“La vicenda della emergenza idrica sta diventando surreale. Siamo da un anno in piena emergenza e ogni volta, a causa della coincidenza di una campagna elettorale, assistiamo alla mancata assunzione di responsabilità e allo scaricabarile da una istituzione all’altra. Richiamiamo al senso di responsabilità chi deve assumere decisioni importanti. Governo, città metropolitana e Regione facciano tutti i passaggi necessari per adottare le misure di emergenza“. Lo afferma il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo in una nota, annunciando che venerdì alle ore 10 presso la Cgil Palermo, in via Meli, si terrà una conferenza stampa sull’emergenza idrica, in cui la Cgil, la Filctem, la Flai e la Fillea faranno il punto su crisi idrica, risorse, reti colabrodo, opere, fabbisogno idrico dei cittadini, requisizione di pozzi, situazione di sorgenti e bacini e sui gravi disagi e aumento dei costi che l’emergenza arreca ai cittadini e all’agricoltura nella provincia di Palermo.
Secondo la Cgil, le cause dell’emergenza nella città di Palermo e nella provincia sono da ricercare nell’assenza di un governo unitario delle risorse idriche del territorio e nell’inadeguatezza della programmazione degli investimenti per ristrutturare e ammodernare impianti, asset e processi produttivi.
“La scandalosa vicenda del guasto sull’acquedotto di Scillato – dice il segretario della Filctem Francesco Lannino – fu denunciata dalla Filctem e dalla Cgil di Palermo in tempi non sospetti, nel lontano 12 giugno 2010. Ben 700 litri di acqua al secondo, di ottima qualità, dispersi nell’ambiente, che potevano arrivare alla città per caduta, senza alcun costo di energia elettrica e preservando, in un’ottica di elementare programmazione, le scorte dei bacini, fondamentali per prevenire ed eventualmente gestire tranquillamente le emergenze“.
“In Sicilia – aggiunge Lannino – le disposizioni in materia di gestione unitaria del servizio idrico integrato (legge 36 del ’94 e integrazioni) non trovano applicazione in alcuna Provincia. Di conseguenza permane la frammentazione delle gestioni, l’uso inefficiente delle risorse idriche e il ricorso alle situazioni emergenziali. Si ha la sensazione che la politica regionale sia debole e abbia difficoltà a combattere e vincere le lobby di interesse privato e le spinte corporative che di fatto impediscono la realizzazione dei processi unitari in materia di gestione dei servizi idrici“.