Riuscire a tutelare l’anima nazionale, seppure in un contesto che non può votare le spalle e chiudersi alla globalizzazione. È questo lo spirito con cui questa mattina si è svolto il convegno dedicato alle norme sulle concessioni marittime e portuali organizzato dal dipartimento di Scienze politiche dell’Università degli studi di Palermo.
Spunti di riflessione, analisi e proposte avanzate da studiosi provenienti dagli atenei siciliani e dagli operatori del settore presenti all’ex collegio San Rocco verranno inviati al ministro per le Politiche del mare Nello Musumeci, come da sua richiesta “perché potranno essere oggetto di valutazione del Consiglio dei ministri in vista delle scelte che siamo chiamati a compiere nelle prossime settimane”, ha spiegato in un videomessaggio, precisando che la competenza dell’argomento al momento è del ministero del Turismo, ma che è sua volontà ottenere la delega: “L’obiettivo – ha detto – è arrivare insieme ad soluzione al problema, che consenta di tutelare il tessuto imprenditoriale italiano. Sono molte le imprese in questo particolare segmento turistico che hanno investito con una prospettiva ben diversa rispetto a quello che si è andato configurando nel frattempo. Sarà necessario un confronto con Bruxelles”.
Assente anche lui per impegni nazionali il presidente dell’Autorità portuale del mare di Sicilia Occidentale Pasqualino Monti, che in un altro video registrato per la platea ha posto l’attenzione sul regolamento emanato il 28 dicembre 2022: “Il decreto 202 è arrivato dopo ben 28 anni di elaborazione – ha sottolineato -. Doveva essere emanato nel 1994, subito dopo la nascita delle autorità sancita con la legge 84. Le concessioni marittime sono un argomento centrale nella vita delle nostre attività. Ed è troppo spinoso e anche adesso necessita di ulteriori modifiche. Proprio in queste ore ne discuteremo al tavolo nazionale dei presidenti delle autorità portuali”, ha concluso.
Per l’amministratore unico di PortItalia, Giuseppe Todaro, “in Italia, vista la frammentazione con decine di migliaia di concessionari, l’argomento è di più complessa soluzione. La proroga si può chiedere solo a gare espletate. L’Unione europea ha fissato a dicembre 2023 il termine ultimo. La paura è doppia: da un lato, bisogna vedere se l’amministrazione pubblica avrà la forza di portare a compimento le gare entro le scadenze previste. Dall’altro, c’è la presenza di player stranieri che vogliono accaparrarsi fette di mercato italiano. Il protezionismo andrebbe contro le normative comunitarie. Ma si potrebbe prevedere di porre come clausola la presenza di sedi o strutture sul nostro territorio. Oppure, considerare gli investimenti già fatti in Italia come punteggio per eventuali graduatorie, se non si può dare altro beneficioa quelle imprese che hanno scommesso già da tempo qui da noi”.
Intanto, a fine 2022 c’è stato l’aumento del 25 per cento dei canoni concessori, mentre si preannuncia un ricorso in Cassazione contro le sentenze del Consiglio di Stato.
Quanto alla situazione particolare della Sicilia, l’ex dirigente della Regione Rosario Lazzaro, che ha contribuito a scrivere le linee guida del 2006, ha una posizione netta: “Il demanio marittimo è estremamente delicato. È soggetto a continue erosioni e credo che solo i comuni costieri, che conoscono bene il proprio territorio, siano i soggetti più titolati a redigere i piani e controllare al meglio le concessioni”, ha dichiarato.
Presente al convegno anche l’assessore regionale al Territorio e ambiente, Elena Pagana: “C’è tanto lavoro da fare. Bisogna innanzitutto fotografare la situazione attuale e poi tracciare la direzione. Per farlo, non si può prescindere dalle istanze, dai consigli e dalle sollecitazioni dei professionisti del settore. La politica farà la propria parte, con un dialogo tra Regione e governo nazionale, che sta già affrontando il tema. Sarà di sicuro fondamentale un approccio ‘glocale’, che già si insegna nelle scuole e che potrà essere la chiave per affrontare al meglio il tema delle politiche del mare”.