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Camoscio appenninico, sentinella per la salute dell’uomo CLICCA PER LE FOTO

mercoledì 26 Gennaio 2022

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Cercare una ‘sentinella’, strettamente legata al territorio, che potesse dare indicazioni utili per la salute dell’uomo, partendo dal dato che oggi non è possibile separare il benessere dell’uomo da quello degli animali e dell’ambiente che condividono“: nasce con questo obiettivo il progetto portato avanti dal Parco Nazionale della Maiella con la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo e che ha individuato questa figura nel Camoscio Appenninico.

“Un animale unico e particolarmente legato alla storia della conservazione in Abruzzo. – spiega Simone Angelucci, veterinario del Parco della Maiella – Vive in ambienti in alcuni casi incontaminati e difficilmente raggiungibili dall’uomo, in altri in condivisione con animali domestici al pascolo. E’ quindi un perfetto indicatore delle differenze rilevabili in ambiente con o senza attività antropiche”.

A partire da campioni di feci sono stati isolati batteri resistenti ad antibiotici considerati critici per la salute umana. “Sono perlopiù antibiotici non utilizzati in ambito veterinario e considerati fra le ultime risorse utili nel curare infezioni batteriche non più trattabili con i comuni antibiotici“. Questi risultati riguardano in particolare i batteri Escherichia coli, resistenti ad antibiotici conosciuti come colistina e carbapenemi. E’ stato possibile correlare a queste resistenze la presenza di alcuni geni (mcr-4, oxa-48) riportati per la prima volta in questa specie e negli ungulati selvatici in Italia e in Europa grazie a questo studio.

Risultati che riguardano in particolare i camosci che condividono ambienti con attività antropiche. Quelli che vivono in aree più isolate non presentano gli stessi profili di resistenza. “Tali risultati accendono i riflettori sulla responsabilità dell’uomo nell’uso corretto degli antibiotici” sottolinea Angelucci, ricordando che alcune recenti stime dell’Oms hanno registrato in Europa 4 milioni di infezioni da batteri antibiotico-resistenti con 37mila decessi e una spesa, tra costi sanitari e non, di circa 1,5 miliardi di euro l’anno.

I risultati del progetto sono pubblicati nell’articolo “Resistance Patterns, mcr-4 and OXA-48 Genes, and Virulence Factors of Escherichia coli from Apennine Chamois Living in Sympatry with Domestic Species, Italy” sulla rivista scientifica ‘Animals’ che ne sottolinea la rilevanza in termini di protezione della salute pubblica e della biodiversità.

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