La povertà, in tutte le sue sfaccettature, rimane una delle problematiche più pressanti della nostra società. Spesso, quando si parla di povertà, l’attenzione si concentra principalmente sull’aspetto economico, misurato attraverso indicatori di reddito o consumo. Tuttavia, la realtà è ben più complessa e multidimensionale. Una delle manifestazioni più acute e insidiose della deprivazione è la povertà alimentare, un fenomeno che va ben oltre la semplice mancanza di cibo, toccando aspetti qualitativi, sociali e culturali legati all’accesso, alla disponibilità e all’adeguatezza del cibo.
In questo ambito il report “Fragili Equilibri: I numeri della povertà alimentare tra disuguaglianze, esperienze vissute e dimensioni invisibili”, un’analisi dettagliata realizzata da ActionAid esplora la povertà alimentare in Italia attraverso tre indicatori chiave: la Deprivazione Alimentare Materiale o Sociale (DAMS), la Food Insecurity Experience Scale (FIES) e l’indice di povertà alimentare relativa.
Il nostro focus è la Sicilia, una regione meridionale spesso alle prese con criticità socio-economiche. Sebbene il report indichi un calo significativo della DAMS nell’isola tra il 2019 e il 2023, la Sicilia rimane inserita in un contesto di vulnerabilità strutturale del Mezzogiorno. Esaminiamo come fattori quali basso reddito, precarietà lavorativa e costi abitativi elevati contribuiscano alla persistenza di forme di povertà alimentare, compresa quella relativa, e di insicurezza alimentare percepita.
L’analisi del rapporto si propone di offrire uno sguardo approfondito sulle specificità siciliane, evidenziando le complessità del fenomeno e la necessità di interventi mirati che superino l’approccio assistenziale, per garantire dignità e accesso al cibo a tutti i cittadini.
Comprendere la situazione nell’Isola non è solo un esercizio analitico, ma un passo fondamentale per delineare e inquadrare anche quali siano le strategie mirate ed efficaci per provare a contrastare la povertà alimentare con efficacia e promuovere una maggiore giustizia sociale.
La Deprivazione Alimentare Materiale o Sociale (DAMS) in Sicilia: il quadro generale
La Deprivazione Alimentare Materiale o Sociale (DAMS) rappresenta una delle metriche fondamentali per comprendere l’accesso al cibo. Derivata dalle indagini EU-SILC (Statistics on Income and Living Conditions), la DAMS non si limita a misurare la scarsità di cibo, ma indaga l’incapacità di permettersi un pasto adeguato o di ritrovarsi socialmente per un pasto, riflettendo una deprivazione che può essere sia materiale sia legata all’esclusione sociale. Questo indicatore cattura la dimensione qualitativa dell’alimentazione, evidenziando come la dignità e la partecipazione sociale siano intrinsecamente connesse alla capacità di nutrirsi adeguatamente e di condividere esperienze alimentari.
A livello nazionale, i dati del 2023 sono allarmanti: l’11,8% della popolazione italiana, pari a circa 6 milioni di persone, ha sperimentato almeno una forma di DAMS. Un dato che, purtroppo, conferma un divario significativo tra le diverse aree geografiche del paese. L’incidenza della deprivazione alimentare è infatti massima nel Mezzogiorno, dove si attesta al 18,2% degli individui, contro il 7,6% al Nord e il 10,7% al Centro.
Questa disparità geografica sottolinea come la povertà alimentare non sia un fenomeno omogeneo, ma profondamente radicato nelle disuguaglianze territoriali preesistenti.
In questo scenario, la Sicilia presenta un andamento particolarmente interessante nel quinquennio 2019-2023. Sebbene il contesto del Mezzogiorno sia caratterizzato da una maggiore vulnerabilità, il report evidenzia che la Sicilia ha registrato una diminuzione significativa nel numero di persone in deprivazione alimentare, rientrando tra le “Regioni con saldo negativo marcato”.
Questo dato, apparentemente positivo, merita un’analisi approfondita. Mentre regioni come Calabria e Sardegna hanno visto un incremento nell’incidenza della DAMS, la Sicilia ha mostrato un trend in controtendenza. È fondamentale comprendere i fattori che hanno contribuito a questo miglioramento, che potrebbe essere legato a specifici interventi sociali, dinamiche economiche locali o cambiamenti nelle strategie di supporto alle famiglie. Nonostante questa flessione, è cruciale non perdere di vista il fatto che la Sicilia rimane inserita in un contesto meridionale di svantaggio strutturale, dove la percentuale di deprivazione è ancora considerevolmente più alta rispetto alle regioni settentrionali.
