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Ennesimo rinvio

Caos in I Commissione, la maggioranza si spacca sulla parità di genere: il giallo sulla rappresentanza al 40%

mercoledì 5 Marzo 2025

Scontro aperto in Commissione Affari Istituzionali dell’Ars, presieduta da Ignazio Abbate.

Commissione Affari Istituzionali

Nella giornata di ieri i toni si sono accesi dopo l’approvazione dell’articolo 4 del ddl Enti locali sulla incompatibilità fra assessori e consiglieri e del consigliere supplente. Il disco verde alla norma è arrivato dopo una lunga discussione.

La fase più calda, però, si è aperta al momento dell’esame di altri articoli dello stralcio del ddl 738. A tenere banco e spaccare persino la maggioranza è uno dei capitoli più dibattuti: a rubare la scena è sempre lui, il famigerato articolo 5. Proprio sulla rappresentanze di genere fissata al 40%, trovare un punto di incontro e una sintesi appare al dir poco impossibile. Insomma, nonostante il tema sia stato protagonista anche del vertice di maggioranza, al termine della scorsa settimana (CLICCA QUI), con esito più che negativo, la strada appare ancora in salita. 

Nell’ultima seduta della Commissione, tenutasi ieri e durata diverse ore, gli animi si sono accesi e non poco sull’articolo 5. La discussione alla fine è stata sospesa e rinviata a martedì prossimo, anche se dei piccoli passi in aventi sono stati compiuti, con l’approvazione di un subemendamento presentato dall’opposizione all’emendamento del presidente Abbate, passato con il voto trasversale. Proprio su questo, al termine della riunione, fuori dai tavoli della Commissione, sono nati equivoci e incomprensioni. 

Michele Catanzaro

A generare perplessità sono state le parole del capogruppo del PD e componente della I Commissione, Michele Catanzaro, che ha parlato di “un importante passo avanti per la parità di genere nelle amministrazioni locali. La Commissione Affari Istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana ha approvato un emendamento, proposto dal Partito Democratico, che punta a garantire una presenza più equa di donne e uomini nelle giunte comunali. È un risultato di grande valore a cui arriviamo dopo l’ennesimo tentativo e che recependo una norma nazionale dà concretezza al principio di parità e contribuisce a costruire amministrazioni più equilibrate e rappresentative della società“.

In un tale contesto la confusione è dietro l’angolo ed è iniziato a trapelare un dubbio: la rappresentanza di genere al 40% è stata approvata o no? La risposta è secca: no. 

Da cosa nasce allora quest’ultimo quesito? Facciamo ordine.

A dare il via al dibattito è stata la possibilità di recepire la norma nazionale con l’entrata in vigore immediata o al rinnovo delle amministrazioni. Una proposta avanzata dallo stesso partito dei dem. Una soluzione, quest’ultima, che avrebbe però permesso l’entrata in vigore della rappresentanza di genere al 40% in pieno regime, in tutti i Comuni siciliani, tra circa quattro anni e tre mesi. Nasce proprio da qui l’emendamento presentato dal presidente Ignazio Abbate (Dc), primo firmatario, da Marco Intravaia (FI) e da Marianna Caronia (NM), che prevede l’entrata in vigore della legge con il rinnovo delle amministrazioni per i Comuni dai tremila ai diecimila abitanti e l’entrata in vigore immediata per i Comuni al di sopra dei diecimila abitanti. Sulla base di ciò è giunto un subemendamento, presentato dal Partito Democratico e che ha abbassato la soglia a 3500 abitanti. Subemendamento approvato con una maggioranza trasversale.

Ignazio Abbate

Il presidente Abbate ha però spazzato via ogni dubbio: “La norma non è stata approvata. E’ stato approvato soltanto un subemendamento al mio emendamento, che fa si che la norma entri in vigore subito per quanto riguarda i Comuni superiori a 10mila abitanti e invece rinvii quelli sotto i 10mila al rinnovo delle amministrazioni locali. Questa soglia è stata poi abbassata da 10mila a 3.500 con un subemendamento del PD. A quel punto, vista l’impossibilità di trovare un minimo accordo all’interno di tutti i partiti rappresentati in Commissione, ho deciso di rinviare a giorno 11 marzo il completamento del voto dell’articolo 5 e degli altri articoli ancora non approvati, compresi i disegni di legge sul terzo mandato dei sindaci dei Comuni sotto i 15 mila abitanti”.

Una cosa è certa. In Commissione è in atto un tutti contro tutti improduttivo, che non vede un accordo neanche tra le fila della maggioranza che in queste ultime settimane non riesce a trovare una quadra su qualsiasi argomento . E il perché è facilmente intuibile. Sono tanti i deputati che siedono all’Ars e ricoprono il ruolo di sindaco. Alcuni esempi? Due sono proprio in I Commissione, Pippo Laccoto (Lega) e Giuseppe Lombardo (Sud chiama Nord), rispettivamente primi cittadini di Brolo e Roccalumera. L’approvazione di tale norma, dunque, entrerebbe a gamba tesa nella gestione di alcune amministrazioni locali. Insomma, una quadra dovrà necessariamente essere trovata, anche perché le donne della politica sono già sul piede di guerra e pronte a scendere nuovamente in campo (CLICCA QUI).

Una notizia positiva dalla Commissione Affari Istituzionali però è uscita. E’ stato approvata, come anticipato all’inizio, la figura del consigliere supplente nei Comuni con popolazione superiore ai 15 mila abitanti: se un consigliere viene nominato assessore dovrà sospendersi dalla carica e al suo posto subentrare il consigliere supplente, il primo dei non eletti nella lista di appartenenza dell’assessore nominato. Qualora dovesse decadere da assessore, il consigliere ritornerebbe al suo posto, facendo decadere a sua volta il subentrato.

 

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