Chi sceglierà il centrodestra per lanciare la sfida alla successione di Leoluca Orlando alla carica di sindaco di Palermo? E’ certo che stavolta di tratterà di un candidato che non sia ‘preso in prestito’ da altre storie politiche, come successo per l’ultima tornata elettorale, quando a correre sotto la bandiera dei moderati fu Fabrizio Ferrandelli.
I papabili – anche se c’è chi sottolinea che chi entra papabile in Conclave è destinato a uscire cardinale – sono diversi. Alcuni di grande esperienza, altri giovani ma con un background di tutto rispetto acquisito nei palazzi del potere, altri ancora con le mani libere e pronti ad abbracciare nuovi (o forse no) esperimenti di fusione a freddo di forze centripete.
Se ci rifacciamo a questi scenari, il primo interrogativo che si pone e se si tratterà di un candidato unitario: si riproporrà la coalizione del governo che sostiene Nello Musumeci alla Regione siciliana o si aprirà la strada a nuovi scenari? Nelle segrete stanze del centrodestra c’è chi scommette sulla replica del modello Musumeci. In questo caso i nomi più gettonati sono due, quello dell”uomo a Palermo’ del governatore, il capogruppo di #DiventeràBellissima all’Ars Alessandro Aricò, e quello dell’assessore regionale alla Formazione professionale e all’Istruzione Roberto Lagalla.
Il primo ha le idee chiare sullo schema che la coalizione dovrebbe proporre alle amministrative palermitane: “Credo che il centrodestra debba assolutamente provare a governare Palermo e debba farlo con il sistema che Nello Musumeci sta mettendo in atto con la coalizione di centrodestra a livello regionale, questo è più che un auspicio da parte mia”, ha affermato a ilSicilia Aricò, che stuzzicato sul suo nome dice: “Chi fa politica a tutti i livelli, almeno una volta nella vita ha sognato di governare il proprio comune di nascita o di residenza, piccolo o grande che sia. Ma non è il momento di autocandidature, senza che questo voglia assolutamente dire snobbare questa prestigiosa carica“.
Politicamente più di ‘apertura’ il ragionamento di Lagalla: “Abbiamo 18 mesi in cui possono maturare tante condizioni politiche, tanto a livello nazionale quanto a livello regionale. Comunque credo che le elezioni comunali si distinguano dalle altre per la possibilità di avere una componente civica molto pronunciata e questo potrebbe essere un valore aggiunto per la prossima campagna elettorale in città“, dice l’ex Rettore dell’Università degli studi di Palermo.
Questi i nomi che si rifanno al ‘modello Musumeci’. Altro scenario potrebbe essere quello di un candidato sostenuto da quell’area che aspira alla ricostituzione di un grande centro moderato, magari ‘pescando’ anche tra i renziani di Italia Viva. In questo caso l’identikit potrebbe essere quello di Saverio Romano, ex ministro e uomo d’esperienza oggi libero da incarichi che in questi giorni sembra muoversi molto e che ambirebbe a occupare la poltrona più alta di Palazzo delle Aquile. Molto dipenderà dal destino del progetto di ricostituire la Balena Bianca, che è ancora embrionale. Come pure le candidature verso le elezioni amministrative del 2022, che potrebbero vedere numerosi altri papabili candidati e outsider.
Per rimanere nel Centrodestra, resta da capire cosa farà Gianfranco Micciché. Il plenipotenziario di Forza Italia in Sicilia, oggi, dalla poltrona del suo ufficio sta a guardare cosa faranno gli altri, in attesa di fare valere il proprio peso politico: magari per fare pendere nel centrodestra l’ago della bilancia più verso il centro o più verso la destra.