“Non tutto è rose e fiori”. Si può riassumere in questo modo il IV congresso dei Giovani Democratici Siciliani che ha visto trionfare, per la seconda volta, l’ennese Marco Greco.
Greco non era l’unico candidato, alla contesa per la segreteria regionale ha partecipato anche il messinese Gabriele Destro che critica aspramente il modus operandi: “Quando ho deciso di candidarmi avrei sperato in un congresso contraddistinto dalla parità di trattamento di tutte le componenti in gioco, cosa che non si è vista sin dal primo momento“.
Parole dure a cui si aggiungono quelle di Giorgio Gennusa, segretario provinciale dei Giovani Democratici della federazione di Agrigento: “Avevamo chiesto di avviare una riflessione tutti insieme per cercare di voltare pagina dopo le spiacevoli vicissitudini di un anno fa e sulla scorta della complessità del momento che sta attraversando il nostro partito in Sicilia, ma ancora una volta abbiamo assistito all’ennesima presa di posizione“.
“Un congresso – sottolinea – costruito esclusivamente su dei ragionamenti di conta e spartizione di posizioni, sulla cui regolarità, mi informano, vi sono peraltro delle verifiche in corso da parte degli organi di garanzia competenti. Resta l’amaro in bocca dal momento in cui ci siamo messi a disposizione per trovare una soluzione di sintesi ed abbiamo incassato un ridondante ed ennesimo No. Un No che di fatto tenta di mettere alla porta centinaia di ragazze e ragazzi che hanno a cuore il presente ed il futuro della giovanile e del partito. Avremmo potuto dare un importante segnale di inversione di tendenza; invece assistiamo solo a nuove forzature e vecchi personalismi. L’ennesima occasione persa per ridare slancio, unitariamente, alla nostra organizzazione”.
“Chi ha celebrato questo congresso come una festa della democrazia sa perfettamente che molti sono stati esclusi senza alcuna giustificazione. Sa che questo percorso ha escluso, selezionato, limitato e non certo valorizzato la pluralità. Ma il problema non si limita ai Giovani Democratici: è il Partito Democratico nel suo complesso a dover interrogarsi. Un’organizzazione giovanile svuotata del suo ruolo, ridotta a strumento di equilibri interni e potere personale, non rappresenta il futuro, ma lo allontana. Noi crediamo in una politica aperta, conflittuale e vitale. Crediamo che il rispetto delle regole sia il primo mattone di una comunità politica seria. Per questo abbiamo scelto di non legittimare con la nostra presenza un congresso che ha già perso, ancor prima di iniziare, ogni credibilità democratica. Non ci ritiriamo: ci opponiamo. Con fermezza. Con dignità. Con una battaglia politica che non finisce qui. Perché senza trasparenza, senza chiarezza, senza partecipazione e pluralismo, non c’è politica. C’è solo personalismo. E noi non ci stiamo”.