Ha ragione da vendere il quotidiano cittadino, che ieri titolava “Sui porti si consuma il delitto più grave” a proposito dello scellerato accorpamento che condurrà i porti messinesi sotto l’egida di Gioia Tauro. Mancano solo15 giorni alla scadenza della proroga concessa da Delrio all’Autorità portuale messinese, anche se presumibilmente verrà reiterata per altri 6 mesi (non farlo sarebbe autolesionismo puro, a pochi mesi dalle elezioni regionali), ma prima o poi questo “delitto” verrà comunque consumato.
Delitto perché riteniamo le argomentazioni a favore dell’accorpamento ormai insostenibili, mentre le preoccupazioni che avevamo manifestato, si stanno verificando tutte, una dopo l’altra. È inutile prenderla alla larga, nella futura ADSP, i messinesi non conteranno nulla ed i nostri soldi andranno a riempire i buchi del bilancio di Gioia Tauro; tutto il resto sono favole! Ma la battaglia contro l’abolizione della nostra Autorità portuale va ben al di là del semplice tema della salvaguardia dei nostri interessi. No, non è solo questo. È innanzitutto, e stupisce che non lo si comprenda, una battaglia identitaria. Non campanilistica, che è cosa diversa, ma identitaria.
In una città come la nostra, ormai in una crisi economica irreversibile, ma anche socioculturale e di rappresentazione politica, che perde enti e funzioni oltre che abitanti, serve un segnale che dica che Messina ce la può fare! È necessario che la città vinca questa sfida per cominciare a credere in sé stessa. Dopo decenni di declino, perché la nostra crisi è stata sicuramente aggravata dall’amministrazione attuale ma proviene da lontano, per ripartire è necessario che la città elabori come prima cosa una idea di sé.
E quale può essere la chiave della rinascita, il simbolo del risorgimento di Messina, se non il recupero della centralità del suo porto. Quel porto che è stato l’anima, il genius loci della gloriosa e millenaria storia di Messina, interrotto dalla catastrofe del 1908, e che deve ridiventare il baricentro socioculturale della città. Per questo è così importante difendere l’autonomia dei nostri porti, e chi ha a cuore il futuro della nostra città non può che condividere questa battaglia. Per questo contro l’accorpamento con Gioia Tauro la parola d’ordine dei messinesi deve essere: resistere, resistere, resistere.