Il pm della procura a Enna, Stefania Leonte, ritenendo sussistenti tutti gli elementi probatori, ha disposto il rinvio a giudizio con l’accusa di falsa testimonianza per il vescovo della diocesi di Piazza Armerina , Rosario Gisana e per il vicario giudiziale , Vincenzo Murgano, attuale parroco della chiesa Madre di Enna.
I due prelati avevano ricevuto l’avviso di conclusioni indagini lo scorso dicembre dopo la denuncia di Antonio Messina, l’archeologo che ha dato la stura al processo contro Giuseppe Rugolo, il sacerdote condannato lo scorso 5 marzo, a 4 anni e mezzo di carcere, dal tribunale di Enna, per violenza sessuale a danno di minori.
Il vescovo Gisana e monsignor Murgano sono accusati di avere mentito in aula durante il processo a Rugolo. Il vescovo non avrebbe detto il vero anche sull’offerta di denaro, 25 mila euro in contanti, che avrebbe proposto, secondo i magistrati, a Messina in cambio del silenzio. Gisana e Murgano dovranno comparire davanti al tribunale di Enna, giudice Maria Rosaria Santoni, il prossimo 26 maggio.
La corte d’appello di Caltanissetta ha fissato per il prossimo 8 aprile l’udienza del processo d’appello contro Giuseppe Rugolo, il sacerdote condannato lo scorso 3 marzo dal tribunale di Enna a 4 anni e mezzo per violenza sessuale a danno di minori.
L’appello era stato proposto da Rugolo e dalla curia vescovile di Piazza Armerina, condannata, in solido, alla responsabilità civile. Nel ricorso gli avvocati del prete, Antonino Lizio e Dennis Lovison, hanno contestato l’impianto accusatorio, chiedendo sia la riapertura del dibattimento per l’assunzione di prove a discarico dell’imputato sia di ascoltare altri due giovani. I legali parlano di motivazione illogica, contraddittoria ed errata che avrebbe portato il tribunale a travisare “la documentazione, emettendo una motivazione nella quale perviene a conclusioni scorrette nonché prive di supporto probatorio e, conseguentemente, a un giudizio di colpevolezza errato”.
Anche la Curia di Piazza Armerina ha presentato appello alla sentenza. Gabriele Cantaro, il legale del vescovo Rosario Gisana, sostiene che la Curia, essendo un soggetto privo di personalità giuridica, non può essere ritenuta responsabile civilmente.