“Le recenti decisioni politiche sulle condizioni dei detenuti mi lasciano assai perplesso. Colgo il sapore di un’amara sconfitta per chi, come me, sperava in riforme più incisive sul sistema carcerario”. Lo dichiara Totò Cuffaro segretario nazionale della DC.
“Le condizioni dei detenuti – continua – sono nodi centrali del macro tema giustizia-morale-misericordia e cristianità dividendo l’opinione pubblica, come ormai, accade di consueto. Resta, però, il dato di una politica che considera ‘il carcere come storia di corpi e non di anime’, invece è dai luoghi in cui si deteriora la speranza a vantaggio della morte che la riforma della giustizia deve prendere corpo. La riforma del sistema giudiziario italiano non può non passare delle carceri il cui il quadro nazionale generale è disumano e inaccettabile sotto il profilo umano, giuridico e politico. Sovraffollamento, condizioni disumane e una gestione cronicamente emergenziale, sono il grido di speranza per una riforma più incisiva che sembra proprio volersi scontrare con quella stessa politica incapace di garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali, la stessa politica che ha eretto il muro delle mancanze di misure alternative alla detenzione”.
“Un fallimento – prosegue – dopo l’altro di provvedimenti pensati per migliorare le condizioni di vita dei detenuti, ma che continuano a non trovare esecuzione nel nostro Stato, vani addirittura gli appelli accorati del Presidente della Repubblica e del Santo Padre. Le riforme più coraggiose sono state rinviate o smorzate. Teme forse la politica, l’accusa di “buonismo”? Non spingere troppo su misure alternative corrisponde all’immobilismo che alimenta il sovraffollamento grave, con un conseguente aumento dei suicidi, a discapito sempre dei malati mentali detenuti e condotti alla morte. La politica ha il dovere di diventare più umana”, conclude.