La notizia è di quelle che potrebbero far scattare sulla sedia il sindaco: gli oltre 300 milioni del famoso “Patto per Palermo”, siglato nel 2016 tra Renzi e Orlando, potrebbero essere persi per sempre.
Tantissime le opere a rischio: dalle nuove linee del tram (198 milioni) ancora in fase di progettazione definitiva; alla ri-progettazione del sottopasso di via Perpignano (34 milioni, di cui 4,6 dal Patto); al raddoppio del Ponte Corleone (21 mln, di cui 5,3 dal Patto); alla greenway ciclabile Palermo-Monreale (4,7 mln) ancora senza progetto; il ponte di via Oreto (5,3 mln); al restyling del Teatro Massimo (17 mln); alla messa in sicurezza dei costoni rocciosi dell’Addaura e Vergine Maria.
L’ELENCO COMPLETO DEI PROGETTI FINANZIATI DAL PATTO (PDF)
Ma come mai questo improvviso e paventato taglio alle risorse?
Stando a quanto riportato oggi dal Giornale di Sicilia, in un articolo a firma di Giancarlo Macaluso, tutto nasce dal cosiddetto “decreto crescita” dello scorso aprile, convertito in legge a giugno. Dietro i meandri del burocratese viene messo nero su bianco che possono essere ammessi al finanziamento soltanto gli interventi «dotati di progettazione esecutiva o con procedura di aggiudicazione avviata».
Lo confermerebbe una nota del Direttore dell’Agenzia per la Coesione territoriale, ricevuta lo scorso 11 novembre dal Capo Area Infrastrutture, Nicola Di Bartolomeo. In essa si dice che “verrà creato un nuovo Piano di Sviluppo e Coesione su base nazionale che avrà modalità di gestione e monitoraggio identiche su tutto il territorio nazionale”. Questo nuovo piano conterrà – per l’appunto – solo i progetti arrivati in fase esecutiva o in aggiudicazione avviata. Per tutti gli altri, chissà.
Dei 332 milioni del Patto (delibera CIPE dicembre 2016) solo una trentina sono stati spesi in 3 anni. Un ritardo colpevole.
L’unica speranza per la Giunta Orlando di non vedere tagliati i fondi per opere “bandiera” come il tram, è racchiuso in un comma della legge, che lascerebbe spazio a ulteriori progetti ritenuti “strategici” dal Dipartimento della Coesione territoriale. Insomma, un gioco prettamente politico.
Da qui l’apprensione negli uffici tecnici del Comune di Palermo.
L’assessore al ramo, Maria Prestigiacomo, però sembra fiduciosa, poiché sostiene che il sindaco ha avuto assicurazione che la norma sarà modificata dal Governo, per salvare le opere prioritarie.