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lettera aperta del vicepresidente dell'Ast

Forza Italia, Dalì: “Caro Falcone, le è mancato il garbo. Miccichè è l’unico che conta”

lunedì 5 Dicembre 2022

Continuano le burrasche in Forza Italia. Dopo lo scontro tra l’assessore regionale al Bilancio Marco Falcone e il coordinatore regionale del partito azzurro Gianfranco Miccichè, avvenuto ieri a Catania, arriva la lettera aperta del vicepresidente dell’AST, Eusebio Dalì, militante di lungo corso tra le fila dei forzisti in Sicilia. Parole forti contro l’esponente del governo Schifani per difendere l’ex presidente dell’Ars.

“Caro onorevole Falcone,
anch’io, come tanti, ho avuto modo di guardare il video in cui questionava animosamente con il coordinatore regionale del nostro partito, Gianfranco Miccichè. E siccome anch’io sono di Forza Italia (magari non ho il suo blasone e la sua posizione, ma sono anch’io di FI), mi voglia consentire una breve riflessione. Per carità, legittimo, da parte sua, esprimersi sul merito di quanto sta accadendo nel nostro partito; un po’ meno legittimo è stato farlo in quella sede, dove entrambi eravate ospiti (a dire il vero, Lei solo sulla carta) e dove c’era una platea evidentemente ostile al coordinatore azzurro. Un po’ meno legittimo e, non Le dispiaccia, per niente garbato. Garbo istituzionale o politico o umano (faccia Lei), avrebbe, infatti, richiesto una verve minore, quanto meno nei toni. Proprio Lei! Che al garbo tiene particolarmente, tanto d’averlo accoratamente invocato durante quello stesso intervento infuocato… e vabbè, sarà stato il nervosismo del momento, comprensibile.

E sì, però dire a un ospite ‘vai a casa ‘, nel sottofondo cameratesco degli applausi! Brutto, non si fa … e vabbè, sarà stato il nervosismo del momento, comprensibile. Ad ogni modo, tutto questo c’entra poco con la mia riflessione, tutto questo attiene alla sensibilità di ognuno di noi e quella è una questione squisitamente soggettiva. Transeat.
Ciò che veramente mi ha colpito è stato invece il Suo anatema, lanciato all’indirizzo di Gianfranco Miccichè, al grido ‘Forza Italia non ti riconosce!’.
Sa che c’è, onorevole Falcone? C’è che io lo riconosco, Miccichè, e (repetita iuvant) sono anch’io di Forza Italia, proprio come lei. Ma non è certo questo che rileva, non è certo il riconoscimento “politico” di un modesto vice presidente di AST e militante di lungo corso, tampoco il riconoscimento personale di un amico a pretendere di confutare il Suo assunto.

Il riconoscimento discende, invece, dai numeri. Potrei dire anche dalla storia personale di Miccichè, ma lasciamo stare, non voglio infarcire queste mie righe di stucchevoli considerazioni soggettive, ancorché condivisibili, perché vere. Rimaniamo ai numeri. E cosa sono i numeri, se non l’unica vera cartina al tornasole di un qualsivoglia percorso politico? Miccichè risulterà talvolta un personaggio scomodo (o acido), sì, ma la “alcalinità” della Forza Italia siciliana è un valore assoluto, con lui alla guida il nostro PH è sempre andato su.
È questo il riconoscimento! L’unico che davvero conta (a proposito di numeri). E a riprova di ciò, non occorre alcuna operazione mnemonica, basta andare un pochino pochino indietro nel tempo e rifarsi alle elezioni degli ultimi sei mesi. A Palermo, Forza Italia (che a livello nazionale, ricordiamolo, è un partito dell’8%) è stato il primo partito, con il 15,3%. Risultato sostanzialmente bissato alle successive elezioni regionali dello scorso 25 settembre. Già questo basterebbe e avanzerebbe al riconoscimento pieno di un ruolo, che invece Lei, ardimentoso e un po’ nervoso, ha voluto disconoscere coram populo. Ma c’è di più.

Che dire del fatto che finalmente, dopo circa un ventennio, il nostro partito ha un governatore forzista? Qui i numeri non c’entrano, ma credo che nessuno possa negare che ciò sia stato il risultato di un’operazione politica che, al netto d’ogni giudizio su Musumeci, abbia dato lustro al nostro partito e regalato alla Sicilia un governatore di assoluto livello, politico e istituzionale. Un’operazione politica, anche questo è oggettivo, targata Miccichè.

E infine, caro onorevole assessore Falcone … ah, mi consenta il “caro” e confidi nel fatto che non è qui utilizzato con lo stesso disvalore con cui Lei in quell’intervento chiaramente lo utilizza nel rivolgersi al suo coordinatore regionale …
Dicevo. Infine, caro onorevole assessore Falcone, mi permetta di sottolineare come il suo sfogo (chiamiamolo così!) sia stato esiziale anche, e soprattutto, per il nostro governatore, il quale sta invece mantenendo un profilo istituzionale in linea con la sua storia e i cui giusti sforzi conciliativi mal si coniugano con questi incidenti di percorso (chiamiamoli così!).
Insomma, non è stata proprio la nostra migliore giornata. Consoliamoci, nel presumere che ce ne saranno di migliori.
Cordiali saluti, Marco Falcone. Le auguro buone feste e soprattutto, sopra ogni cosa, le auguro buon lavoro. Contiamo anche su di Lei e confidiamo che i conti finalmente tornino. Perché a “sciarriarsi” ed eventualmente fare pace c’è sempre tempo, la Sicilia tempo non ne ha più.
Suo (perché come Lei di Forza Italia), Eusebio.”

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