Di fronte alla generale insoddisfazione dei messinesi nei riguardi della gestione dei servizi cittadini, la giunta comunale oppone come esempio di buona amministrazione l’azienda del pubblico trasporto cittadino. È l’Atm ad essere presentata come il fiore all’occhiello di questa Giunta comunale.
Ma è veramente cosi? Sicuramente c’è la generale percezione di un miglioramento della qualità del servizio, è vero ci sono più autobus in giro, ma questo non basta per cantare vittoria.
Per comprenderlo basta leggere il bilancio 2016 dell’Atm, pubblicato a marzo 2018. Dall’analisi del documento contabile si comprende che l’Atm non è l’azienda modello che l’amministrazione accorintiana vorrebbe raccontare, tant’è che se fosse una azienda privata, gli amministratori dovrebbero consegnare i libri in Tribunale per chiedere l’applicazione di una procedura concorsuale.
Entriamo nel dettaglio. Utile di esercizio: l’utile dichiarato per l’anno 2016 (euro 128.779) è invece in realtà una fortissima perdita, occultata da sopravvenienze attive pari ad euro 5.355.608, delle quali 4.700.000 di euro derivano dalla rinuncia di un credito da parte del Comune di Messina.
Quindi, anche se volessimo considerare solo questa posta, il bilancio 2016 dell’Atm si chiuderebbe con una perdita di euro 4.571.221. E non consola l’aumento degli incassi per la vendita dei biglietti bus/ tram e gratta e sosta, rispettivamente di euro 512.422 ed euro 177.512 rispetto al 2015, di fronte all’aumento di 1.269.868 del costo del personale, malgrado una riduzione di 21 unità (548 nel 2015 – 527 nel 2016).
Infatti, se consideriamo il costo medio pro capite per dipendente, siamo passati da euro 36.759 (anno 2012) ad euro 37.748 (anno 2015) ed euro 41.662 (anno 2016). Su tale ultimo dato la nota integrativa prova a dare qualche spiegazione, ma sulle voci quali una tantum e straordinario per autisti, riteniamo opportuno lasciare il giudizio ai sindacati presenti in azienda. Anche depurando il dato del costo del personale di euro 1.269.868, come suggerito dalla nota integrativa, il costo pro capite sarebbe di euro 39.252.
Si valuti che siamo in presenza di una azienda con un patrimonio netto negativo di euro 31.916.291 o di euro 36.487.512 se non ci fosse stata la rinuncia del credito da parte del Comune di Messina di euro 4.700.000.
Situazione debitoria: si assiste ad un progressivo e preoccupante aumento dei debiti: + 2.317.272 nei confronti dei fornitori; + 2.974.875 per tributi; + 3.914.762 per contributi previdenziali; + 1.505.816 verso altri.
Siamo complessivamente ad un incremento di 10.712.725 di debiti rispetto al 2015. Tale posizione debitoria ha comportato un costo solo per interessi passivi di euro 1.500.000 e riteniamo non siano state considerate le sanzioni per il ritardato pagamento.
La posizione debitoria complessiva è pari ad euro 66.127.440 “alleggerita” di euro 4.700.00 per la citata rinuncia del credito da parte del Comune. Basta fare una semplice somma per arrivare a più di 70.000.000 di euro.
La furbata della rinuncia del credito da parte del Comune di Messina ha “pilotato” il bilancio verso un utile di fatto inesistente ed una riduzione de idebirti. L’Atm non è una Spa., come Messinambiente, i debiti rimarranno a carico del Comune di Messina e non si potranno scaricare su altri.
Situazione creditoria: ad una situazione di debiti certi, si vorrebbe contrapporre una situazione creditoria pari a 34.006.151, a dir poco precaria e poco chiara. La nota integrativa su tale punto è palesemente e gravemente carente di informazioni.
Sono presenti una serie di crediti, nei riguardi di Comune, Regione e Stato, il cui grado di riscuotibilità è di difficile comprensione, anche se vengono inseriti quasi tutti tra i crediti scadenti entro l’esercizio successivo (2017).
Considerato che siamo ad aprile del 2018 sarebbe interessante comprendere se siano stati effettivamente riscossi, altrimenti si tratterebbe di una palese falsità. Come risulta evidente da questa analisi, non è tutto oro ciò che luccica.