“Il carcere viene dimenticato in tempo di Covid 19. Le tensioni, la sofferenza, la mancanza di ogni attività trattamentale, la mancanza dei colloqui con i familiari e gli avvocati, l’assenza di tutto il mondo del volontariato, tutto questo ha complicato e complica la vita a chi il carcere lo vive ogni giorno“.
Lo dichiara Pino Apprendi, presidente di Antigone Sicilia.
“La scienza ci fa sapere che gli effetti sulle persone, della chiusura nelle nostre case, sono stati devastanti; persone che hanno potuto usufruire del confort casalingo, del frigorifero pieno zeppo di cibo, con lieviti e farine per sperimentare pane e pizza“.
“Il carcere é stato caricato sulle spalle e sulla pelle dei detenuti , della polizia penitenziaria , di assistenti sociali e psicologi. Una situazione esplosiva. Il carcere di per sé, è inadeguato per affrontare i problemi dei detenuti con problemi psichiatrici, in tempi normali, oggi l’emergenza è in aumento anche per i casi che in questi mesi di chiusura e di divieti sono emersi, aggravando ulteriormente la situazione“.
“Quanto accaduto al carcere dell’Ucciardone è l’ultimo episodio, in ordine di tempo, che scarica la tensione accumulata sul personale della polizia. Non saranno atteggiamenti restrittivi a migliorare le condizioni generali del carcere. Servono, ora, subito, strutture alternative al carcere per i detenuti con problemi psichiatrici. A Palermo il Comitato Esistono i Diritti, presieduto da Gaetano D’Amico, da tempo chiede che venga approvato il regolamento per l’istituzione del garante dei detenuti dell’area metropolitana“, chiosa Pino Apprendi.