“Abbiamo letto con profonda amarezza l’ennesimo attacco mediatico di ‘La Repubblica’ che, sotto il velo della moralità, si trasforma in un’invettiva ideologica carica di odio, pregiudizio e disprezzo selettivo. Vista l’occasione, ‘La Repubblica’ fa scendere in campo uno di quei “ Professionisti dell’antimafia” che, al pari della mafia altrettanto male hanno fatto alla Sicilia, al quale basta indossare la veste d’ordinanza per emettere sentenze, impartire giudizi, oscurare notizie quando alcune indagini giudiziarie riguardano ‘confratelli’ dello stesso ‘Rito’, per condizionare il lavoro di alcune Procure della Repubblica su piste investigative suggestive già cestinate dalla Corte di Cassazione”, così dichiara il Segretario regionale Stefano Cirillo a nome di tutta la Democrazia Cristiana.
Che aggiunge: “Il signor Abbate, già coautore di testi d’accusa di Pubblici Ministeri d’assalto poi transitati in Parlamento, punta il dito contro una parte della Sicilia, quella che non si vergogna di esistere, di partecipare, di costruire una proposta politica. Si demonizza la Democrazia Cristiana e il suo leader Totò Cuffaro, non per ciò che fa oggi, ma per ciò che è stato ieri, dimenticando volutamente che ha scontato fino all’ultimo giorno la sua pena, che ha pagato il proprio debito con la giustizia e che oggi agisce nella piena legittimità democratica, senza cariche istituzionali, ma con il consenso di migliaia di siciliani.
“Si arriva, persino, a criminalizzare chi non aderisce alla logica del linciaggio continuo e permanente, chi stringe una mano, chi partecipa a un evento privato, peraltro organizzato nell’afa dell’ora del pranzo proprio per permettere di partecipare alle manifestazioni in ricordo di Borsellino. Volutamente, rimarcando la presenza di pochi esponenti istituzionali e tralasciando l’affettuosa presenza di tantissima gente comune. Chi oggi accusa Cuffaro e la Democrazia Cristiana non sta difendendo Paolo Borsellino. Sta semplicemente cavalcando l’emotività di una data sacra per alimentare una narrazione faziosa, in cui esiste solo il bianco e il nero, il buono e il cattivo, il puro e il contaminato. Ma la memoria non può diventare un’arma politica, né la giustizia un tribunale morale gestito da editorialisti militanti”, continua Cirillo.
E sottolinea: “La verità è un’altra. È che la Sicilia non è irredimibile. È una terra viva, che si interroga, che sbaglia e si rialza, che non cancella nulla, che prova a fare tesoro degli errori del passato per costruire un futuro migliore. È una terra che ha sete di giustizia vera, non di crociate giornalistiche. Noi non ci vergogniamo di chi siamo, né ci nascondiamo dietro simboli, ma li onoriamo nel modo più semplice: lavorando ogni giorno, alla luce del sole, con i nostri giovani e le nostre donne impegnate nelle istituzioni, per offrire risposte politiche e sociali ai siciliani.
“Chi oggi scrive che festeggiare un matrimonio equivale a oltraggiare una memoria, non solo manca di umanità, ma toglie dignità anche alla causa che dice di servire. La legalità non si difende con l’odio, ma con il rispetto e con la verità dei fatti. La Democrazia Cristiana va avanti, senza risentimento, senza clamori, senza vergogna. Con la forza della legalità, la libertà delle idee e la dignità delle persone”, conclude.