Anche le dinamiche familiari giocano un ruolo cruciale: le famiglie monogenitoriali o quelle numerose, così come gli individui di origine straniera e coloro che vivono in affitto sul mercato privato, sono categorie maggiormente esposte alla DAMS. Sebbene il report non fornisca dati disaggregati specifici per la Sicilia su tutti questi profili, è plausibile che tali fattori contribuiscano in modo significativo alla deprivazione alimentare anche nella nostra regione.
La Sicilia, con le sue difficoltà strutturali legate all’occupazione, ai livelli di istruzione e alla gestione familiare, presenta un terreno fertile per la sovrapposizione di questi svantaggi. È proprio questa “gerarchia di vulnerabilità”, radicata in profonde disuguaglianze sociali e territoriali, che rende il contesto siciliano particolarmente complesso e bisognoso di interventi mirati.
L’analisi della DAMS in Sicilia, pur mostrando un lieve miglioramento, conferma la necessità di affrontare le cause strutturali della deprivazione per garantire un accesso equo e dignitoso al cibo per tutti i suoi abitanti.
L’Insicurezza Alimentare (FIES) e il contesto siciliano: le esperienze
Accanto alla Deprivazione Alimentare Materiale o Sociale, il report introduce la Food Insecurity Experience Scale (FIES) come un indicatore complementare e ugualmente rilevante per comprendere la povertà alimentare. La FIES, a differenza della DAMS che si basa su dati macro, rileva l’esperienza vissuta direttamente dalle persone in relazione all’accesso al cibo.
È importante sottolineare, tuttavia, un limite intrinseco della FIES, specialmente quando applicata a contesti come quello italiano. Essendo stata concepita prevalentemente per paesi a basso e medio reddito, la FIES tende a sottostimare il fenomeno dell’insicurezza alimentare nei paesi ad alto reddito. Questo accade perché la scala si concentra maggiormente su forme gravi di deprivazione, come la riduzione della quantità di cibo o il digiuno forzato, mentre è meno sensibile alle rinunce qualitative o alla varietà alimentare, che sono più comuni nei contesti di economie avanzate. Pertanto, sebbene la FIES fornisca un’indicazione preziosa sulle esperienze più estreme di insicurezza, potrebbe non catturare pienamente tutte le sfumature della povertà alimentare in Italia e, di conseguenza, in Sicilia.
Nonostante questa potenziale sottostima, i dati nazionali relativi alla FIES restano significativi. Nel 2023, il 3,6% della popolazione italiana, corrispondente a circa 1,8 milioni di persone, ha sperimentato insicurezza alimentare moderata o grave. Sebbene il report non fornisca un dato esplicito della FIES disaggregato per la Sicilia, offre un’indicazione cruciale che può essere applicata alla regione: la probabilità di insicurezza alimentare per i residenti del Sud e delle Isole raddoppia rispetto al profilo medio (individuato come un residente del Nord, italiano, con diploma e reddito medio).
Questa constatazione permette di inferire una maggiore incidenza dell’insicurezza alimentare in Sicilia rispetto alla media nazionale, data la sua appartenenza alla macro-area del Sud e delle Isole.
I fattori di rischio che aumentano la probabilità di insicurezza alimentare, a livello nazionale, sono ben definiti e strettamente correlati al contesto socio-economico. Un basso titolo di studio, un reddito insufficiente e l’origine migratoria sono tra i principali predittori di insicurezza alimentare. Questi fattori sono purtroppo endemici in molte aree della Sicilia, che notoriamente presenta difficoltà significative in termini di accesso all’istruzione di qualità, opportunità lavorative e integrazione delle comunità migranti.
La combinazione di questi elementi crea un terreno fertile per l’insorgere e il perpetuarsi dell’insicurezza alimentare, rendendo le esperienze vissute di difficoltà nell’accesso al cibo una realtà quotidiana per un numero considerevole di persone nella regione. L’analisi della FIES, sebbene con le sue limitazioni, offre un monito importante sulla necessità di affrontare non solo la deprivazione materiale, ma anche le esperienze soggettive di precarietà alimentare che minano la dignità e il benessere degli individui.
La Povertà Alimentare Relativa in Sicilia: spese, consumi e compressione dei budget familiari
Un terzo indicatore fondamentale impiegato nel report “Fragili Equilibri” è la povertà alimentare relativa, un parametro che si basa sull’analisi delle spese reali per l’acquisto di alimenti da parte delle famiglie, confrontate con la media nazionale. Questo approccio è cruciale perché intercetta forme di disagio economico meno visibili, quelle che non necessariamente si traducono in deprivazione estrema, ma che comportano comunque sacrifici e rinunce significative in ambito alimentare.
In un periodo caratterizzato da inflazione e aumento dei costi di beni e servizi essenziali, l’indicatore di povertà alimentare relativa assume un’importanza ancora maggiore, rivelando come le famiglie siano costrette a stringere la cinghia proprio su uno dei bisogni primari.
