Con l’estate ormai entrata nel vivo, la Regione Siciliana si attrezza per prevenire una nuova crisi legata alla carenza di sangue. Il Dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (DASOE), guidato da Giacomo Scalzo, ha avviato una serie di azioni mirate per evitare che si ripeta quanto accaduto lo scorso anno, quando, in pieno luglio, una richiesta improvvisa di sangue, dovuta all’abbattimento delle liste d’attesa chirurgiche ha messo sotto pressione il sistema trasfusionale regionale.
L’emergenza rientrò grazie a una raccolta straordinaria di sangue e al supporto interregionale. La Sicilia ricevette aiuti, infatti, da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, importando quasi 1000 unità di emazie concentrate, ossia la componente del sangue ricca di globuli rossi utilizzata nelle trasfusioni.
“Ogni anno partiamo con una programmazione attenta già da dicembre-gennaio – spiega Scalzo. Ma nella scorsa estate, il 20 luglio, ci siamo trovati in piena emergenza. Le sale operatorie lavoravano a pieno ritmo, anche di notte. Palermo, Catania e Messina, con i loro centri ad alta complessità, richiedevano sangue per trasfusioni, interventi urgenti, che si aggiungevano alle esigente dei pazienti fragili come talassemici ed ematologici”.
Potenziamento della rete e allerta precoce
Per scongiurare nuove criticità, il DASOE ha messo in campo una strategia preventiva fondata sulla collaborazione istituzionale e sulla promozione attiva della donazione.
“Abbiamo coinvolto i Prefetti e tutte le istituzione spiegando che la Sicilia è l’unica regione in cui l’85% delle raccolte è garantito dal volontariato: un patrimonio da valorizzare e difendere, non solo per la sua efficienza, ma anche per il suo straordinario valore sanitario e sociale”, dice Scalzo.
Già da oggi 11 luglio partono gli incontri con i prefetti e i sindaci per attivare campagne di sensibilizzazione nei territori. Palermo ha risposto con tempestività, e nei prossimi giorni sarà la volta delle altre Province, chiamate a fare rete per sostenere il sistema trasfusionale regionale.
L’obiettivo è duplice evidenzia Scalzo: ” Garantire la continuità delle terapie salvavita e sostenere l’attività chirurgica ordinaria e straordinaria. Ogni comunità che dona di più è una comunità più sana, più monitorata, più consapevole. Gli esami gratuiti restituiti ai donatori ci permettono anche di individuare precocemente condizioni cliniche importanti”.
La sfida delle nuove generazioni: educare alla scelta
“Il vero nodo resta culturale, perché sempre meno giovani scelgono di donare sangue con la frequenza necessaria. Donare non è semplicemente un gesto, ma un atto di responsabilità che implica consapevolezza, cura di sé e adesione a corretti stili di vita – afferma Scalzo –. Donare non è solo un gesto è una scelta di vita che comporta stili di comportamento sani e consapevoli. Il sangue deve essere sicuro sin dal momento della donazione”.
Per affrontare il problema alla radice è nato un progetto condiviso con l’Ufficio scolastico regionale, l’Assessorato all’Istruzione e il 118. Il programma, che ripartirà, prevede cinque ore di formazione sanitaria nelle scuole superiori, rivolte agli studenti dal terzo anno in poi. L’iniziativa ha dato già risultati sorprendenti. In alcuni istituti, il 30% degli studenti ha scelto di diventare donatore.
Ma i numeri, seppur positivi, raccontano solo in parte l’impatto umano di queste iniziative. A Caltagirone, una studentessa di 15 anni iscritta a un istituto professionale per la moda, dopo aver ascoltato il racconto di un operatore del 118 che partecipò ai soccorsi dopo la strage di Capaci, ha deciso di cambiare radicalmente percorso. “Ha detto che voleva diventare medico – racconta Scalzo -. Ha lasciato la scuola di moda e ha deciso di iscriversi al liceo scientifico per inseguire quel sogno”.
“E non è un caso isolato – prosegue –. A Messina, i ragazzi hanno risposto con entusiasmo all’incontro. Molti hanno dichiarato l’intenzione di adottare stili di vita sani, lontani da alcol, droghe e comportamenti a rischio, per poter diventare donatori e, in caso di necessità, anche soccorritori”.
“Ovunque ci sia stato spazio per l’ascolto e il confronto, i ragazzi hanno mostrato il desiderio di essere protagonisti consapevoli della propria vita, pronti a intervenire, a dare il proprio contributo. Ma questo cambiamento nasce sempre da un incontro autentico, da un racconto vissuto, da un esempio concreto – evidenzia -. Ogni adolescente ha bisogno di un adulto che sappia testimoniare con sincerità cosa significa vivere davvero, scegliere, assumersi responsabilità”.
“Quindi vale la pena investire del tempo e andare direttamente in queste scuole a parlare di vita, di che cosa vuol dire vivere veramente la vita. Per noi non è stato tempo perso. Abbiamo visto ragazzi cambiare prospettiva, prendere decisioni importanti e questo è il segno più tangibile che stiamo seminando nel posto giusto e vene – conclude -. Perché il sangue si dona una volta, ma la coscienza di far parte di qualcosa di più grande dura per sempre“.