Per la sua nascita si erano battuti i nomi più importanti dell’astrofisica italiana, da Margherita Hack a Nicola D’Amico. Il polo astrofisico Gal Hassin di Isnello, nelle Madonie, rischia ora di fermare la sua ricerca e di disattivare i suoi telescopi. Non ha più fondi per proseguire un’attività che ha richiamato l’interesse di molti scienziati.
Il presidente del polo, Pino Mogavero, ha lanciato un appello sottoscritto da tanti scienziati perché le istituzioni pubbliche intervengano per assicurare la sopravvivenza della struttura inaugurata nel settembre 2016. Il Gal Hassin ha solo un anno di autonomia. Poi, dice Mogavero nel documento, “verrà a mancare un formidabile presidio di cultura nella nostra Regione“.
“Si ebbe a dire – ricorda – il giorno della sua inaugurazione: il Gal Hassin è nato come operazione di cultura e di conoscenza, contro la diffusa ignoranza ed è la nostra lupara contro la mafia”. Tanti sono stati i riconoscimenti e tante le iniziative per dotare il polo di strumenti ad alta tecnologia come il Wide-field Mufara Telescope (Wmt), un telescopio innovativo e prototipo mondiale, già installato sulla cima di Monte Mufara (Madonie) e in fase di collaudo. L’Agenzia spaziale europea (Esa) collocherà presto, sempre su Monte Mufara, il suo telescopio, uno strumento di nuova concezione e anch’esso un prototipo mondiale, denominato Neostel Fly-eye. Per proseguire questa attività occorrono finanziamenti pubblici, che sono finora mancati nella misura necessaria, dato che gli incassi per le visite organizzate non bastano a pagare neppure gli stipendi dei dipendenti. L’appello di Mogavero è stato sottoscritto da molti esponenti del mondo scientifico tra cui Michel Mayor, premio Nobel per la Fisica 2019, giornalisti scientifici, ricercatori, osservatori astrofisici, l’ex presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Roberto Battiston. “Dietro la realtà del Gal Hassin – dice Mogavero – vi è una storia di grandi passioni, di sofferenze e di difficoltà inimmaginabili, di impegni resi in maniera gratuita e senza tener conto di appartenenze ‘politiche’, di relazioni nazionali e internazionali costruite. E non sarà per niente facile riprendere questo ragionamento”.