Primo stop per l’emendamento romano sull’elezione diretta delle Province in Sicilia. Da fonti parlamentari si apprende che la proposta modificativa presentata al “decreto emergenze” è stata dichiarata inammissibile dagli uffici legislativi della Camera per fare gli opportuni approfondimenti. Ancora ignote le motivazioni. Si potrebbe sapere di più nel pomeriggio. La partita però non è chiusa e i proponenti del testo hanno annunciato che verrà presentato ricorso interno. Sull’emendamento vengono riposte le ultime speranze del Governo regionale per evitare le elezioni di secondo livello. Tanto che, fonti della maggioranza all’Ars, parlano di un’ulteriore visita romana, nella giornata odierna, del governatore Renato Schifani.
I firmatari dell’emendamento
L’emendamento per garantire l’elezione diretta delle Province siciliane era stato presentato ufficialmente la scorsa settimana. A sottoscriverlo i deputati nazionali Anastasio Carrà, Valeria Sudano, Nino Minardo (Lega); Lorenzo Cesa (UdC); Tommaso Calderone, Roberto Pella (Forza Italia); Francesco Gallo (Sud Chiama Nord); Saverio Romano (Noi Moderati). Firme a cui si sarebbe aggiunta quella, a titolo personale, della deputata nazionale di Fratelli d’Italia Carolina Varchi.
Il contenuto del testo sulle Province
Il testo punta a modificare parte dell’articolo 7 del decreto emergenze. “Al fine di assicurare, mediante un efficace coordinamento tra i diversi livelli di governo, una migliore gestione delle emergenze presenti nella Regione Siciliana, con particolare riguardo al fenomeno della scarsità idrica – si legge nel testo – la Regione siciliana può, secondo quanto previsto dal proprio statuto di autonomia, con propria legge regionale, dettare disposizioni in materia di organizzazione, funzionamento e sistema elettorale degli enti di area vasta, anche prevedendo l’elezione diretta degli organi di vertice dei suddetti enti, senza oneri per il bilancio dello Stato“.
I tempi sono stretti
Un dispositivo a cui seguono una serie di norme soppressive. Se il ricorso verrà accolto, il testo potrà proseguire l’iter sui controlli di ammissibilità, approdando così a Montecitorio. Dopodichè la parola passerà all’Ars, dove riposa il disegno di legge a prima firma del deputato regionale Ignazio Abbate. Il tempo comunque stringe. Tutto dovrà essere approvato entro e non oltre fine febbraio. Termine ultimo nel quale dovranno essere convocati i comizi elettorali per svolgere le elezioni in primavera. Senza l’ok di Roma, la sensazione è che si procederà alle elezioni di secondo livello. E con le acque agitate dei vari partiti, la competizione si annuncia piena di sorprese.