Riccardo Nuti è stato uno dei pionieri del Movimento 5 Stelle a Palermo, quando ancora i grillini erano in pochissimi. Candidatosi a sindaco nel 2012, la lista del M5s per un soffio non riuscì a superare lo sbarramento del 5 per cento e non elesse alcun consigliere, nonostante l’exploit dello stesso Nuti in termini di voti. Poi, alcuni mesi dopo, nel 2013, la vittoria alle Politiche, con l’elezione alla Camera dei deputati insieme a una pattuglia di giovani attiviste del Movimento, anch’esse transitate in parlamento; quindi, l’ascesa politica fino a diventare capogruppo grillino a Montecitorio. Infine, i guai giudiziari iniziati nell’estate 2016, con l’inchiesta scoperchiata dalle Iene sulle cosiddette “firme false” che sarebbero state realizzate per presentare la lista alle comunali, il processo e il successivo isolamento dai ranghi del Movimento, fino alla decisione di passare al gruppo misto. Una parabola politica, coincisa con l’escalation di un’altra figura nel movimento palermitano, quella di Ugo Forello, tra i fondatori di Addio Pizzo, candidato anch’egli a sindaco di Palermo alle successive elezioni del 2017 e adesso espulso dal M5s su decisione del Collegio dei probiviri, insieme alla collega di partito Giulia Argiroffi. Due vicende, che a distanza di anni sembrano sovrapporsi, con protagonisti e motivazioni diverse.
On. Nuti, cosa sta succedendo al Movimento 5 stelle di Palermo?
E’ semplicemente il verificarsi di tutto quel che abbiamo più o meno previsto e raccontato su più canali sia a livello mediatico che davanti ai pm per il nostro processo. Esiste ed è esistita una volontà di un gruppo di far fuori delle persone per poi candidarsi: ai tempi delle comunali del 2017 hanno unito persone che non centravano nulla tra loro. Una volta che ci hanno fatto fuori, dopo litigi, screzi tra di loro e contraddizioni, sono emersi i veri problemi. Ma ad oggi, per esempio, una battaglia contro le problematiche del comune di Palermo non l’hanno mai fatta. Né lo stanno facendo i parlamentari nazionali eletti a Palermo.
Lei parla di volontà di farla fuori politicamente, ma di chi stiamo parlando?
Da una parte, c’era anni fa il gruppo di Forello di cui faceva parte anche Giulia Argiroffi, che camminava insieme ad Adriano Varrica e i deputati regionali appoggiavano quella linea, Giampiero Trizzino incluso. Poi c’era il gruppo di Igor Gelarda che aveva raccolto un po’ di persone distanti dal Movimento e che aveva cercato la sponda di Cancelleri, il quale aveva sempre appoggiato sia Igor che Forello, per stare con due piedi in una scarpa.
Ma ad oggi dopo l’epurazione di Forello e della Argiroffi non crede che la storia si ripeta? Anche lei e il suo gruppo siete stati epurati…
Sì, sembra che la storia si ripeta, ma non è così. Ai tempi si doveva far fuori il nucleo storico di Palermo per non avere nessun ostacolo da parte di Di Maio & co. al gruppo della Camera. Noi eravamo contrari a una serie di schifezze che volevano fare. Una volta fatto fuori il gruppo di Palermo, poi è diventato semplice candidare Forello a sindaco.
Allora qual è stata la problematica nei confronti di Forello e della sua espulsione?
Forello paga degli screzi interni. Semplicemente si fa passare la questione di Forello come epurato a causa delle sue critiche per l’alleanza del Movimento con Salvini, però rimane il fatto che le motivazioni che lui adduce sono risibili. Gli stessi metodi che il suo gruppo ha usato per far fuori noi, sono stati usati anche nei suoi confronti. Basti dire che il parlamentare che loro avevano come riferimento, ossia Adriano Varrica, rimane in silenzio davanti a tutto questo.
Cosa pensa di Ugo Forello?
Forello è uno che si sa muovere ed ha cercato le sue sponde per fare la sua carriera politica, ma non c’è riuscito. Lui si è candidato a Sindaco di Palermo. Solo l’ultimo giorno della presentazione delle liste al consiglio comunale è stato inserito il suo nome fra i candidati consiglieri, a seguito del famoso audio su Addio Pizzo. Probabilmente lui ambiva a fare il sindaco ma non potendolo fare a seguito della sconfitta, sperava di fare il deputato nazionale. A quanto sembra, però, l’hanno inserito a forza fra i candidati al consiglio comunale e quindi si è dovuto accontentare.
Che futuro avrà il movimento 5 stelle a Palermo?
Il Movimento 5 stelle a Palermo è finito da anni. Non si può fare un paragone rispetto al 2012. Non vedo nessun attivismo, non vedo iniziative concrete. Vedo solo persone che vogliono candidarsi, sperando di sfruttare il momento giusto. Ma lo si vede nelle non battaglie che vengono fatte a tutti i livelli.
Ci porti un esempio
A luglio 2016 e poi nel 2017 gli ispettori del Mef davano un quadro sconvolgente del comune di Palermo, denunciando circa 200 irregolarità a seguito di una nostra interrogazione parlamentare. Ma loro, i 5 stelle di oggi, non hanno portato avanti questa battaglia. Questa è una delle cose più emblematiche che fanno capire che il movimento non c’è più.
Come procede il vostro processo sulle firme false, che vi vede sul banco degli imputati?
Siamo verso la fine, a settembre c’è l’ultima udienza e dopodiché ci sarà la sentenza. Oramai non se ne parla più perché non ha più appiglio mediatico. Ma la gente non sa che, per esempio, per la perizia noi non siamo i responsabili, o che io non ero in quel posto in cui mi avevano collocato, o che le versioni dell’accusa sono state cambiate.
Pensa di voler tornare a fare politica?
No
Per chi ha votato alle recenti elezioni europee?
Per nessuno, li conosco tutti, quindi non ho votato per nessuno. Non ne vale la pena.