Sono sul piede di guerra i consorzi universitari della Sicilia, in particolare quello di Trapani e Agrigento, contro il testo dell’assessore all’economia Alessandro Baccei presentato nell’ambito della finanziaria in discussione all’Ars. Il dispositivo prevede di limitare la copertura economica alle sole spese fisse dei sette poli decentrati presenti nell’Isola e di rafforzare i poteri dei rettori delle tre università principali – Palermo, Catania e Messina – delle quali essi sono diramazione. Diametralmente opposta la posizione del consorzio di Noto che sostiene la riforma, puntando il dito nei confronti di chi in questi anni ha “sperperato” le risorse a disposizione.
Secondo quanto stabilito da un accordo raggiunto dall’Assessorato all’Economia e dai tre Atenei la Regione trasferirebbe un contributo necessario per sostenere i costi del personale, degli affitti, delle utenze ecc. Uscite che andrebbero a gravare non più sui bilanci dei distaccamenti, ma direttamente su quelli delle università madri. Così facendo la Regione risparmierebbe circa 2,5 milioni di euro. In cambio viene ridefinita la composizione dei consigli di amministrazione al fine di assegnare la maggioranza, e quindi il pieno potere decisionale, ai rettori.
Questa è la soluzione pensata per risolvere una situazione di crisi che si trascina da tempo. Non sono solo i conti che non tornano, ma anche le iscrizioni degli ultimi anni. Nati come succursali, per agevolare la frequenza universitaria degli studenti che abitano nelle zone più remote della Sicilia, non sono riusciti a mantenere gli standard desiderati. Come riportato dal Gds, la condizione di maggiore drammaticità si registra ad Agrigento che deve all’Università di Palermo 10 milioni di euro di rimborsi per i costi del personale. Qui le immatricolazioni nell’ultimo triennio sono scese da circa 2 mila a 1.121. A Trapani, anch’esso collegato all’Ateneo palermitano, sono scese da 1.100 a 705. Situazioni simili anche a Ragusa e Siracusa, afferenti a Catania, e in quello di Priolo, dell’Università di Messina, mentre quello di Noto, sempre dell’università messinese, rivendica una condizione di salute ottimale.
La decisione dell’esecutivo regionale è stata contestata dai vertici dei consorzi, eccezion fatta per quello di Noto. I primi lamentano la mancanza di coinvolgimento nella fase di discussione e preparazione della riforma. Secondo loro questa scelta non produrrebbe benefici auspicati, al contrario finirebbe per penalizzare gli studenti . Inoltre, sostengono, non spetterebbe a Baccei la presentazione del provvedimento, ma a quello della Formazione e all’Istruzione Bruno Marziano (nella foto a lato). Quest’ultimo, però, fanno sapere dall’assessorato all’Economia, ha partecipato a tutte le fasi della stesura della legge.
La battaglia è appena cominciata. Nei prossimi giorni si capirà se prevarrà l’orientamento del governo o se avrà la meglio il campanilismo territoriale rappresentato in Aula dai singoli deputati.