Finite le vacanze estive nella propria terra natale decine di migliaia di siciliani, che lavorano e vivono fuori, si apprestano a tornare a casa dopo aver pagato il viaggio aereo a carissimo prezzo. Una scelta quasi obbligata, per chi si trova in una terra in cui l’aeromobile rappresenta l’unico mezzo di trasporto decente, per raggiungere destinazioni di medio lungo raggio. Qui, infatti, in alcuni periodi clou dell’anno il costo del biglietto, per un viaggio di sola andata, può raggiungere tranquillamente cifre salatissime.
Per questo l’Unione dei Consumatori ha deciso di attivare un servizio di segnalazione abusi e disagi via telefono (0918439038) o via internet (www.unionedeiconsumatori.it). “E’ assurdo che tariffe aeree da e per la Sicilia, durante la stagione di maggior flusso turistico, arrivino a cifre esorbitanti, in alcuni casi si superano i 500 euro, per una tratta nazionale”, dichiara Manlio Arnone, presidente dell’associazione, secondo cui “la mobilità aerea serve a garantire ai siciliani collegamenti utili e contiguità territoriale, sono evidenti le penalizzazioni per chi deve raggiungere mete nazionali per motivi di lavoro, molti i docenti che in questi giorni stanno raggiungendo la destinazione di assegnazione delle cattedre e spesso devono fare i conti oltre al prezzo del biglietto anche con voli in ritardo e smarrimento delle valigie”.
La carenza di infrastrutture e vie di comunicazione alternative, in particolare strade ferrate, aggrava le difficoltà di spostamento derivanti dalla condizione di naturale isolamento in cui si trova la regione. Il problema, infatti, non riguarda soltanto il trasporto aereo. Anche le tariffe di navi e traghetti non sono da meno. Proprio qualche giorno fa era stato Alessandro Di Battista, al rientro da un tour politico nell’Isola, a puntare il dito contro la Caronte&Tourist accusata dal parlamentare del M5S di agire in regime di monopolio e di far pagare un biglietto troppo costoso per attraversare lo Stretto di Messina. L’azienda ha, però, fatto notare a Di Battista di operare senza alcun contributo pubblico, su infrastrutture realizzate interamente a loro spese e senza alcuna particolare agevolazione fiscale o contributiva.
Al di là delle discussioni da campagna elettorale è evidente che il problema sia politico. Non può, infatti, essere il mercato, che fissa le tariffe sulla base del semplice principio dell’incontro tra domanda e offerta, a risolverlo. Da decenni si parla di introdurre la continuità territoriale, un istituto legislativo, già utilizzato in Sardegna, che ha lo scopo di garantire i servizi di trasporto agli abitanti delle regioni disagiate, introducendo incentivi e agevolazioni. Sono diversi i disegni di legge in tal senso che da decenni prendono polvere sui banchi del Parlamento. Forse sarebbe il caso di rispolverali e finalmente farli decollare.