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In uno scenario politico nazionale già tracciato, si fa strada un’altra realtà in vista delle elezioni del 2023 e non solo: la Buona Destra di Filippo Rossi, fondatore e leader del partito, “patron” di Caffeina Festival e Media, ex consigliere comunale a Viterbo, giornalista, scrittore e autore anche del libro “manifesto” del nuovo partito “Dalla parte di Jekyll – Manifesto per una Buona Destra”.
Rossi, affiancato in Sicilia dal coordinatore regionale Pietro Abbadessa, lancia la sfida elettorale con una proposta politica alternativa al sovranismo di Lega e di Fratelli d’Italia: moderata, liberale ed europeista, sono gli aggettivi che contraddistinguono la Buona Destra, fondata, come dice il leader, sui contenuti e non sulla propaganda.
La Buona Destra di Rossi nasce in Italia per correggere le sbandate degli estremismi di Meloni e Salvini, prendendone le distanze: “Stiamo costruendo in tutta Italia un partito liberale ed europeo, individuando una strada diversa rispetto alla destra urlata, cioè una destra che sappia discutere prima di urlare. L’anomalia italiana è che esiste una sola destra, quella peggiore, populista, a differenza di quanto accade in Europa dove esistono delle destre di governo” e anche in Italia “è necessaria una destra do governo per amministrare bene le città. Per farla semplice noi appoggiamo e Draghi e non siamo contro Draghi”.
Il leader di Buona Destra ha una visione chiara del dramma che in questo momento affligge Kiev sotto assedio nel terzo giorno di guerra tra Russia e Ucraina. “La guerra è alle porte dell’Europa, leggo di notti spietate a Kiev e vivo il momento personalmente sapendo di colleghi giornalisti che si trovano lì. In questo momento si vede tutta la debolezza dell’Europa, e dobbiamo combattere politicamente affinché l’Europa diventi una grande potenza: parlo di difesa e servizi segreti comuni, una politica energetica comune, altrimenti sarà sempre colonia di altre grandi potenze. Auspico la vittoria per il popolo ucraino, che vuole essere europeo perché chiede di esserlo, un popolo invaso da Est perché vuole entrare nell’UE”.
Tornando alla politica domestica, e quindi ai temi che stanno sul tavolo del governo nazionale, non si può non parlare del Ponte sullo stretto di Messina. E’ la mastodontica opera infrastrutturale, apprezzata da buona parte della politica nazionale e regionale, per la potenziale capacità di rilanciare le sorti del Mezzogiorno, oggetto di accesi dibattiti relativi a costi, utilità e fattibilità tecnica, proposta con una serie di variegati progetti di ingegneria civile, approntati in tempi diversi e con soluzioni differenti, per realizzare un attraversamento stradale stabile dello stretto di Messina, nel quale è attualmente necessario il traghettamento dei mezzi, e collegare la Sicilia con la Calabria, lo Stivale e il Continente europeo.
“Si costruiscono ponti da millenni, sono l’essenza della cultura umana. Che un Paese come l’Italia non riesca a costruire un ponte, vuol dire che non è una grande nazione”, Rossi fa riferimento al suo libro I pilatri della terra, parlando dell’esigenza della politica di costruire cattedrali, una metafora per dire che “Il ponte sullo stretto, al di là delle ricadute economiche, dovrebbe già essere costruito, come simbolo, grande monumento di un’Italia unita. Sarebbe folle ragionare sul no per il ponte. L’Italia ha bisogno, come ha detto anche Draghi, di più investimenti e meno spesa corrente, ed è chiaro che le infrastrutture, soprattutto per il Mezzogiorno, che collegano i territori migliorano il mondo. E penso alle scuole, alle università alle autostrade digitali, quali infrastrutture di comunicazione”. E rimandando alla crisi ucraina “Una delle cause è da rinvenire nei due anni di blackout e di lockdown totale perché i popoli non si sono più parlati tra di loro, non c’è stata più osmosi e questa cosa ha degenerato lo scontro. Perciò, credo che le infrastrutture siano l’essenza della buona politica”.
Poi c’è il Pnrr, il più grande piano di investimenti che dovranno essere impiegati per un’azione di ripartenza dopo la pandemia da Covid 19. “Opportunità che l’Italia non può perdere, – sottolinea Rossi – e ho il terrore di una politica burocratizzata che parte bene e finisce tra mille rivoli che non portano a compimento le opere. Io sono per uno Stato leggero, ma quel poco lo deve fare molto bene, incidendo sul tessuto economico in modo concreto ed efficace”.
