L’approvazione della Direttiva sulle “Case green” da parte del Parlamento europeo è stato il punto di arrivo di lunghe e complesse trattative tra le forze politiche sovranazionali. La norma è finalizzata a migliorare l’efficientamento energetico degli edifici costruiti o in via di realizzazione nel territorio degli Stati nazionali. Scadenze stringenti aspettano l’Italia, sebbene il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Picchetto Fratin ha già avvertito che “alcuni step di vincolo al 2030 e al 2040 sono di difficile raggiungimento“. La presenza di immobili datati nel territorio dell’Isola fa già presagire che questi interventi incideranno con maggior intensità proprio in Sicilia.
LA SITUAZIONE SICILIANA
L’Isola, secondo un’indagine condotta da Immobiliare.it, ha soltanto il 3% di edifici classificati come “impatto zero” attraverso una certificazione ottenuta in base alla Nzeb (Nearly zero energy buildings). In base a questo allarmante dato, buona parte del restante 97% delle abitazioni dovrà subìre degli interventi di miglioramento nei prossimi anni.
Il legislatore europeo non fa sconti, e obbliga a raggiungere la classe energetica E entro il 2030. Ma quest’ultima dovrà ancora migliorare appena tre anni più tardi, passando ulteriormente alla più efficiente fascia D. Il problema della sostenibilità energetica rischia di diventarlo anche sotto l’aspetto della sostenibilità economica.
Il rapporto del 2022 realizzato da Enea e Cti sul tema, evidenzia che più della metà degli edifici siciliani si trovi in realtà al di sotto di queste soglie. Il costo per migliorare le condizioni termotecniche delle abitazioni non sarà indifferente, dal momento che buona parte degli interventi vertono sull’eliminazione delle caldaie a gas, o sulla posa di cappotti termici e pannelli solari.
A rendere il boccone meno indigesto ai siciliani, tuttavia, c’è ancora l’Ecobonus e il Bonus ristrutturazioni. La prima misura, infatti, è stata confermata anche per il 2024, mentre la seconda è stata prorogata ancora dal governo nazionale fino a tutto il 2025. Si dovrà comunque pensare a una proroga degli incentivi economici per riuscire a raggiungere i target fissati dall’Ue.
LA NORMA EUROPEA
Le regole europee fissano delle scadenze temporali improrogabili, entro le quali bisogna adattare le abitazioni alle nuove esigenze sovranazionali. Innanzitutto, occorrerà sostituire le caldaie a gas dalle case nell’Isola, sebbene saranno accettate quelle a funzionamento ibrido. Per questa misura la data di scadenza è quella del 2040. Ma se questo termine può apparire particolarmente lontano, basta proseguire l’esame del testo normativo per ricredersi.
Il Parlamento europeo, infatti, impone agli Stati nazionali la riduzione del consumo di energia in misura pari al -16% entro i prossimi sei anni. La percentuale potrà crescere ulteriormente nel periodo successivo, imponendo un target di circa il 22% da raggiungere entro il 2035. I traguardi fissati dal legislatore europeo sembrano raggiungibili soltanto attraverso un dispendio economico rilevante da parte dei cittadini. Inoltre, tutti gli immobili di nuova costruzione dovranno essere a “zero emissioni” a partire dal 2030 e montare i pannelli fotovoltaici
Ciò che più preoccupa, tuttavia, è la prossima scadenza dei bonus e degli incentivi previsti dal governo nazionale. Nei prossimi due anni, salvo proroghe “in extremis“, cadranno nel dimenticatoio sia l’Ecobonus che il Bonus ristrutturazioni.
I COSTI
La spesa media stimata per ogni immobile è pari a trentacinquemila euro, ma la forbice varia da un minimo di ventimila euro fino a un massimo che può toccare punte di cinquantacinquemila euro. Secondo Unimpresa, infatti, in Italia la spesa complessiva a carico dei privati su questo settore potrà ammontare a 266,7 miliardi di euro in venti anni. La sostituzione della caldaia a gas con una di ultima generazione, per esempio, ha un costo che può sfiorare i sedicimila euro.