La querelle tra Crocetta e Ardizzone, dopo la polemica sul ritardo dei documenti finanziari, si sposta sull’inchiesta che ha coinvolto nove dipendenti di Riscossione Sicilia, accusati di aver favorito tre deputati dell’Ars (Musumeci, D’Asero e Nicastro) aggirando i debiti con il fisco.
“Non rimuoverò mai Fiumefreddo da Riscossione Sicilia, continueremo la battaglia contro sprechi e privilegi e ciò nonostante due giorni fa alcuni capigruppo dell’Assemblea mi abbiano chiesto come mai continuassi a tenere l’avvocato alla guida della società pubblica alla luce degli attacchi che fa alla classe politica”. Così commenta il Governatore Rosario Crocetta che conclude. “L’inchiesta di Catania dimostra che le sue denunce non sono parole al vento”.
Sulla questione della cancellazione di procedure esecutive di pignoramento e un fermo amministrativo si esprime anche Giovanni Ardizzone, il Presidente dell’Assemblea Regionale, non nuovo a polemiche con il presidente della Regione. “Non replico alle provocazioni dell’amministratore unico di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, avendolo già querelato a nome del Parlamento siciliano. Sono gravi, e fuori luogo come al solito, invece, le dichiarazioni del presidente della Regione Crocetta. Questo è il consueto collaudato cliché con il tentativo di individuare sempre i buoni e i cattivi e di criminalizzare la Sicilia tutta: prima i forestali e adesso i poveri disabili.
E, lui, ovviamente, unico puro. Ad esempio, non posso credere – continua Ardizzone – che uno come Nello Musumeci abbia chiesto e ottenuto favori da Riscossione Sicilia. Rinnovo l’appello ai deputati dell’Ars di non farsi intimorire dalle valanghe di fango che arriveranno a causa delle prossime comparsate televisive, che cercheranno di condizionare, in occasione dell’approvazione della legge regionale di stabilità, il voto libero dei tanti parlamentari corretti che rappresentano la gran parte dei siciliani onesti”.