L’acqua che scarseggia, che lascia a secco i rubinetti di casa, che inaridisce i campi e le colture, come ormai capita in tutte le estati in Sicilia. L’emergenza siccità è ormai diventata quotidianità. Siamo soltanto ai primi giorni del mese di aprile e i bollettini non ci lasciano di certo ben sperare.
Quello della Sicilia, che a maggio ha ottenuto la dichiarazione dello stato di emergenza, è stato il territorio maggiormente colpito dal deficit di precipitazione (-25%) dove, nel 2024, sono caduti poco più di 500 mm di pioggia, corrispondenti a circa 13 miliardi di metri cubi, rispetto a una media annua sul lungo periodo 1951-2024 di circa 665 mm, corrispondenti a 17,2 miliardi di metri cubi di precipitazioni totali. Ciò è quanto viene fuori dai dati Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
L’Ancipa è pieno e questo ci mette chiaramente in condizione di poter ragionare con ampia serenità in tutta quella fascia tra Enna e anche in parte Caltanissetta. Un po’ d’acqua c’è pure sul Fanaco, il Leone è completamente pieno anche se è un serbatoio molto piccolo. La situazione su Palermo e Trapani invece è da attenzionare perché i serbatoi si sono riempiti soltanto in parte, non tutti. Sta continuando a piovere, ma questi serbatoi non sono molto pieni.
Ci troviamo al momento in una fase di valutazione della situazione per capire cosa ci aspetta questa estate. Lo stesso Nicola Dell’Acqua, commissario straordinario nazionale per l’emergenza idrica ha commentato la situazione: “Ho una visione pessimistica, il Meridione e le Isole hanno per i bacini una situazione peggiore dell’anno scorso, la prossima estate sarà particolarmente dura“.
Per il potabile sulla Sicilia centrale si può contare su una disponibilità d’acqua in più. Per l‘irriguo, invece, abbiamo una situazione difficile proprio perché i quantitativi d’acqua che sono arrivati non sono quantitativi stratosferici. L’acqua che c’è nell’Ancipa ha un utilizzo soltanto potabile.
Nella Sicilia orientale la situazione è migliore perché fortunatamente ha piovuto di più e quindi anche per l’agricoltura la situazione non dovrebbe essere particolarmente critica. Nella Sicilia occidentale questa cosa si avverte parecchio, una criticità per il settore agricolo senza precedenti, o forse l’andamento negli ultimi anni è rimasto tale. C’è un quantitativo sul potabile che in questo momento non è eccessivamente elevato. Fonti alternative di approvvigionamento sono state prese in considerazione anche negli scorsi mesi.
Il lago Arancio, per esempio, che ha una capienza di 34 milioni di metri cubi di acqua, attualmente ne registra 8,26, quasi la metà rispetto all’acqua che era disponibile nel marzo del 2024. La diga Castello, nei territori dei comuni di Bivona ed Alessandria della Rocca, ha una capacità di 21 milioni di metri cubi ma attualmente il livello dell’invaso non va oltre gli 8,99. La stessa sorte per il livello della diga Cimia e Garcia, nei territori di Caltanissetta e nel palermitano che sono a 3 e 17 milioni di metri cubi in questo momento. La diga Lentini ha raggiunto i 91 milioni di metri cubi, la diga Nicoletti i 6,8, la diga Don Sturzo i 37 milioni. La diga Olivo, invece, ha raggiunto i 4,2 circa e quella di Piana degli Albanesi 9 milioni circa. Sempre nel Palermitano la diga Poma i 25,5 milioni e nell’Ennese la diga Pozzillo quasi i 30 milioni. La diga Prizzi e la Ragoleto hanno raggiunto rispettivamente i 3,5 e 8 milioni di metri cubi di capienza, per la diga Rosamarina e Rubino abbiamo circa 18 e 4,2 milioni. La diga San Giovanni nell’Agrigentino e la diga Santa Rosalia nel Ragusano si sono riempiti relativamente poco, circa 8 e 12 milioni di metri cubi. Infine la diga Scalzano-Rossella ha superato la quota autorizzata di 7,5 e ha raggiunto gli 8,8 milioni di metri cubi di livello. Sulla Trinità, con 2,9 milioni di acqua al momento, si è avuto un innalzamento della quota autorizzata da parte del ministero e lo sfangamento è necessario per il mantenimento dell’efficienza degli organi di scarico.
Una crisi che sta allarmando non poco il comparto agricolo delle province di Trapani, Agrigento e Palermo, una luce accesa soprattutto sugli ultimi due, nei quali purtroppo non ha piovuto tantissimo, anche a fronte di una siccità che persiste da molto tempo, la priorità è garantire l’acqua ai cittadini, pur con i ridimensionamenti in vigore ormai da un anno.
Una situazione in divenire, che deve attendere le prossime settimane. L’estate 2025 sarà disastrosa come lo è stata quella scorsa? Non ci resta che attendere.
Intanto aumentano anche i ‘fan’ dei dissalatori. L’acqua di mare opportunamente dolcificata sarebbe un serbatoio inesauribile. È una strada percorsa da tempo in Spagna che con 800 dissalatori è sul podio in Europa, il più grande si trova a Barcellona, è attivo dal 2009, produce fino a 200mila metri cubi d’acqua potabile al giorno, utilizzati da un milione e trecentomila persone.
In Italia, invece, perplessità ambientali e di costo hanno finora frenato la costruzione dei dissalatori che attualmente coprono soltanto lo 0,1 per cento del fabbisogno idrico. Le nuove tecnologie attenuano gli aspetti critici e il decreto siccità del 2023 ha semplificato alcune norme. E così, nonostante le immancabili polemiche, sono ai nastri di partenza due grandi impianti: il dissalatore dell’Isola d’Elba e, nel 2026, quello di Taranto. Quest’ultimo diventerà il più grande d’Italia, con una portata di 60mila litri d’acqua al giorno in grado di soddisfare il fabbisogno di circa 385mila persone, un quarto della popolazione della penisola salentina.

Si sta muovendo anche la Sicilia. La Regione ha annunciato un investimento di 290 milioni di euro per la costruzione di cinque impianti di dissalazione nell’Isola, con l’ok da parte della Commissione tecnico specialistica regionale per le autorizzazioni ambientali alla riattivazione dei dissalatori di Trapani e Porto Empedocle. I due impianti consentiranno un recupero di 192 litri al secondo (96 l/s ciascuno). Ad annunciarlo è stato il presidente della Regione Renato Schifani.
“Prosegue senza sosta – sottolinea il governatore siciliano – l’impegno della Regione per affrontare l’emergenza idrica con soluzioni strutturali ed efficaci. Il parere ambientale rilasciato oggi ci mette nelle condizioni di rispettare i tempi che ci eravamo dati per la realizzazione dei dissalatori nei siti dismessi”.
A breve, quindi, potranno partire i lavori di revamping degli impianti. E, nel dettaglio, il progetto approvato dalla Cts riguarda il ripristino di quello esistente a Trapani per complessivi 192 l/s da realizzare in due fasi, coinvolgendo anche Porto Empedocle: nella prima fase sarà posto in opera un primo impianto in containers per 96 l/s nel sito già occupato dalla struttura precedente; uno uguale, sempre per 96 l/s, sarà installato a Porto Empedocle, in modo da fornire acqua potabile ai due siti. Successivamente, l’impianto di Porto Empedocle sarà trasportato a Trapani per completare la fornitura di 192 l/s.