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Ballarò e la storia della piccola Edith e del nonno adottivo, il salumiere Enzo

giovedì 4 Maggio 2017

Troppo spesso oggi si sente parlare di razzismo ed esclusione sociale, di storie di intolleranza e antisemitismo. Palermo però va controcorrente, ormai è riconosciuta a livello internazionale come città dell’accoglienza, non ha mai rifiutato un migrante ed ha sempre, come ha potuto, accolto tutti. Se Palermo è la città dell’accoglienza, Ballarò è il quartiere della convivenza pacifica tra diverse culture. All’Albergheria coesistono persone che arrivano da più di quattordici Paesi diversi. In questo contesto nasce la storia di Edith e del Signor Enzo. Edith oggi ha otto anni ed è originaria della Ghana ma da quando aveva cinque mesi si è trasferita a Palermo, vive con la sua famiglia al primo piano di una palazzina dove al pian terreno c’è una salumeria, una delle prime arrivando dalla piccola piazza Ballarò. La salumeria è gestita ormai da più di trent’anni dal Signor Enzo e da sua moglie, entrambi di circa cinquant’anni.

Quando è arrivata qui a cinque mesi, la piccola Edith, aveva solo la sua mamma che poteva prendersi cura di lei, ma Evelina, questo il nome della madre, doveva anche lavorare per mantenere lei e la figlia qui in Italia lontane dal papà, che però qualche anno dopo le ha raggiunte. A dare una mano ad Evelina, appena arrivata nel capoluogo siculo, è stata Rosita Machese con il Giardino di Madre Teresa, l’asilo multietnico di piazza dell’Origlione dove Edith stava fino alle 18 di sera mentre Evelina lavorava come donna delle pulizie. Un giorno Evelina camminando stanca per le bancarelle del Mercato passò per la salumeria del Signor Enzo e appoggiò la piccola Edith, che teneva legata alla sua schiena con una stoffa africana, sul bancone. Il signor Enzo appena la vide si innamorò subito di quel frugoletto di colore.

La bimba era tutta capelli, con un sorriso contagioso, quando sorrideva le guance le si alzavano e gli occhi quasi sparivano, il sorriso era fatto da gengive bavose. Non era bella, ma era troppo simpatica, allegra e con uno sguardo birichino, quel fagotto di cinque mesi aveva già conquistato Enzo. Da quel giorno si instaura con lui, che non ha avuto figli, un rapporto via via sempre più stretto. Dopo l’asilo, la piccola va sempre al negozio del signor Enzo e di sua moglie, spesso è lui che va a prendere la bambina quando esce dall’asilo e si informa sul suo andamento, se ha mangiato, informazioni che poi condivide anche con Evelina.

La bambina che ha un carattere forte e spigliato a poco a poco si impone nella vita dei due commercianti così del piccolo negozio in poco tempo sembra essere la regina. Mani in fianco e stazza robusta, Edith cresce forte e amata. Enzo quando ricorda il loro primo incontro si emoziona sempre, perché lui da quel momento è stato come un papà per Edith, come un nonno, ha sempre aiutato Evelina nei momenti di difficoltà, e lei, la piccola, è cresciuta con lui, giocando con i pacchi di pasta esposti e mangiando mortadella. “Abbiamo storie di integrazione con il popolo ghanese dagli anni ’80 qui a Ballarò – racconta il signor Enzo – io prima di Edith ho cresciuto altri bimbi ghanesi nel quartiere, che adesso sono affermati professionisti a Londra. Edith è cresciuta con noi, fa parte della nostra famiglia e spero che anche lei riesca ad affermarsi e ad avere una bella posizione nella società“. Intanto la piccola Edith cresce tra l’amore di due famiglie, è bene integrata nel quartiere e, anche se a scuola è un po’ svogliata, va bene. Piccoli gesti fatti di grande umanità che fanno riflettere sul futuro di questa città sempre più multietnica.

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