“Abbiamo fatto ricorso ad una norma tecnica per risolvere un problema politico“. E’ un’affermazione pregna di amarezza quella fatta in aula, la scorsa settimana, dal capogruppo della DC Domenico Bonanno. Motivo del contendere è sempre lo stesso, ovvero il rinnovo delle commissioni. All’interno del Consiglio Comunale si discute da settimane per trovare una quadra. Ma nel centrodestra sembra esserci tutto fuorchè un accordo. E per superare l’impasse si è fatto ricorso alle norme ordinamentali, non senza polemiche. E proprio sulla questione si è aperto un dibattito d’aula dal quale è emerso un elemento chiaro, ovvero un frattura fra diverse anime della maggioranza e il presidente del Consiglio Comunale Giulio Tantillo. Il clima è rovente. Ma a raffreddare gli animi ci potrebbe pensare il tempo. Il centrodestra ha circa due settimane di tempo per ridisegnare le commissioni e le relative presidenze. Per allora, servirà un’intesa ad oggi assente.
La spaccatura in Consiglio Comunale
Una partita tutta politica, risolta in punto di diritto. Almeno per delimitare il campo da gioco. Con la modifica al regolamento del Consiglio Comunale infatti, è stata introdotta la decadenza degli organi di controllo di Palazzo delle Aquile una volta trascorsi i due anni e mezzo dal conseguimento della carica. Un rimpasto che riguarderà anche i consiglieri. La redistribuzione degli esponenti dell’assemblea cittadina infatti dovrà tenere conto, in proporzione, della rappresentatività dei gruppi. Ciò però ha avuto un prezzo, ovvero la netta spaccatura fra l’aula e l’ufficio di presidenza capitanato da Giulio Tantillo.
Non è passato infatti inosservato agli addetti ai lavori che, durante la seduta serale di venerdì, l’esponente di Forza Italia abbia abbandonato i lavori in seguito al clima rovente generatosi in aula dopo i dubbi emersi sulla presenza del numero legale. Con lui erano assenti i due vicepresidenti, ovvero Giuseppe Mancuso e Teresa Piccione. Ma nonostante ciò, l’aula si è determinata sotto l’impulso dei capigruppo di maggioranza. Sugli scudi in particolare il sopracitato Domenico Bonanno e il capogruppo di Fratelli d’Italia Giuseppe Milazzo, molto polemico in aula nei confronti dell’Ufficio di Presidenza e del segretario generale Raimondo Liotta, in particolare per il parere dato sulla delibera che modificava il regolamento. Alla fine, a notte fonda, l’accordo è stato trovato attraverso il voto su alcuni subemendamenti passati in aula.
Il quadro è cambiato
Insomma, le commissioni dovranno essere riorganizzate. E ci saranno circa due settimane di tempo per farlo. Un margine dato dai tempi tecnici necessari affinché la norma abbia efficacia. Durante il periodo d’interregno sarà possibile votare alcuni atti chiave per l’Amministrazione, come il bilancio di previsione e i relativi documenti propedeutici. Per altri, come la convenzione sullo stadio Renzo Barbera, ci potrebbero essere ulteriori slittamenti. Ciò almeno fino alla riorganizzazione delle commissioni.
Tutto dovrà avvenire all’insegna della proporzionalità e tenendo conto degli attuali equilibri d’aula. Fatto non da poco considerando che la situazione è nettamente cambiata da giugno 2022 ad oggi. La Democrazia Cristiana ha cinque consiglieri, rispetto ai tre di inizio consiliatura. La Lega è scesa a quota due. Mentre Lavoriamo Per Palermo ha integrato gli ormai ex di Azione, Leonardo Canto e Fabrizio Ferrandelli, bilanciando così le uscite di Giovanna Rappa e Salvo Alotta. Quest’ultimo però ha tenuto la presidenza della V Commissione (Sport), portandola così a Forza Italia. In pratica, il gruppo del sindaco è rimasto orfano di una casella.
Parte il toto nomi per le presidenze
Da tempo, Roberto Lagalla chiede un riequilibrio delle presidenze. Ma dagli azzurri la risposta è stata sempre la stessa: no. Ciò almeno fino ad oggi. Con il riequilibrio delle commissioni, ci dovrà essere necessariamente una riassegnazione delle presidenze. E in quella sede il sindaco potrà incidere. Gli occhi sono puntati su Forza Italia. Gli azzurri hanno tre presidenze: la V (Salvo Alotta), la VI (Ottavio Zacco) e la VII (Pasquale Terrani). Quest’ultima ha introdotto le sopracitate modifiche al regolamento. Da questo punto di vista, Terrani ha fortificato la sua posizione con il passaggio all’interno della corrente del deputato regionale Edy Tamajo.
A cedere il passo, quindi, dovrà essere uno fra Ottavio Zacco e Salvo Alotta. Il primo però parte da una posizione di vantaggio dettato dal peso politico. E un’eventuale rinuncia al ruolo di capogruppo potrebbe agevolare il processo. In questo senso, il favorito per l’incarico è Leopoldo Piampiano, ex assessore alle Attività Produttive in era Orlando e vicino allo stesso Edy Tamajo. Ben diverso è il discorso che riguarda Salvo Alotta. Quest’ultimo era transitato in Forza Italia entrando nella corrente più vicina al presidente della Regione Renato Schifani, cioè quella del coordinatore Marcello Caruso. Ma oggi i rapporti sarebbero più freddi. Tanto che fra i corridoi di Palazzo Comitini qualcuno vocifera che Alotta stia provando una certa simpatia per il gruppo dei “Tamajo Boys”. Indipendentemente da ciò, il gruppo di Lavoriamo Per Palermo reclama una presidenza, la quale potrebbe essere affidata ad un fedelissimo della prima ora del sindaco, ovvero Antonino Abbate.
Qualcuno dovrà cambiare posto
Il resto della sfida è tutto da scrivere. Ciò fatta eccezione per quelle commissioni la cui guida è cambiata in corsa. Giuseppe Milazzo è subentrato a dicembre 2022 a Fabrizio Ferrara, oggi deputato regionale. Stesso discorso vale per Sabrina Figuccia (diventata presidente a novembre 2023), Ugo Forello e per Teresa Leto (nominata di recente vicepresidente della VI Commissione). Il rimpasto delle commissioni, tuttavia, non riguarderà solo presidenze e vicepresidenze. Bensì la totalità degli organi consiliari.
Le presidenze non sono l’unica questione attualmente sul tavolo. C’è quella relativa alla composizione delle stesse commissioni consiliari. A causa dei movimenti interni alla maggioranza, diversi organi vantano due rappresentanti dello stesso partito. In I commissione ci sono due esponenti della DC (Bonanno e Di Maggio), in II commissione figurano due esponenti di Fratelli d’Italia (Rini e D’Alessandro), in IV commissione due rappresentanti della DC (Imperiale e Rappa), in VI commissione vi sono due consiglieri di Lavoriamo Per Palermo (Chinnici e Canto), così come in VII (Ferrandelli e Mancuso).
Ma il rimpasto delle commissioni riguarda anche le opposizioni. Il M5S chiede infatti maggiore spazio. Ad avanzare richieste è, in particolare, il capogruppo Antonino Randazzo, il quale chiede con forza il passaggio o in I o in II Commissione. Le due considerate chiave nelle dinamiche d’aula. A fargli posto, secondo il criterio proporzionale, potrebbe essere qualcuno del gruppo “Oso“. Anche se i diretti interessati, Ugo Forello e Giulia Argiroffi, non sembrano essere intenzionati a cedere il passo senza combattere.