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Il ddl al Parlamento nazionale

Da Roma primi passi per l’introduzione del deputato supplente all’Ars: lo Statuto sarà modificato?

lunedì 8 Dicembre 2025
Il presidente Schifani e la sua squadra di assessori

Entrato a gamba tesa all’Ars lo scorso settembre, non si parla d’altro. Il ddl sull’introduzione della figura del deputato regionale supplente in Sicilia, passato inizialmente in sordina, è poi riuscito a catturare su di sé tutte le attenzioni. Di certo la proposta ha un peso non indifferente, andando a modificare in maniera sostanziale lo Statuto siciliano.

L’Assemblea regionale osserva con attenzione

Scontri accessi si erano, infatti, già verificati nella Commissione di merito, presieduta dall’esponente di Forza Italia Michele Mancuso, e soprattutto a Sala d’Ercole, dove la votazione è slittata di due settimane rispetto alle previsioni iniziali, tra le crepe da risanare all’interno della maggioranza dopo la manovra quater e l’ira delle opposizioni. Tra quest’ultimi il pentastellato Adriano Varrica, che aveva trasmesso già in Commissione il proprio parere negativo, aveva elencato tutte le criticità, sia dal punto di vista politico, sia costituzionale. Per quanto concerne il primo, l’autoreferenzialità della norma e l’iter frettoloso condotto dal centrodestra. Sul secondo elemento, invece, è stata sollevata una connotazione incostituzionale, relativa all’autonomia nell’esercizio del mandato e alla creazione di una “categoria” diversa che sarebbe legata da una forma inevitabile di sudditanza (CLICCA QUI).

C’è chi come il capogruppo di Fratelli d’Italia, Giorgio Assenza, ha difeso a spada tratta il provvedimento, ma sono davvero tutti favorevoli nel centrodestra? Non proprio. Nel corso del dibattito in aula, uno degli interventi che più ha spiazzato è certamente quello dell’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, contrario in quanto la misura metterebbe a repentaglio l’autonomia dell’Assemblea regionale, in quanto decisa e confezionata da Roma. In tanti, da destra a sinistra, hanno poi sollevato anche la necessità di adeguare la legge elettorale, come Marianna Caronia (Noi Moderati) o Nuccio Di Paola (Movimento 5 Stelle). (CLICCA QUI)

Quando avverrà la modifica dello Statuto?

Una volta incassato il parere positivo di Sala d’Ercole, il testo è ritornato a Roma. Per mettere mano allo Statuto siciliano il ddl dovrà incassare quattro “ok” dal Parlamento nazionale. Uno è già arrivato lo scorso mercoledì 3 dicembre in Senato, con 77 si e 63 no. 

Ora toccherà alla Camera dare il via libera al testo. Dopo il secondo disco verde, il disegno di legge resterà fermo tre mesi e solo allora rintonerà in votazione, prima a Palazzo Madama e poi a Palazzo Montecitorio. Dopo il secondo voto bisognerà attendere i termini di legge per la pubblicazione in Gazzetta. Ma anche allora la norma non entrerà in vigore. La Regione Siciliana, infatti, dovrà impegnarsi nel comporre una legge attuativa che regolamenti le due figure di assessore e deputato supplente. La legge, in quanto disciplina attuativa del principio inserito nello Statuto, non sarà sottoponibile al referendum confermativo.

E’ un punto di svolta fondamentale per garantire maggiore equilibrio, trasparenza e responsabilità nella politica regionale. Una misura che contribuirà a favorire una governance moderna rispettosa dei principi costituzionali, separando l’attività legislativa e amministrativa dall’azione di governo della Regione. La Sicilia merita un governo regionale che lavori con sempre maggiore serietà e equilibrio, e questo provvedimento è il primo passo verso un futuro più equo e trasparente per la nostra regione“. Ha dichiarato la senatrice di Forza Italia Daniela Ternullo, relatrice del ddl.

Cosa prevede il ddl

Ma cosa prevede il ddl? La proposta, di iniziativa dei senatore Lucio Malan e Maurizio Gasparri, rispettivamente di Fratelli d’Italia e Forza Italia,  e trasmessa lo scorso agosto dal Governo nazionale, introduce la figura del consigliere regionale supplente, modificando il comma 3 dell’articolo 9 dello Statuto, il primo della II Sezione e che disciplina la figura del Presidente della Regione e la sua giunta.

Il disegno di legge, come si apprende dal testo, nasce per la “necessità di garantire un più bilanciato e congruente sistema di separazione della funzione legislativa da quella esecutiva, attraverso un’aggiornata configurazione della dinamica di relazione istituzionale tra gli stessi organi della Regione, in grado di assicurarne la maggiore efficacia e funzionalità“.

Un sistema che non esordisce in Sicilia, ma che in realtà è stato già rodato in altre Regioni, come Abruzzo, Basilicata, Campania, Marche, Lombardia, Piemonte, Veneto e Toscana. E non senza polemiche sui costi che ne sono conseguiti. Proprio quest’ultimo aspetto dovrà essere disciplinato da un’apposita legge regionale per stabilire lo status giuridico ed economico dell’assessore durante il periodo di sospensione dall’ufficio di deputato regionale.

L’introduzione del deputato regionale supplente non porterà solo una ventata di novità, ma inevitabilmente lascerà dietro di sé la necessità di studiare nuove riforme, come quelle relative alla legge elettorale.

Come cambierà lo scenario siciliano

Chi assumerà il ruolo di assessore non potrà dunque ricoprire anche quello di deputato, anzi, avrà alle spalle un “supplente” pronto a subentrare. Per l’esattezza, in totale ne saranno previsti dodici, uno per ogni componente della giunta. L’iter, però, è ancora parecchio lungo.

Ma passiamo all’atto pratico, per capire meglio come funzionerebbe il nuovo sistema.

Ad oggi, la giunta Schifani conta sei assessori che ricoprono contemporaneamente il ruolo di deputato regionale: Elvira Amata (Turismo, Sport e Spettacolo), Alessandro Aricò (Infrastrutture e Mobilità), Edy Tamajo (Attività produttive), Mimmo Turano (Istruzione e Formazione professionale), Luca Sammartino  (Agricoltura, Sviluppo rurale e Pesca mediterranea) e Giusi Savarino (Territorio e Ambiente).

In un’ipotetica simulazione, allo stato attuale, quindi, l’Ars conterebbe sei deputati supplenti all’attivo. Ma alcuni casi attuali potrebbero essere presi da esempio per regolare al meglio lo status della nuova figura. Basti pensare all’uscita e al ritorno di Sammartino in giunta o l’estromissione dalle cariche a Nuccia Albano e Andrea Messina, rispettivamente ex assessori alla Famiglia, Politiche sociali e Lavoro e alle Autonomie locali e Funzione pubblica, che dall’anno nuovo potrebbero persino rientrare nella squadra di governo, qualora il presidente della Regione Renato Schifani, che oggi detiene le deleghe ad interim, dovesse decidere di tornare su i suoi passi e reintegrare i due assessori della Democrazia Cristiana non coinvolti nell’inchiesta che pende sull’ormai ex segretario nazionale dello scudocrociato Totò Cuffaro.

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