Nel 2023, i dati nazionali indicano che il 15,6% delle famiglie italiane, ovvero oltre 4 milioni di nuclei, si trovava in povertà alimentare relativa. Questo significa che una quota consistente della popolazione è costretta a destinare una percentuale inferiore del proprio budget ai consumi alimentari rispetto alla media, o a fare scelte alimentari meno adeguate per ragioni economiche.
Quando si guarda alla Sicilia, i dati si inseriscono nel quadro più ampio delle regioni del Sud e delle Isole, le quali presentano valori significativamente più elevati di povertà alimentare relativa.
Le famiglie meridionali tendono a mostrare una maggiore incidenza di povertà alimentare relativa, un dato che si lega strettamente alla più generale condizione di disagio economico che caratterizza il Mezzogiorno. A livello di macroaree geografiche, il report rileva una correlazione positiva, seppur debole, tra povertà relativa (generale) e povertà alimentare relativa nel Sud e nelle Isole. Questo suggerisce che in queste regioni, le due forme di povertà tendono a crescere insieme, indicando che le famiglie già in una condizione di svantaggio economico sono particolarmente vulnerabili anche sul fronte alimentare.
La ricerca rivela che la differenza principale nel budget di spesa tra le famiglie in povertà alimentare relativa e le altre è assorbita dalle spese per l’abitazione. Le famiglie in povertà alimentare relativa destinano il 54,1% del loro budget alle spese abitative, contro il 38,8% delle altre famiglie. Questo dato è particolarmente significativo: l’onere del mutuo o dell’affitto erode una parte sproporzionata del reddito, lasciando meno risorse per il cibo.
Questo fenomeno può avere risvolti particolarmente gravi in Sicilia. Sebbene il costo della vita in alcune aree della Sicilia possa essere percepito come inferiore rispetto alle grandi città del Nord, la realtà è che per molte famiglie i costi di abitazione, uniti a redditi spesso più bassi e a una maggiore precarietà lavorativa, possono comprimere i budget familiari in modo insostenibile.
La scelta tra pagare l’affitto e garantire un pasto adeguato diventa una realtà quotidiana per troppe persone. Le famiglie siciliane che si trovano in questa condizione sono costrette a fare compromessi sulla qualità e la quantità del cibo, con conseguenze a lungo termine sulla salute e sul benessere. La povertà alimentare relativa, quindi, non è solo un problema di insufficiente disponibilità di denaro, ma un sintomo di un sistema economico che non garantisce a tutti l’accesso equo a beni e servizi fondamentali, spingendo le famiglie a decisioni difficili e spesso dolorose.
Affrontare questa forma di povertà richiede un’attenzione non solo al costo del cibo, ma anche a tutti quei fattori che erodono il potere d’acquisto delle famiglie, a partire proprio dalle spese abitative.
Per la Sicilia si cerca di andare verso un approccio integrato e strutturale
I dati emersi dal report “Fragili Equilibri”, con un’attenzione particolare alla Sicilia, sottolineano la necessità di un cambiamento radicale nell’approccio alla povertà alimentare. È ormai evidente che un approccio puramente assistenziale, basato sulla distribuzione di aiuti alimentari, seppur necessario in situazioni di emergenza, non è sufficiente a risolvere una questione così profondamente radicata nelle disuguaglianze sociali ed economiche. Il report enfatizza l’urgenza di investire in modelli innovativi che integrino dimensioni relazionali, educative, sociali e culturali legate all’alimentazione, promuovendo il diritto al cibo come diritto umano fondamentale e non come mera assistenza.
Per la Sicilia, queste raccomandazioni assumono un significato ancora più profondo. La regione, con le sue specificità socio-economiche, necessita di politiche alimentari locali che non si limitino alla mera distribuzione, ma che promuovano pratiche partecipative e inclusive. Ciò significa investire in progetti che rafforzino le filiere corte, supportino l’agricoltura sociale, promuovano l’educazione alimentare e facilitino l’accesso a cibo sano e sostenibile per tutti, superando gli ostacoli economici e geografici.
Un aspetto cruciale sottolineato dal report è la necessità di sviluppare rilevazioni su scala locale per intercettare le differenze territoriali e le dinamiche specifiche, superando la sola dimensione regionale e nazionale. La Sicilia, con la sua eterogeneità interna tra aree urbane e rurali, coste e entroterra, ha bisogno di un’analisi più granulare.
Investire in ricerche qualitative e partecipate è fondamentale per dare voce alle persone che vivono la povertà alimentare in Sicilia, comprendendo le loro strategie di adattamento, le loro priorità e i determinanti sociali, economici e culturali del fenomeno. Solo attraverso una conoscenza approfondita delle realtà locali è possibile delineare interventi realmente efficaci e non calati dall’alto.
