Ajnabi è la parola araba con cui si indica lo straniero. Ed è attraverso questa parola che Dario Muratore e Simona Sciarabba, accompagnati dalle musiche di Gaetano Dragotta, attuano una riscrittura de “Lo straniero” di Albert Camus che sarà di scena alla fabbrica 102 venerdì 4 gennaio a partire dalle 22, nel giorno in cui ricorrono i 58 anni dalla sua morte.
Una lettura in azione in cui suono e testo si attraggono e si respingono divenendo l’esempio di quella posizione sociale che ci porta a essere ajnabi.
Il sociologo-filosofo Georg Simmel individua nel concetto di straniero un rapporto vicinanza/lontananza: polarità che contraddistingue ogni relazione tra gli individui. Lo straniero secondo Simmel rappresenta una posizione sociale, non un individuo con caratteristiche fisiche e morali specifiche. Tale posizione provoca un processo riflessivo, esistenziale, autodistruttivo, alienante che ci ha condotto alla totale indifferenza per il mondo poiché, tutti, siamo stranieri, tutti siamo ajnabi.