Non c’è pace a Messina nel Pd che si appresta a celebrare il suo travagliato congresso provinciale.
Dopo che il commissario Andrea Carbone aveva accolto la richiesta di alcuni componenti della commissione provinciale di fare slittare il congresso dal 7 al 28 luglio, nella corsa per la segreteria provinciale si è ritirato ieri Francesco Calanna, uno dei due contendenti. A rimanere in campo è rimasto solo l’avvocato Paolo Starvaggi.
E così Messina, un grande avamposto renziano in Sicilia, dove però Emiliano, candidato contro Renzi, raccolse il 25,5% alle primarie (Messina e provincia), avrà un solo candidato pronto a correre.
Voglia di unanimismo, carisma particolare o anomalia con pochi precedenti?
Paolo Starvaggi candidato alla segreteria provinciale del Pd di Messina, è vicinissimo al parlamentare regionale Pippo Laccoto, faraoniano doc in Sicilia. Un nome quello dell’avvocato di Sant’Agata di Militello su cui, sin da subito non lievitano gli entusiasmi del giovani renziani della città peloritana.
Sul suo nome ci sarebbe stato però l’imprimatur di Davide Faraone in persona che lo avrebbe ‘blindato’ incondizionatamente.
Quando Francesco Calanna, deputato all’Ars dal 2006 al 2008, aveva deciso di candidarsi, rompendo gli indugi, circa un mese fa, la premessa dichiarata era quella di recuperare tutto il dissenso che si era formato intorno alla candidatura renziana di Starvaggi. Ma il percorso non si è rivelato particolarmente agevole.
Sono in tanti a tirare la giacca a Calanna, invitandolo più o meno espressamente a un passo indietro in nome dell’unità del partito a Messina.
Niente che sia mai andato oltre una ‘moral suasion’ in salsa locale, ma quanto basta ad accendere in Calanna più di un campanello d’allarme.
Quattro giorni fa arriva la lettera di Starvaggi, il competitor con cui rivaleggia per la vittoria finale che scrive: «sarei grato all’Onorevole Calanna se volesse valutare la possibilità di aderire anche lui alla mia candidatura per renderla unitaria in tutto e per tutto, in piena conformità allo spirito di servizio che mi anima». Prima e dopo questo passaggio centrale, lo stesso Starvaggi nella lettera precisa e ribadisce una serie di considerazioni improntate all’unità.
Di ben altro tenore la risposta di Calanna: «non comprendo il senso delle tue preoccupazioni per plurime candidature alla segreteria. Pensa un po’,le mie preoccupazioni vanno proprio nel senso opposto rispetto alle tue:la circostanza che siamo solo in due e che la mia candidatura sia,diciamo così,eterodossa,sta a dimostrare solo una cosa:nessun serio confronto è stato avviato a Messina all’interno del PD».
Calanna quindi prosegue: «Tutto appare fermo,stantio e vecchio e tu, tuo malgrado, finisci con l’essere l’espressione di un caminetto messinese,unitamente alla lista che ti sostiene».
Un altro passaggio di Calanna è questo: «mi ero illuso che dopo il gelo commissariale che doveva affrancare il PD dal sistema genovesiano precedente. I novelli epigoni del sistema “renziano”, ieri “genovesiano”, hanno meditato bene la circostanza di poter blindare posizioni di potere di breve periodo e lo hanno potuto fare solo preconfezionando un fritto misto davvero indigeribili».
Calanna non ha fatto mistero in questi giorni di avere contestato metodo e sistema di tesseramento come lui stesso conferma: «Per usare un eufemismo lo definirei ‘farlocco’– commenta l’ex parlamentare regionale, avendo contestato la scelta e il metodo ho preferito non continuare e ribadisce:«il sistema genovesiano si riproduce in maniera camaleontica. Sono i protagonisti di ieri che tornano oggi».
Questa la vicenda che un po’ imbarazza i dem. Una storia di provincia che forse la terza città della Sicilia non meritava.