Il report evidenzia inoltre che gli interventi di policy dovrebbero adattarsi alle specificità territoriali. Per la Sicilia e, più in generale, per il Sud, le politiche dovrebbero mirare a liberare i redditi della popolazione residente e ad agire su meccanismi diversi rispetto al Nord. Ciò implica affrontare le cause strutturali della povertà, come la disoccupazione, la precarietà lavorativa e la mancanza di opportunità economiche.
Il ruolo del lavoro per il sostentamento economico e l’accesso a garanzie e servizi è insostituibile, e la disoccupazione e l’inabilità al lavoro sono fattori che aumentano significativamente il rischio di insicurezza alimentare. Questi fattori sono spesso più accentuati in regioni come la Sicilia, dove il mercato del lavoro presenta fragilità strutturali e tassi di disoccupazione giovanile e femminile elevati. Pertanto, le politiche non devono solo mitigare gli effetti della povertà, ma devono agire sulle sue cause profonde, promuovendo la creazione di posti di lavoro dignitosi e stabili.
Infine, il report ribadisce l’importanza di integrare le politiche nazionali con l’azione territoriale, con un coinvolgimento significativo degli attori locali nella definizione delle strategie e nell’allocazione delle risorse. La povertà alimentare è un fenomeno complesso che richiede un coordinamento tra diversi livelli di governo, organizzazioni del terzo settore, imprese e cittadini.
In Sicilia, questo significa rafforzare le reti di solidarietà esistenti, promuovere la collaborazione tra pubblico e privato, e incoraggiare l’innovazione sociale per costruire comunità più resilienti e inclusive.
Solo attraverso un approccio olistico e partecipativo sarà possibile affrontare efficacemente la povertà alimentare e garantire il diritto al cibo per tutti i cittadini siciliani.
L’analisi dei dati sulla povertà alimentare in Sicilia, desunti dal report “Fragili Equilibri”, restituisce un quadro di grande complessità e urgenza. Abbiamo visto come la deprivazione alimentare materiale o sociale, pur con un trend di miglioramento, persista come una realtà significativa; come l’insicurezza alimentare, sebbene sottostimata dalle metodologie attuali, sia un’esperienza vissuta da un numero considerevole di persone; e come la povertà alimentare relativa evidenzi le profonde rinunce economiche e le difficoltà di bilancio che molte famiglie sono costrette ad affrontare, spesso a causa del peso insostenibile delle spese abitative.
Questi dati non sono meri numeri, ma storie di vita, di sacrifici e di lotta quotidiana per la dignità e il benessere.
La Sicilia, come parte integrante del Mezzogiorno, si trova ad affrontare problematiche strutturali che richiedono un approccio sistemico, che vada ben oltre l’assistenza, per affrontare le cause profonde delle disuguaglianze e delle vulnerabilità.
È necessario superare la logica emergenziale e investire in politiche a lungo termine che promuovano l’equità, l’accesso al lavoro dignitoso, l’istruzione di qualità e servizi essenziali accessibili a tutti.
La consapevolezza generata deve tradursi in azione politica concreta e mirata. Ciò significa sostenere la ricerca e la raccolta di dati a livello locale, sviluppare politiche alimentari che siano inclusive e partecipative, rafforzare le reti di solidarietà e promuovere un’economia che metta al centro il benessere delle persone.
Solo così sarà possibile costruire una Sicilia più resiliente, dove il diritto al cibo e alla dignità sia garantito a tutti i suoi cittadini, gettando le basi per un futuro più equo e sostenibile.
FONTE DATI: REPORT ActionAid – “Fragili Equilibri: I numeri della povertà alimentare tra disuguaglianze, esperienze vissute e dimensioni invisibili”
La nota metodologica del report
Il report utilizza tre indicatori chiave per fornire un quadro completo in Italia:
- FIES (Food Insecurity Experience Scale): Misura l’esperienza vissuta delle persone in relazione all’accesso al cibo. Sebbene utile per i confronti internazionali, la FIES, originariamente pensata per contesti a basso e medio reddito, tende a sottostimare le forme meno estreme ma diffuse di insicurezza alimentare nei paesi ad alto reddito, come la rinuncia alla qualità o varietà del cibo.
- DAMS (Deprivazione Alimentare Materiale e Sociale): Rileva la deprivazione materiale e relazionale, mostrando un aumento significativo nel 2023, che interessa anche chi non è formalmente povero, segnalando una crescente vulnerabilità tra le fasce intermedie della popolazione.
- Povertà alimentare relativa: Basato sui consumi reali, identifica le famiglie che spendono per l’alimentazione meno della media nazionale. Questo indicatore è cruciale per cogliere le dinamiche di compressione della spesa alimentare, specie in un contesto di alta inflazione.