La questione della politica interessa soprattutto la Sicilia: il 2022 è l’anno del grande tour elettorale che vede Palermo protagonista
delle elezioni amministrative in primavera, e a seguire la corsa a Palazzo d’Orléans. E parlando di comunali, il coordinatore di Buona Destra sull’Isola non ha nascosto le sue perplessità parlando al microfono de ilSicilia.it, “Il problema più grosso che ha questa città – dice Pietro Abbadessa – è lo scollamento tra la politica, le donne, e gli uomini che vivono sul nostro territorio. C’è una città arrabbiata per la mancanza di servizi, e pagheremo l’Irpef e tutte le tasse più alte d’Italia a causa del dissesto finanziario, che determina questo rischio di aumento delle aliquote, sforando il limite massimo. Una beffa, perché nonostante tutti i disservizi che viviamo quotidianamente, saremo costretti a pagare delle tasse molto alte” e a tre mesi di distanza dall’elezione del nuovo sindaco della capoluogo siciliano “Andremo a votare e non sappiamo chi sono i candidati sindaci – aggiunge Abbadessa – e anche di quei pochi che si sono fatti avanti, nessuno ha mai fatto un discorso sui programmi politici per migliorare la qualità della vita di Palermo, non sanno cosa vogliono fare”.
Per Abbadessa non ci sono ancora nomi certi che identifichino il possibile primo cittadino e “Forse, un sistema per individuare un profilo di un candidato ipotetico, indipendentemente dai partiti, che possa avere una chance per governare Palermo, è dare delle indicazioni per scremare questi candidati, perché ogni partito ha indicato il suo uomo o donna, ma poi alcune candidature si sono raffreddate, aspettando quelle decisive e più importanti di coalizione. Noi, di Buona Destra siamo convinti che il sindaco di Palermo debba avere delle caratteristiche particolari: avere delle comprovate capacità amministrative, deve essere un politico di peso e soprattutto vogliamo un sindaco che deve dialogare con la Regione, con il governo nazionale, perché le difficoltà di Palermo non si possono risolvere tra le mura di un palazzo”.
Il programma di Buona Destra è preciso e puntuale rispetto alle criticità della Città Metropolitana, a partire dalle maggiori emergenze ancora irrisolte: dal ponte Corleone, ai rifiuti, alla manutenzione delle strade, alle centinaia di bare ancora accatastate nei depositi in attesa di regolare sepoltura. “Occorrono date certe per risolvere emergenze ormai cronicizzate, ma viviamo di incertezze continue”.
La mobilità è certamente la parola chiave del progetto politico di Buona Destra che punta al rilancio della Mal. “Noi condividiamo – prosegue Abbadessa – fermamente l’idea della metropolitana automatica leggera. Per Palermo si è investito parecchio sul tram e va benissimo, però bisogna trovare il giusto rapporto di equilibrio, nel senso che non si tratta di una guerra tra il tram e la metropolitana. Oggi, in tutte le grandi città del mondo si va avanti con una intermodalità che prevede un equilibrio tra i vari sistemi di trasporto e quindi la metropolitana può benissimo convivere in modo armonioso con gli altri mezzi di trasporto pubblico e quindi anche con il tram. Una città che si sviluppa tra mare e montagna, in un asse assolutamente verticale con una linea di metropolitana interrata risolverebbe tanti problemi. Anche nel Pums del Comune di Palermo è previsto che la mal è l’asse portante dei sistemi di trasporto, perciò è prevista, tenendo conto anche dei fondi del Pnrr che possono essere differenziati e spostati nei vari capitoli di spesa, quale opportunità da prendere in considerazione”.
Anche la Tangenziale, di cui recentemente è stato chiesto l’inserimento nel Recovery Plan come opera prioritaria, da parte della Regione, è una di quelle opere palermitane di cui più si discute e meno si vedono atti concreti, tenendo conto dei flussi di traffico veicolare nella Circonvallazione di Palermo il cui il vero ruolo è quello di collegare le estremità cittadine situate a sud ed a nord del centro fra loro e di renderle maggiormente accessibili da fuori città. “E’ un tema che trova convergenza favorevole di molti partiti perciò bisogna insistere, parliamo di una tangenziale di circa 19 km, che riuscirebbe a smistare molto traffico. La mobilità sarà un tema su cui l’amministrazione futura dovrà confrontarsi”.
Non solo i beni pubblici da restituire alla libera fruizione della collettività palermitana, ma anche il rapporto con il mare va preservato, come tratto di connessione tra la città e il porto, e il miglioramento della sostenibilità ambientale della zona.