A Siracusa si fa luce sul fitto mistero riguardante l’origine della più bella e famosa coppia di Bronzi dell’antichità.
Oggi, 25 luglio 2024, è stato presentato uno studio che confermerebbe la natalità siracusana di Gelone e Ierone, conosciuti come “Bronzi di Riace“.
A condurre la ricerca sono stati Anselmo Madeddu, medico ed esperto di storia e bronzistica greca, e Rosolino Cirrincione, direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania. Ad affiancarli i due studiosi del Dipartimento etneo Carmelo Monaco e Rosalda Punturo, d’intesa con Carmela Vaccaro dell’Università di Ferrara. Uno studio su campione reale e non solo su carte geologiche non verificate al 100%.
L’origine siracusana
L’ipotesi che i Bronzi di Riace avessero avuto un’origine siciliana non è del tutto nuova. I primi a sostenerlo furono i grandi archeologi americani Robert Ross Holloway e Anne Marguerite McCann. Quest’ultima propose di individuarvi i fratelli Gelone e Ierone, signori di Siracusa.
Tutto parte dalle concrezioni di vasellame presente sulla superficie dei Bronzi (e assente nei fondali del ritrovamento). Questa fu la prima prova che le statue furono inizialmente ritrovate altrove. Solo dopo depositate a Riace per completare le operazioni clandestine di espatrio.
L’originario affondamento dei Bronzi viene comunemente collegato ai trafugamenti di opere d’arte operato dai Romani dalle città greche che conquistarono. E siccome il vasellame rinvenuto sui Bronzi risalirebbe alla media età ellenistica, Holloway giunse alla conclusione che i Bronzi furono prelevati dall’unica metropoli greca conquistata dai Romani nel III secolo a.C.: Siracusa.
La sua ipotesi però non ebbe seguito. La nudità dei Bronzi di Riace si addice alle divinità, mentre Gelone e i suoi fratelli furono personaggi storici reali.
Tuttavia, una preziosa testimonianza di Diodoro Siculo, Polieno e Claudio Eliano sembrerebbe risolvere il dilemma. La nudità e l’identità eran riposti nel gruppo scultoreo del “Re Gelone nudo”. Il celebre monumento, infatti, ritraeva il signore di Siracusa senza vesti e nell’atto di consegnare le armi e la propria vita nelle mani del popolo dopo la vittoria di Imera contro i Cartaginesi. Secondo Dione Crisostomo questa celebre statua di Gelone nudo era circondata da altre due statue, probabilmente i suoi fratelli Ierone e Polizelo.
Ad avvalorare questa tesi sono anche le forti somiglianze della testa del Bronzo B (in origine dotata di elmo corinzio e corintie kyne), di alcuni elementi tipici dei condottieri siracusani e delle relative monete.
Le recenti conoscenze archeometriche
L’analisi dei materiali individuerebbero in Argo l’origine delle terre di cottura presenti all’interno dei Bronzi, ma non delle terre sottese alle saldature, del tutto differenti. I Bronzi, infatti, vennero realizzati a pezzi e poi assemblati nel luogo dove furono definitivamente collocati. Ebbene, le terre delle saldature, le uniche davvero indicative del luogo di collocazione, sono risultate siracusane.
Da qui la svolta
Gli studiosi siciliani riscontrano una sorprendente corrispondenza dei parametri geochimici. Questo grazie al confronto delle caratteristiche geologiche delle terre delle saldature dei Bronzi di Riace (pubblicate dall’Istituto Centrale del Restauro) con quelle di diversi campioni prelevati in prossimità della foce del fiume Anapo a sud di Siracusa, riscontrando una sorprendente corrispondenza dei parametri geochimici.
Gli esperti
“Ciò che sorprende maggiormente, – dichiarano Madeddu e Cirrincione – è la straordinaria corrispondenza dei contenuti di elementi in traccia tra le terre di saldatura e i campioni prelevati nell’area dell’Anapo. Si tratta di elementi considerati immobili dal punto di vista geochimico. Non modificabili da fattori esogeni. Pertanto fortemente indicativi, così da diventarne una sorta di DNA, che individua e distingue i vari tipi di litotipi argillosi. Ebbene, la composizione percentuale di questi elementi osservati nelle terre delle saldature dei Bronzi di Riace e in quelle oggetto del prelievo effettuato in questa precisa area del siracusano, sono pressoché identiche”.
“L’altra grande novità è che il nostro è stato per la prima volta condotto direttamente su campioni di terra, e a diversi livelli stratigrafici. Procedura dunque scientificamente molto più attendibile rispetto a quelle del passato, condotti sulla base di confronti con generiche carte geologiche e con approssimazioni non superiori al 70%”.
Il futuro
La ricerca sarà pubblicata su riviste scientifiche e si proseguirà con altri studi ancora più approfonditi. L’ultimo grande mistero rimasto rimane il terzo bronzo. Un mito rimasto sospeso a quasi 52 anni dal ritrovamento delle famose statue.