Il prossimo 19 gennaio, alle ore 9,30 presso il Nuovo Palazzo di Giustizia in piazza Pagano, il Giudice per le indagini preliminari ha fissato l’udienza preliminare nei confronti del giornalista di Telejato Pino Maniaci, secondo l’accusa scoperto in seguito ad intercettazioni a chiedere somme di denaro al sindaco Gioacchino De Luca e all’ex assessore Gioacchino Polizzi in cambio di una linea soft nel suo telegiornale.
Le pressioni vennero fatte anche al sindaco di Partinico Lo Biundo; Maniaci li avrebbe attaccati sulla sua emittente qualora non avrebbero corrisposto delle somme in denaro da lui chieste.
A comparire davanti al Gup saranno i 12 indagati nell’ambito dell’indagine Kelevra che fece scattare gli arresti per alcuni esponenti a vario titolo della mafia di Borgetto e l’allontanamento dalle province di Trapani e Palermo per Maniaci; le intercettazioni avevano mostrato un giro di estorsioni ad operatori economici locali e condizionamenti di tipo mafioso al Comune.
Per gli altri imputati, tra Borgetto e Partinico, il pm Luise ha richiesto il rinvio a giudizio; si tratta di Antonio e Nicolò Salto, Giuseppe e Francesco Giambrone, e Antonino Frisina. Per loro pende l’accusa di aver ‘partecipato’ ad associazione mafiosa; ai cinque si aggiungono Tommaso, David e Antonino Giambrone, Francesco e Salvatore Petruso e Salvatore Brugnano. Nicolò Salto e Giuseppe Giambrone sono adesso detenuti mentre Antonio Salto risulta essere latitante.
I mafiosi sono accusati di avere chiesto il pizzo ad alcuni commercianti della zona; tra i Salto e i Giambrone sarebbe intervenuto un patto di ferro per spremere soldi alle attività commerciali della zona.
A vario titolo sono accusati di estorsione, danneggiamenti e favoreggiamento. Ad essere stati documentati episodi estorsivi ai danni di imprenditori e non solo, tra cui per l’appunto a Brugnano il quale però ha negato di avere mai versato alcuna somma di denaro e quindi di essere stato vittima del racket. Sono stati ricostruiti anche incendi dolosi ad una stalla e ad auto, e ancora intestazioni fittizie di beni per tentare di evitare sequestri patrimoniali.