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Gli investimenti

Fondi alle aree interne, ma senza una strategia le royalties restano un’occasione dimezzata

sabato 6 Dicembre 2025

Circa otto milioni di euro saranno destinati a interventi infrastrutturali nei Comuni siciliani interessati da concessioni di idrocarburi. Con gli ultimi decreti firmati dall’assessore regionale all’Energia e ai servizi di pubblica utilità, Francesco Colianni, si chiude la fase finale del fondo royalties rimasto fermo dal 2021. L’assessore ha sottolineato come, in appena sette mesi, siano stati attivati complessivamente circa venticinque milioni di euro, sanando una paralisi amministrativa durata tre anni.

Secondo Colianni, l’obiettivo politico e amministrativo è duplice, ovvero da un lato contrastare lo spopolamento cronico delle aree interne e dall’altro compensare i territori che ospitano impianti estrattivi con opere di natura ambientale, sociale e infrastrutturale. Il lavoro degli uffici del Dipartimento Energia, guidati dal direttore generale Carmelo Frittitta, è stato richiamato come elemento decisivo per lo sblocco del meccanismo. “Tali azioni riqualificheranno intere aree di quei Comuni che sono sede di giacimento di idrocarburi. Si tratta di un risultato che nasce da una visione concreta del governo Schifani, per contrastare lo spopolamento delle aree interne e per compensare diverse comunità siciliane sotto il profilo ambientale e infrastrutturale”, queste le parole dell’assessore Colianni.

I cinque interventi dell’ultima tranche

Questa tranche finale finanzia cinque progetti. A Nissoria 4,65 milioni per la realizzazione di un impianto sportivo polivalente lungo la statale 121; a Cerami un milione per la riqualificazione di corso Umberto; a Troina quasi un milione per il parcheggio tra via Rizza e via San Sebastiano e poco meno di mezzo milione per il parcheggio di via Roma; a Bronte circa 1,3 milioni per la trasformazione dell’ex mattatoio comunale in un’isola ecologica. I Comuni avranno trenta giorni per accettare le somme, mentre la Regione si prepara a pubblicare un nuovo avviso da ventotto milioni di euro, già approvato.

Una legge unica in Italia

raffineria di Augusta-Sonatrach

La Sicilia è l’unica Regione a statuto speciale dotata di una normativa autonoma sulla ricerca e la coltivazione di idrocarburi. Dal 2001 a oggi, l’aliquota sulle royalties è aumentata in maniera significativa. Inizialmente fissata al 7%, è salita al 10% nel 2010 e ha raggiunto il 20% nel 2013. La legge siciliana non prevede né esenzioni di produzione né riduzioni sul valore da versare, a differenza di quanto accade in altre regioni italiane. La ripartizione delle somme è stabilita per legge, e prevede che due terzi vadano ai Comuni direttamente interessati dalla presenza degli impianti, un terzo resti alla Regione Siciliana.

Il rapporto tra la Sicilia e l’industria degli idrocarburi nasce nella seconda metà del Novecento. Le prime trivellazioni risalgono al 1949 nel Ragusano, dove già da secoli erano note manifestazioni superficiali di bitume. La svolta storica avvenne nel 1953 quando la Gulf scoprì il giacimento petrolifero di Ragusa, allora il più grande dell’Europa occidentale. In pochi mesi fu messo in produzione e collegato tramite oleodotto alla raffineria di Augusta, segnando l’avvio di una filiera industriale che avrebbe inciso profondamente sull’economia dell’isola. Oggi la Sicilia produce circa il 20% del petrolio estratto in Italia e il 3,6% del gas nazionale, mantenendo un ruolo di primo piano nel quadro energetico del Paese.

La commissione “sblocca royalties”

eniParallelamente alla chiusura dell’avviso avviato nel 2021, la Regione ha portato avanti un’altra operazione significativa. La commissione “sblocca royalties”, istituita su impulso dell’assessore Colianni all’inizio di giugno, ha completato l’istruttoria dei progetti presentati dai Comuni di Ragusa, Gela, Mazara del Vallo, Nicosia, Troina, Regalbuto e Gagliano Castelferrato, per interventi finanziati con le royalties relative alle concessioni rilasciate dal 1° gennaio 2018. Le risorse complessive ammontano a 10,5 milioni di euro e i decreti di concessione sono stati firmati dal dirigente generale del Dipartimento Energia, Calogero Giuseppe Burgio.

Ragusa riceverà 1,3 milioni per l’efficientamento energetico della scuola “Gianni Rodari”; Gela 3,129 milioni per l’adeguamento sismico e impiantistico dell’istituto “Enrico Solito”; Mazara del Vallo 346 mila euro per nuovi impianti di illuminazione in via degli Archi e strade limitrofe; Regalbuto 499 mila euro per l’adeguamento funzionale della scuola materna “Anna Frank”; Troina quasi 3 milioni per interventi di manutenzione e riqualificazione del centro abitato; Nicosia 1,345 milioni per il rifacimento della pavimentazione di piazza Marconi e via Roma; Gagliano Castelferrato 970 mila euro per lavori di recupero urbano in via Orto Badia, Stefano Lombardo e Gebbia.

Royalties e territori: il rapporto fra istituzioni e comunità

La distribuzione delle royalties non rappresenta soltanto la conclusione di un iter amministrativo, ma incide direttamente sul rapporto tra Regione e territori. Le risorse derivanti dalle estrazioni sono una delle poche leve dirette con cui la Regione interviene in aree spesso marginalizzate, che vivono la presenza industriale come una compensazione per gli impatti ambientali e sociali subiti nel tempo. La lentezza con cui i fondi vengono sbloccati è stata più volte al centro delle proteste degli enti locali con lo sblocco dell’avviso fermo dal 2021 è l’esempio più evidente di una macchina amministrativa che fatica a trasformare risorse disponibili in interventi concreti.

La tipologia di interventi finanziati come scuole, parcheggi, impianti sportivi, riqualificazioni urbane, riflette un orientamento preciso ovvero quello di investire in opere immediatamente percepibili dai cittadini. Nelle aree interne, dove lo spopolamento e la perdita di servizi continuano a modellare il tessuto sociale, la capacità di mostrare risultati tangibili diventa uno strumento politico potente. Le royalties, tuttavia, producono benefici limitati se non inserite in un disegno strategico più ampio capace di incidere sul lavoro, sui servizi e sulla tenuta demografica.

Un sistema che resta privo di una strategia di lungo periodo

La domanda centrale riguarda la reale efficacia di questo sistema nel compensare gli impatti delle attività estrattive. Le opere finanziate sono utili, spesso necessarie, ma non risolvono i nodi strutturali delle comunità coinvolte. Il rischio è che le royalties continuino a essere una risposta episodica, incapace di inserirsi in un disegno di sviluppo stabile e programmato. Perché queste risorse diventino una leva strategica, servirebbe un modello capace di integrare la pianificazione territoriale con una visione industriale e ambientale coerente.

La chiusura del ciclo dei finanziamenti e lo sblocco dei nuovi decreti consegnano l’immagine di una macchina regionale che, pur con lentezze storiche, tenta di recuperare terreno. Le risorse ci sono, vengono assegnate, producono interventi concreti. Resta aperta una questione più profonda, ovvero la mancanza di una strategia di lungo respiro che trasformi le royalties da strumento compensativo a leva di sviluppo. Finché quel passaggio non avverrà, l’impatto di questi fondi rimarrà limitato e legato alla dimensione episodica delle singole opere.

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