiuti abbandonati e degli aggiornamenti sulle fasi progettuali, in particolare sulla compatibilità con le scadenze del PNRR“. Nella peggiore delle ipotesi, bisognerà trovare altre fonti di finanziamento. Insomma, aspettare. Il problema è che a Borgo Vecchio i cittadini aspettano da anni. Anzi da oltre un decennio. Qualcuno di questi stoici speranzosi avrà già qualche capello bianco. E quei cancelli non hanno mai più riaperto. L’ennesima occasione persa di questa città.