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“Gianfranco non ti occupare di questa vicenda“. Questa frase detta dall’assessore Girolamo Turano al presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè è stata la ‘tirata dei remi in barca’ da parte del forzista in merito ai contatti con Arata.
Oggi in commissione Antimafia a Palazzo dei Normanni sono partite le audizioni in merito alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto nei fatti, assessori, funzionari e vari esponenti politici. Il primo ad essere ascoltato è stato il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè.
A quanto pare, stando alle carte degli inquirenti, Francesco Paolo Arata, manager ed ex esponente di Forza Italia, era socio occulto del mago dell’eolico Vito Nicastri, uomo vicino a Matteo Messina Denaro. Arata pare avesse numerosi interessi in Sicilia e cercava ‘vie traverse’ attraverso uffici amministrativi ed assessorati, per trovare la strada più veloce.
Secondo fonti investigative, il dato da approfondire è l’ipotesi secondo cui il presidente dell’Ars, Miccichè avrebbe presentato l’assessore Pierobon al faccendiere Arata. Ma il leader dei forzisti in Sicilia avrebbe anche convocato il dirigente generale Salvo Cocina, per parlare di alcuni progetti che potevano interessare l’Arata. Il manager in poco tempo sarebbe riuscito ad entrare in contatto anche con altri due assessori, da egli ritenuti utili alle proprie operazioni: Cordaro e Turano.
Miccichè, ascoltato dalla Commissione antimafia, si è smarcato, affermando di non conoscere Vito Nicastri: “Io non ho mai incontrato Cocina con Arata. La mia segreteria mi dice che ho incontrato Cocina il 18 gennaio 2018 alle 18.30, qui a Palazzo dei Normanni, nella mia segreteria, prima del caso Arata. Siamo andati anche a verificare tramite la portineria che Arata e Cocina non erano qui nello stesso momento. Vorrei pure dire che io non sapevo chi fosse Vito Nicastri né che Arata era socio d’affari di Nicastri” . questo quanto affermato dal presidente Miccichè durante l’audizione.
“Successivamente mi ha chiesto un altro appuntamento e venne solo il figlio – ha aggiunto – il 12 di luglio 2018. Durante l’incontro, Arata, il figlio, mi disse che c’era un blocco alle attività produttive quindi voleva parlare con Turano. Si sono incontrati, qui a Palazzo, Turano, Arata e il figlio. A seguito del loro incontro, Turano mi ha allertato di non occuparmi più di questo personaggio“.
Gianfranco Miccichè non era preoccupato dell’audizione in commisione Antimafia, anzi ha tenuto a precisare che “certi organi sono utili per evidenziare la trasparenza di questo Palazzo e dei politici“, tanto che ha voluto sottolineare questo passaggio convocando i giornalisti in sala stampa all’Ars: “La politica si è resa impermeabile a quanto accaduto, non ha piegato la schiena, tutta la classe politica interessata da questa vicenda ha fatto in modo che chi voleva non ottenesse nulla. Rispetto al passato che ha danneggiato la nostra Isola per situazioni poco positive, mi sembra di poter affermare che oggi questa politica mi sembra molto più forte. Un punto a favore della Regione Siciliana, se non dal punto di vista amministrativo, dal punto di vista politico”. Ha detto Miccichè al termine della audizione in commissione antimafia: “E’ cambiato l’atteggiamento complessivamente dell’Assemblea nei confronti degli affaristi, dei tangentisti – ha aggiunto Miccichè – questo è un palazzo che garantisce trasparenza e certezza negli incontri, io non incontro nessuno che non abbia preso un appuntamento e senza che si sia prima avvertita la portineria. E io sono felice che il signor Arata e i suoi amici se ne siano andati via e non abbiano ottenuto nulla dalla politica che ha dato un segnale importantissimo che la Sicilia sta cambiando”, ha concluso Miccichè.
Oggi proseguiranno le udienze dell’assessore Pierobon ed Umberto Santino del centro Impastato di Cinisi.
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