I sindaci dei 25 comuni appartenenti alla diocesi di Cefalù sono stati invitati dal vescovo Giuseppe Marciante, insediatosi lo scorso aprile, per un incontro, non aperto al pubblico, previsto per il pomeriggio del 19 ottobre, nel seminario vescovile della cittadina normanna.
Si tratta di comuni che ricadono nella cintura madonita, territorio privilegiato eppure, al contempo, dal presente travagliato: tra i beneficiari delle attenzioni del governo centrale attraverso la Snai, dall’altro lato risente della grave crisi che sta attraversando, ormai da diversi anni, l’intera regione.
Aspetti negativi che, su piccola scala, amplificano sulle popolazioni i loro effetti. Le Madonie, infatti, sono porzioni della provincia palermitana “a dimensione uomo”, come spesso si usa dire: luoghi per una sorta di buen retiro per gli abitanti delle città e delle aree metropolitane maggiormente urbanizzate e per stranieri in cerca di una seconda fase nella loro esistenza. Una dimensione piccola, da borgo dorato (e tra “gioielli” e “borghi più belli d’Italia”, “bandiere arancioni” e “perle del Tirreno”, le Madonie riescono davvero a offrire una varietà culturale, architettonica e naturale di sicuro pregio) che oggi, tra le tante criticità, pesa come non mai.
Il vescovo Marciante si è messo in ascolto: pure in sordina, si è confrontato in questi mesi con il territorio e quanto è emerso è la difficoltà di migliaia di persone. Le emergenze sociali diventano, così, emergenze politiche e pastorali. Da qui il passo è stato breve nel chiamare a raccolta i primi cittadini della diocesi. Nella lettera di convocazione, Marciante ricorda che “sono molte le urgenze che dobbiamo affrontare: il dramma dello spopolamento dei nostri centri, la carenza di lavoro e la situazione precaria della rete viaria, soprattutto nelle zone più interne delle Madonie“. Un comprensorio, quest’ultimo, che ha “un potenziale ancora inespresso” e che “è riassunto nell’assioma: natura, cultura e nuove tecnologie” ricordando che la Cei ha già accettato la candidatura di Cefalù quale sede della prossima Giornata nazionale del Creato.
“Il tempo è ormai maturo – ricorda Marciante – per far fronte comune, superando ogni sterile logica individualistica e campanilistica». E aggiunge: «Sin dall’inizio del mio ministero pastorale in Diocesi, ho espresso il vivo desiderio d’incontrare le diverse realtà istituzionali per dialogare insieme e condividere progetti per la creazione di un “laboratorio della speranza””.
L’auspicio, infine, che è anche programma operativo: “Dobbiamo frenare l’esodo dei nostri giovani – chiosa Marciante – dei nostri talenti, creando condizioni e motivazioni favorevoli per restare”.